Egitto: il falso “caso Regeni” e i ricatti politici italiani
Analisi di Paolo G. Parovel
Abbiamo già analizzato il falso “caso Regeni” che l’attuale, illegittimo ed impresentabile governo dell’Italia in pre-fallimento economico ha montato contro l’Egitto (LINK) per ricattare i partner euroatlantici. L’analisi è confermata dagli sviluppi dei fatti.
L’incapacità del Governo Renzi, guidato dagli ex-comunisti del PD, ha aggravato la crisi dell’Italia e l’ha resa pericolosa per la stabilità euro-atlantica minacciata dai conflitti del Medio Oriente e Nordafrica, dove l’Egitto ha una funzione strategica essenziale.
Il Governo Renzi ha pensato perciò di salvarsi aprendo con un pretesto una crisi di politica estera contro l’Egitto per distrarre gli italiani e per ricattare gli altri Paesi della NATO: smetterà solo in cambio di appoggi politici e finanziari.
In sintesi, a febbraio uno studente italiano è stato ucciso al Cairo da ignoti per motivi da accertare, ed il Governo italiano ne ha approfittato per accusare immediatamente il regime egiziano di avere assassinato il giovane e di nascondere la verità.
L’accusa è falsa, ma il Governo Renzi la fa credere vera con una pesante campagna politico-mediatica, e a fine giugno l’ha rafforzata con “sanzioni militari” assurde: la sospensione di alcune forniture per i caccia F-16.
L’Italia ha una classe politica tra le più corrotte d’Europa e del mondo, un Parlamento nominato con una legge elettorale dichiarata anticostituzionale, peggiorata da un premier non eletto, Renzi, che tenta un “golpe bianco” modificando la Costituzione del Paese.
Non stupisce perciò che questi politici italiani non si vergognino nemmeno di sfruttare la morte di un povero ragazzo per danneggiare e ricattare l’Alleanza Atlantica durante la crisi strategica più grave dopo la guerra fredda.
Ma la procedura per interrompere i ricatti è mettere fuori gioco i ricattatori.
© 1 Luglio 2016