La Voce di Trieste

DON SUARD: INGIUSTA L’ACCUSA DI PEDOFILIA?

DON SUARD: INGIUSTA L’ACCUSA DI PEDOFILIA?
Le indagini sono in corso e arrivano nuove informazioni

Trieste, 14.11.2014 – Martedì 11 novembre si sono tenuti a Trieste i funerali del sacerdote sloveno Maks Suard, di 47 anni, che la stampa insiste a definire «prete pedofilo suicida». Durante il rito funebre invece una gran folla di persone d’ogni età e decine di sacerdoti e suore gli hanno voluto testimoniare pubblicamente stima e affetto, ed in realtà le indagini sono ancora aperte, e arrivano nuove informazioni.

Su don Suard la diocesi di Trieste aveva aperto da pochi giorni un procedimento disciplinare con l’accusa di comportamenti inappropriati, avvenuti molti anni fa, verso una ragazza allora tredicenne. Il 28 ottobre il vescovo mons. Crepaldi lo ha trovato impiccato in abiti civili nella canonica della sua parrocchia, ed è stato costretto con forti pressioni di stampa a rilasciare subito dichiarazioni sul caso.

Le sue dichiarazioni sono state così usate dal quotidiano locale “Il Piccolo”, portavoce di ambienti laici notoriamente ostili sia alla Chiesa cattolica che a mons. Crepaldi, per scatenare una violentissima campagna scandalistica che criminalizza come pedofilo il sacerdote morto e divide la comunità cattolica spingendola ad accusare il vescovo di imprudenza.

Dagli approfondimenti d’informazione stanno però emergendo anche fatti che il giornale accusatore ha sinora taciuto, come le attività contro Suard di satanisti che gli avevano rubato in chiesa le ostie consacrate. E l’accusa di pedofilia (crimine radicato notoriamente a Trieste negli stessi ambienti laici dei satanismi) risulterebbe non solo affrettata, ma probabilmente anche eccessiva.

La colpa imputata a Maks Suard sarebbe infatti un’infatuazione, da giovane, per una minorenne che gli appariva già come una giovane donna ed egli avrebbe desiderato sposare dopo la maggiore età. Non si tratterebbe dunque di pedofilia, ma di uno dei tanti drammi causati dall’innamoramento fra persone di età incompatibili, oltre che dal rigido divieto di matrimonio per i sacerdoti cattolici. Ed il fatto non si sarebbe ripetuto.

In ogni caso, la sofferenza e la dignità umana della ragazza, ormai adulta, e dell’uomo coinvolti, che sono ambedue soggetti deboli, meritavano rispetto, anche di fronte alla morte di lui. Il quotidiano li ha invece esposti, straziati ed usati per imputare alla Chiesa locale uno scandalo di pedofilia clamoroso che è stato rilanciato subito come tale sulla stampa italiana ed estera oltre che su internet.

Come se il codice professionale della stampa non imponesse di verificare le informazioni, e di rispettare i deboli quanto e più che i potenti. Le indagini sui tabulati telefonici verificheranno anche se qualcuno, e chi, abbia eventualmente chiamato don Maks prima dell’ora in cui è morto. Perché a Trieste e Monfalcone vi sono già state persone indotte al suicidio da pressioni indebite di stampa locale.

Il Cristianesimo inoltre insegna (e non è il solo) la comprensione ed il perdono reciproci lasciando i giudizi a Dio, perché nelle difficoltà della vita nessuno è esente da responsabilità ed errori. Nemmeno gli accusatori troppo facili del vescovo e del sacerdote triestino Maks Suard, che vive ora nel ricordo della comunità per le innumerevoli opere di bene che ha saputo contrapporre ad un errore umano del passato.

Paolo G. Parovel

© 14 Novembre 2014

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