La rivoluzione fiscale “americana” dei cittadini del Free Territory of Trieste
Analisi di Paolo G. Parovel
Il 4 luglio scorso avevamo analizzato gli oltre due secoli di rapporti tra gli Stati Uniti d’America e l’attuale Free Territory of Trieste, osservando che l’amministrazione provvisoria italiana del Free Territory lo sottopone a vessazioni politiche e fiscali analoghe a quelle che le Tredici Colonie americane denunciarono con la Dichiarazione d’Indipendenza del 1776, e non risponde alle migliaia di petizioni con cui i cittadini reclamano no taxation without representation.
Due giorni dopo, 6 luglio, il Commissario del Governo italiano che amministra provvisoriamente il Free Territory con funzioni di governatore ha imitato i Governatori reali delle Tredici Colonie emettendo un breve comunicato politico ufficiale in cui dichiara che il Free Territory of Trieste non esiste, conferma che non risponderà alle petizioni dei cittadini e annuncia che le loro proteste fiscali saranno punite con multe, espropri e condanne penali (LINK).
Il Movimento Trieste Libera, che organizza e rappresenta le petizioni e le proteste dei cittadini, ha denunciato immediatamente (7 luglio) il Commissario del Governo amministratore ed i suoi funzionari per i reati di falso in atto pubblico, minaccia, abuso d’ufficio, rifiuto di atti d’ufficio, omissione di atti d’ufficio (LINK), delegando le difese internazionali alla I.P.R. F.T.T. – International Provisional Representative of the Free Territory of Trieste, costituita nel settembre 2015 (LINK).
Appena diffusa la notizia della denuncia, lo stesso 6 luglio, il Governo italiano ha sostenuto la posizione del suo Commissario con dichiarazioni del Viceministro delle Finanze Enrico Zanetti, che ha rinforzato le minacce di sanzioni economiche e penali per spaventare i cittadini. Trieste Libera ha denunciato immediatamente anche il viceministro.
Il motivo per cui il Governo italiano tenta di forzare la situazione è che il contenzioso sul Free Territory of Trieste ha un enorme valore strategico per lo sviluppo economico e la stabilizzazione politica del Sud-Est Europa.
La scelta delle date è dovuta al fatto che il 19 luglio il Governo italiano dovrà affrontare l’opposizione legale della Rappresentanza internazionale del Free Territory alla truffa da miliardi di euro con cui gli ex-comunisti italiani del “partito democratico” (PD) tentano di paralizzare il Porto Franco internazionale di Trieste (LINK).
La situazione di diritto
La dichiarazione politica del Commissario del Governo italiano amministratore, sostenuta dal Viceministro, non è “soltanto” antidemocratica e giuridicamente assurda perché disconosce i propri stessi poteri. É anzituto illecita, perché viola sia gli strumenti multilaterali vigenti di diritto internazionale che hanno costituito dal 1947 il Free Territory of Trieste quale Stato sovrano sotto la tutela diretta del Consiglio di Sicurezza Nazioni Unite nel previsto regime di governo provvisorio, sia le leggi italiane vigenti che li riconoscono.
Sono gli stessi strumenti internazionali che affidano il regime di governo provvisorio militare e civile dell’attuale Free Territory of Trieste ai Governi degli Stati Uniti e del Regno Unito, che conservano il mandato di amministrazione primario ma dal 1954 l’hanno sub-affidato per l’amministrazione civile alla responsabilità del Governo italiano. Non dello Stato italiano, che rimane un Paese terzo confinante.
Per la difesa militare Stati Uniti e Regno Unito hanno posto il Free Territory sotto protezione NATO, inclusa la presenza a questo titolo di militari italiani e mantenendo a Trieste il ruolo porto di appoggio della flotta USA. Queste due deleghe di sub-amministrazione civile e difesa militare hanno avuto il consenso delle Nazioni Unite, e perciò non violano né la sovranità e indipendenza del Free Territory, né la sua condizione di Stato neutrale e smilitarizzato.
Un enorme valore economico e strategico
Il piccolo Free Territory of Trieste attuale (212 kmq per 240.000 abitanti), già porto principale dell’impero austro-ungarico, ha oggi enorme valore economico e strategico perché ha lo status di Porto Franco internazionale al servizio di tutti gli Stati e di porto d’armamento per le flotte commerciali dell’entroterra (Svizzera, Austria, Ungheria, Cechia, Slovacchia), con registro aereo e diritti centro finanziario internazionale: una Singapore nel baricentro mediterraneo dell’Europa sud-orientale.
