“Hamlet”, il teatro allo stato puro
Assistere alla messa in scena una delle intramontabili opere di William Shakespeare in lingua inglese da parte del Globe Theatre di Londra è un’esperienza assolutamente unica: grazie al Teatro Stabile Rossetti quello che poteva essere solo un sogno è divenuto realtà. Sabato 16 aprile, infatti, il palcoscenico del Rossetti ha ospitato Hamlet per la regia di Dominic Dromgoole e Bill Buckhurst. Un teatro gremito ed entusiasta ha accolto con sincera passione la compagnia inglese che in due anni ha portato il genio di Shakespeare in giro per il mondo, esibendosi in ben 205 nazioni. Un successo internazionale che si è ripetuto anche a Trieste con un doppio spettacolo, alle 15.30 e alle 20.30, che ha saputo incantare i presenti. E non c’era modo migliore per ricordare i 400 anni della morte di un autore che ha saputo rivoluzionare il teatro con le sue opere. Nelle due ore e 30 minuti di spettacolo, la compagnia inglese ha quindi accompagnato il pubblico attraverso l’intricata e coinvolgente storia di Amleto e della sua sete di vendetta per l’uccisione del padre. Una trama sagacemente costruita su intrighi di corte e segreti che i bravissimi attori inglesi hanno saputo esaltare facendo ricorso a tutta la loro professionalità di interpreti. Un aspetto estremamente interessante di questo Hamlet è stata infatti l’apparente semplicità della messa in scena: le opere di Shakespeare sono state rappresentante in tutti i modi, dai grandi kolossal fino alle versioni più moderne e discutibili. Giustamente il Globe Theatre ha invece riportato la tragedia alla sua essenzialità: niente scenografie imponenti o fastosi costumi di scena, quindi, ma il teatro così com’era ai tempi del bardo, fatto cioè di versi recitati in una semplicità, appunto, che esalta la bravura degli attori. Un’essenzialità dovuta anche alla necessità di adattamento ai diversi luoghi dove l’opera è stata rappresentata: nel suo giro per il mondo, infatti, la tournée Globe to Globe ha toccato i luoghi più disparati e Hamlet è andato in scena nei grandi teatri tradizionali, ma anche in luoghi meno “teatrali” e all’aperto, come il Castello di Praga, il teatro dell’Isola Margherita sul Danubio a Budapest, la Cattedrale di Yucatàn e le rovine Maya di Copàn in Honduras. Nonostante la difficoltà di alcuni passaggi, ostici soprattutto per coloro che non hanno un’ampia dimestichezza con l’inglese, gli spettatori triestini sono rimasti comunque affascinati da uno spettacolo che ha saputo riportare il testo alla sua vera essenza, senza troppi fronzoli aggiuntivi, e in grado quindi di trasmettere quelle grandi emozioni scaturite dalla mente geniale di Shakespeare. Un’esperienza che sicuramente verrà ricordata a lungo da chi ha avuto l’onore di viverla.
© 18 Aprile 2016