Perché l’Italia corrotta tenta di indebolire l’Egitto?
Analisi di Paolo G. Parovel
Da quando una serie di interventi occidentali rovinosi ha trasformato il Medio Oriente in un focolaio terroristico internazionale a rischio nucleare, le possibilità di contenimento dei conflitti nella regione dipendono dalla stabilità politico-militare dei regimi di quattro Paesi circostanti: Turchia, Iran, Arabia Saudita ed Egitto.
Per l’Occidente, e per le Nazioni Unite, il valore strategico della stabilità di quei quattro Paesi prevale perciò sia sugli aspetti dei loro differenti regimi politici, sia su incidenti secondari.
I ruoli strategici dell’Egitto
In particolare, la stabilità politica dell’Egitto impedisce che la guerra dell’IS si estenda su un fronte unico dall’Iraq alla Libia, equilibra l’area di crisi israelo-palestinese e tiene aperto il Canale di Suez.
Questi ruoli strategici essenziali dell’Egitto sono garantiti dal suo attuale regime militare d’emergenza, che ha raddoppiato il Canale di Suez (LINK), sta restituendo poteri legislativi al Parlamento ed ha compiuto sinora meno violazioni dei diritti umani di quelle che scatenerebbe la sua destabilizzazione.
Guerra di propaganda
Dal febbraio 2016 l’Italia ha scatenato contro il regime militare provvisorio egiziano una campagna di delegittimazione politico-diplomatica internazionale sempre più violenta, prendendo a pretesto un omicidio commesso da ignoti al Cairo. Ed intanto pretende di inviare truppe in Libia.
L’analisi della campagna italiana di delegittimazione contro l’Egitto rende evidente che è costruita e condotta con le tecniche della guerra di propaganda da una rete di intelligence civile e militare italiana in collaborazione con settori della dissidenza egiziana.
Le accuse italiane al regime egiziano sono state infatti lanciate e montate immediatamente dopo il ritrovamento del corpo di un giovane italiano, senza prove e senza dare tempo alle indagini, costruendo una catena mediatica di “indiscrezioni” e false notizie per coinvolgere politici e opinione pubblica.
La rete operativa italiana
La rete operativa che l’Italia ha attivato ora contro l’Egitto ricalca in parte quella che Roma ha utilizzato durante la crisi jugoslava per delegittimare la sovranità della Slovenia e della Croazia su territori ex-italiani, e per progettarvi interventi militari che vennero bloccati dagli USA.
La stessa rete italiana è attiva anche in operazioni di coordinamento internazionale delle organizzazioni revansciste dell’estrema destra italiana, tedesca e dell’est europeo, dal Baltico al Mar Nero, che hanno già destabilizzato l’Ucraina coinvolgendo gli USA ed hanno collegamenti storici tradizionali con sette pseudo-islamiche.
Ed ora l’Italia si intromette anche nel gioco di azione-reazione con cui alcune sette pseudoislamiche mediorientali e movimenti europei di estrema destra si aiutano reciprocamente a prendere il controllo dei rispettivi territori attaccando la democrazia e la vigilanza strategica degli USA.
Avventure internazionali irresponsabili
Questa linea di avventure internazionali autonome dell’Italia contro gli interessi euro-atlantici, ed in particolare contro gli USA, esprime un tessuto trasversale di interessi economici e di nazionalismo revanscista verso i territori e le colonie perduti con il Trattato di Pace (1947) della seconda guerra mondiale, da Trieste, ai Balcani alla Libia.
L’Italia del dopoguerra è rimasta perciò un alleato politico-militare inaffidabile, soprattutto dopo il 1989. I suoi tradimenti più pericolosi sono stati sinora bloccati in tempo, dall’incidente di Sigonella del 1985 ai piani sull’ex-Jugoslavia del 1990-96.
Ma l’Italia è divenuta ormai un rischio strategico crescente anche per i suoi livelli di corruzione, che rendono ancora più urgente bloccare l’attacco politico italiano alla stabilità dell’Egitto.
© 27 Aprile 2016