Questa posizione di enorme vantaggio commerciale, industriale e finanziario internazionale è accresciuta dal fatto che il Free Territory of Trieste non fa parte nemmeno dell’Unione Europea, che vi può estendere solo provvisoriamente i suoi trattati in applicazione della clausola speciale riguardante i territori di cui uno Stato membro, in questo caso l’Italia, ha la rappresentanza estera, ma non la sovranità (in ordine cronologico: art. 79 TCECA, art. art. 198 Trattato Euratom, art, 229 TCE, 227 n. 4 TCEE, 355 n. 3 TFUE).
Il Free Territory è perciò libero anche di negoziare autonomamente le adesioni ai trattati internazionali in qualsiasi materia, incluse quelle della Transatlantic Trade and Investment Partnership –TTIP.
L’operazione coloniale del Governo italiano amministratore
Il problema è che l’amministrazione civile provvisoria del piccolo Free Territory e dei diritti portuali e finanziari suoi e degli altri Stati non è stata affidata ai governi dell’Austria o della Svizzera, ma al Governo italiano che è anche il Governo permanente dello Stato italiano, un Paese con 60 milioni di abitanti, 38 grandi porti, un deficit insanabile enorme e la classe politica più amorale e corrotta d’Europa.
Così il Governo amministratore italiano ha approfittato delle tensioni della guerra fredda e poi della crisi jugoslava per soffocare gradualmente in silenzio il porto franco con tutti gli altri diritti del Free Territory Trieste e i diritti portuali degli altri Stati, simulando che il Free Territory fosse “ritornato” sotto la sovranità dello Stato italiano, che in realtà è durata solo dal 1920 al 1947.
Il Governo italiano ha sostenuto questa simulazione con una politica coloniale, che ha imposto gradualmente al Free Territory of Trieste un regime incruento ma spietato di repressione politica, censura e propaganda affidato ad una lobby locale di nazionalisti e neofascisti, per isolare i dissidenti e far dimenticare alla popolazione i suoi diritti di indipendenza e di sviluppo economico, abituandola a considerare Trieste una debole provincia marginale dello Stato italiano.
Ma l’appoggio determinante a questa politica nazionalista di confine gestita da ambienti di destra è sempre venuto dalla sinistra comunista ed ex comunista italiana al servizio di strategìe antiamericane ed anti-NATO.
Durante la guerra fredda il Partito Comunista italiano filosovietico ha sabotato il Free Territory of Trieste per impedire che divenisse una potente base strategica finanziaria, commerciale e militare del blocco euroatlantico.
Ora che la situazione internazionale consente di realizzare finalmente questo obiettivo (LINK) chi tenta di eliminare il Free Territory con operazioni illegali che associano nazionalismo, abusi di potere ed interessi mafiosi (LINK) sono gli ex-comunisti del “Partito democratico” (PD), che con il Governo Renzi destabilizzano l’Europa Meridionale mandando in fallimento l’Italia, coltivano ruoli ambigui nei Balcani, in Medio Oriente e nel Nordafrica ed hanno fatto ogni sforzo per ottenere all’Italia un seggio al Consiglio di Sicurezza nascondendo il conflitto di interessi sul Free Territory of Trieste.
La ribellione contro le tasse illegali
Decenni di pressioni politiche, psicologiche, disinformative e repressive del Governo italiano hanno generato nella popolazione del Free Territory di Trieste molta confusione, incertezza e timore sino alla nascita del Movimento Trieste Libera nel 2011 ed alla sua rapida crescita che nel 2013 ha portato in piazza migliaia di cittadini. Il Governo italiano ha reagito minacciandoli di sospendere il pagamento delle pensioni, licenziare i dipendenti pubblici e schedare i cittadini che presentano petizioni, ha incriminato con false accuse alcuni partecipanti a manifestazioni pacifiche ed ha incoraggiato piccoli gruppi dissidenti.
Ma non ha funzionato, perché il Governo italiano amministratore continua anche ad imporre illegalmente ai cittadini e alle imprese del Free Territory anche le enormi tasse dello Stato italiano, mandandoli in rovina. Così migliaia di cittadini hanno incominciato a sottoscrivere le petizioni fiscali di Trieste Libera, molti di loro hanno pagato le tasse italiane con riserva di chiederne la restituzione e 229 coraggiosi hanno interrotto completamente i pagamenti per protesta.
Il Governo italiano amministratore sa che i cittadini di Trieste hanno ragione, e tenta di spaventarli con nuove minacce e bugìe, che hanno creato un caso nazionale ed internazionale: la rivoluzione fiscale “americana” del Free Territory of Trieste è incominciata. La Carta dei Diritti dei suoi cittadini è già pubblica (LINK) con migliaia di firme.
© 8 Luglio 2016