La Voce di Trieste

Trieste, elezioni del sindaco: due candidati impresentabili

Analisi di Paolo G. Parovel

Alcuni nostri lettori, locali ed internazionali, mi hanno chiesto di riassumere prima del voto finale la situazione delle elezioni del sindaco a Trieste che si concluderanno domenica 19 giugno col ballottaggio tra due candidati: il sindaco uscente Roberto Cosolini (centrosinistra) e l’ex sindaco precedente, Roberto Dipiazza (centrodestra).

La mia opinione personale, fondata sulle analisi in parte pubblicate, è che ambedue i candidati, i loro partiti ed il sistema politico-istituzionale italiano inetto e corrotto sono impresentabili, possono solo aggravare la crisi della città e del porto franco, e la maggioranza degli elettori li detesta o li rifiuta tutti.

Non rappresentano quasi nessuno

Al primo turno elettorale del 5 giugno infatti metà degli elettori ha già scelto l’astensione, passiva o attiva (LINK), riducendo al 20% i voti di Dipiazza ed al 15% quelli di Cosolini. I due vanno quindi al ballottaggio per la carica di sindaco contro la volontà rispettivamente dell’80 e dell’85% degli elettori. Questo significa che chiunque dei due venga eletto sarà un sindaco che non rappresenta la gente, ma soltanto piccole cerchie di attivisti di partito, clienti e appaltatori.

La campagna elettorale si è svolta a livelli da luna park e da bettola, con dibattiti televisivi dove quasi tutti i candidati hanno chiacchierato e litigato come comari al mercato, mentre i due quotidiani locali, Il Piccolo e Primorski dnevnik erano ridotti a far da grancassa spudorata alle propagande e censure di partito del PD.

Manovre disgustose

Tra le manovre più disgustose c’è stata l’operazione di Vittorio Sgarbi venuto a tener comizio per Dipiazza scandalizzando apposta gli elettori a vantaggio di Cosolini (LINK), che ne ha approfittato per autoproclamarsi onesto e promettere disonestamente migliaia di posti di lavoro con l’urbanizzazione del Porto Franco Nord, detto “vecchio”, che è una truffa internazionale rovinosa sostenuta da lui e dagli altri gerarchi del PD (LINK) ma condivisa dal Dipiazza.

Così come Cosolini aveva condiviso la scandalosa compravendita illecita di un terreno comunale che Dipiazza si era fatto quand’era sindaco, e della quale Cosolini l’ha accusato nei loro ultimi bisticci televisivi. Senza dire però che l’illecito era stato commesso dal Dipiazza anche coi voti dei consiglieri del PD di cui era segretario Cosolini stesso, che poi come sindaco ha fatto pure difendere Dipiazza nei processi conseguenti.

I veri problemi da affrontare

Come nel resto della campagna elettorale, i due candidati ed i loro codazzi di sostegno hanno ciarlato propagandando caterve di futilità, scemenze e bugìe senza alcun riguardo (e quindi con disprezzo) per i problemi veri e drammatici della massa crescente di persone e famiglie triestine ridotte in povertà e disperazione dalla mancanza sia di lavoro, sia di assistenze sociali adeguate.

Queste elezioni a Trieste propongono dunque, anche a prescindere dal problema della giurisdizione di Stato del Free Territory affidato all’amministrazione civile provvisoria del Governo italiano, di scegliere tra due sindaci riciclati e dall’operato assai discutibile, che sono palesemente inadeguati a combattere l’emergenza economica e sociale della città, e dunque ambedue potenzialmente rovinosi.

Una scelta di libertà e dignità

Votare uno dei due mali tentando di capire quale possa essere il minore è dunque una scelta priva di senso come quella tra farsi investire con la ruota destra o sinistra dello stesso veicolo, che in questo caso è lo stesso sistema politico-istituzionale italiano inetto, corrotto ed a Trieste pure illegittimo che i due candidati rappresentano come facce di una stessa medaglia.

Democrazia non è, con buona pace dell’amico Paolo Rumiz, votare comunque per qualcuno. Democrazia è esercitare il diritto di voto in libertà e dignità. E quando un sistema politico ci impone scelte rovinose tra candidati improponibili, la libertà di voto si esercita con dignità rifiutandoli con la scelta democratica alternativa: quella dell’astensione.

© 18 Giugno 2016

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