Denunciato con il “caso Dipiazza” il sistema di corruzione a Trieste nel silenzio complice de Il Piccolo
Tra le cose che i lettori della Voce sanno, mentre il Piccolo e gli altri media le hanno nascoste a tutti, c’è la sentenza paradossale del Tribunale civile di Trieste che nel novembre 2013 ha accertato e dichiarato la nullità, per violazione di legge, della famosa compravendita illecita di un terreno fra il Comune di Trieste e l’allora sindaco Roberto Dipiazza.
Paradossale, perché il giudice ha egualmente condannato il direttore della Voce Paolo G. Parovel come direttore dell’allora settimanale “Il Tuono”, e l’editore del Tuono Daniele Pertot, a pagare al Dipiazza 40 mila euro di danni e spese per avere denunciato, con una campagna stampa energica, l’illecito che la stessa sentenza ha confermato tale e tutta la consociazione trasversale dei politici e funzionari che l’hanno consentito e coperto per anni. Ora siamo perciò in giudizio d’appello.
Ma la compravendita immobiliare illecita fra Comune e Sindaco, e la condanna di un giornalista a pagare danni, pure ingenti, per avere denunciato l’illecito confermato tale dalla stessa sentenza, non hanno precedenti nemmeno nei territori a più alta densità mafiosa classica.
Ma il bello è che nel silenzio-censura della stampa “di sistema” sulla sentenza nessuna delle autorità tenute ad agire nei confronti dei politici e funzionari responsabili dell’illecito sembrava avere preso atto che la sentenza lo aveva accertato tale, e che si dovevano perciò compiere gli atti doverosi sulla base della nullità della compravendita. Anche perché su questo punto la sentenza non risulta appellata, ed è quindi definitiva.
Qualcuno forse dirà che l’entità del valore in denaro dell’illecito era modesta, ma quand’anche fosse così, rimane enorme la violazione sfacciata della legge e del patrimonio pubblico compiuta da un intero apparato politico ed istituzionale per favorire il Dipiazza ed i costruttori ai quali ha poi rivenduto il terreno.
Perché è una violazione di legge compiuta in massa da tutti i funzionari allora coinvolti, dagli allora assessori di Dipiazza e consiglieri comunali di maggioranza ed opposizione, e da quelli dell’attuale amministrazione Cosolini, che ha appoggiato Dipiazza in giudizio continuando a negare l’illecito, sino alla sentenza, tramite l’avvocatura comunale ed a spese del Comune contro l’interesse del Comune stesso.
Mentre delle denunce penali ed amministrative presentate da anni alla Procura presso il Tribunale di Trieste ed alla Procura Regionale della Corte dei conti non si è saputo più nulla.
Il 18 novembre 2014 Roberto Giurastante ed io abbiamo perciò inviato l’esposto qui allegato all’Autorità Nazionale Anticorruzione, ed in Trieste al Procuratore della Repubblica, al Procuratore della Corte dei Conti, all’Ufficio Tavolare ed al Sindaco Roberto Cosolini per segnalare due cose perfettamente documentate e chiedere che finalmente si intervenga secondo diritto e giustizia.
La prima è l’emersione attraverso questo caso scandaloso perfettamente documentato, di una rete di corruzione politico-istituzionale abnorme che a Trieste si fa difficoltà a sospettare.
La seconda è che si tratta della stessa rete di corruzione operativa da anni anche in attività ben maggiori, per un valore totale di miliardi di euro, dalla gestione del sistema degli appalti e delle discariche, al tentativo di imporre la sdemanializzazione ed urbanizzazione speculativa illegale del Porto Franco Nord di Trieste, sulla quale gravano anche i rilevanti interrogativi anticorruzione e antimafia sollevati dalla Voce senza che i politici implicati abbiano ancora trovato il coraggio civile di rispondere.
Potete leggere direttamente cliccando qui l’esposto, del quale abbiamo fatto anche un vasto lancio stampa ignorato dal quotidiano monopolista locale Il Piccolo e dagli altri media italiani, che hanno continuato a proteggere col silenzio assoluto l’ex sindaco e l’attuale, assieme all’identità ed alle operazioni dell’intero sistema di corruzione che emerge dai fatti documentati.
Basta vedere la campagna di propaganda e diffamazioni che hanno invece scatenato in questo stesso periodo per tentare di impadronirsi della presidenza del porto e sbloccare la sdemanializzazione speculativa illecita del Porto Franco Nord nascondendo alla gente anche gli interrogativi antimafia che noi pubblichiamo da mesi.
Pensiamo che sia il nostro esposto clamoroso, sia silenzi stampa siano istruttivi poter capire esattamente come operano e si coprono scandalosamente troppi dirigenti della politica e delle istituzioni locali per proteggersi a vicenda, lucrando il possibile, mentre lasciano affondare decine di migliaia di concittadini nella disoccupazione e nella povertà.
PAOLO G. PAROVEL
© 18 Novembre 2014