LE OTTO PERSONE CHE VOGLIONO IMPADRONIRSI DEL MOVIMENTO TRIESTE LIBERA, COME E PERCHÉ
LE OTTO PERSONE CHE VOGLIONO IMPADRONIRSI DEL MOVIMENTO TRIESTE LIBERA, COME E PERCHÉ
Chi segue le vicende del Movimento Trieste Libera sa che da metà aprile è in corso un tentativo di “golpe” interno che ha forti appoggi attivi e passivi esterni di ambienti italiani, ed è stato scatenato con violente campagne di disinformazione aggressiva.
Trieste Libera, con circa tremila iscritti in crescita e manifestazioni pubbliche di migliaia di persone, è il maggiore movimento politico della città. Ma non partecipa alle elezioni italiane perché ha come scopo la piena realizzazione del Territorio Libero di Trieste e del suo Porto Franco con gli strumenti del diritto internazionale.
Le campagne disinformative ed il tentativo di “golpe” interno sono stati scatenati immediatamente dopo che il Movimento e La Voce di Trieste hanno lanciato un allarme pubblico su intrecci locali fra politici, costruttori e criminalità organizzata attorno a grandi appalti.
Si tratta in particolare di un tentativo di speculazione illegale a danno del Porto Franco internazionale, dove è coinvolto l’ora arrestato Enrico Maltauro, e del tentativo di costruire nel porto un rigassificatore della multinazionale Gas Natural, le cui filiali italiane sono state ora sequestrate dall’antimafia.
Lo scopo dichiarato delle campagne disinformative e del tentativo di golpe interno è smentire quell’allarme, delegittimare La Voce di Trieste e sostituire il presidente e gli altri dirigenti attuali del Movimento Trieste Libera con persone che appartengono al gruppo “golpista”.
Il gruppo golpista è formato da alcuni ex-dirigenti espulsi per fatti gravi e documentati, fra i quali risultano non soltanto violazioni dello statuto e delle direttive del Movimento, ma anche, come da sua nota stampa dell’1.6.2014, «ammanchi contabili, nonché condanne, procedimenti ed indagini penali per truffe, violenze, traffico e spaccio di droga, ed altro».
Dal 10 maggio il gruppo agisce illegalmente in nome di Trieste Libera commettendo reati comuni e informatici, perché si è impadronito delle comunicazioni internet del Movimento, ha dichiarato “decaduti” il presidente e il consiglio direttivo, ed il 31 maggio ha tenuto un’assemblea illegittima con il 10-15% degli associati dai quali lo stesso gruppo si è fatto eleggere come “nuovo consiglio direttivo del Movimento”.
Hanno anche modificato illegalmente lo Statuto per rendere soltanto simbolico il ruolo del presidente e farlo nominare non più dall’assemblea, ma dal consiglio direttivo e fra i suoi stessi membri. Con questi espedienti illegittimi i poteri sono concentrati in mano ai membri del gruppo golpista, che si controllano a vicenda.
Il gruppo ha inoltre affermato che ora andrà anche ad occupare la sede del Movimento e la redazione del suo mensile “Trieste Libera News”.
Il programma politico dichiarato dal gruppo golpista è smettere le denunce contro il malaffare e le battaglie giudiziarie per i diritti del Territorio Libero, ed usare il Movimento per partecipare alle elezioni, per contestare i confini con Croazia e Slovenia, e per appoggiare i movimenti secessionisti italiani.
Si tratta, in sostanza, delle posizioni dei movimenti populisti italiani di destra più la “neutralità“ verso corruzioni e malavita. Il gruppo golpista che le enuncia risulta inoltre compromesso per i motivi sopra detti, ha scarsa cultura politica e giuridica, e l’operazione appare pilotata dall’esterno.
Il Movimento Trieste Libera ha diffidato pubblicamente i falsi “nuovi dirigenti” a non abusare più del suo nome ed a restituirgli immediatamente i suoi mezzi di comunicazione in rete. Ha anche già avviato da settimane le denunce penali. Ma le autorità giudiziarie italiane non hanno ancora impedito al gruppo “golpista” di continuare i reati contro il Movimento.
A titolo personale ho perciò sfidato pubblicamente il gruppo “golpista” ad affrontarmi in libero dibattito nella loro assemblea illegittima del 31 maggio. Non mi hanno confermato la libertà di parola sperando che non venissi, ed io ci sono andato lo stesso.
In sala (un capannone industriale dismesso) c’erano circa 200 persone ma ne hanno dichiarate 400. Erano quasi per metà membri, parenti o amici del “servizio di sicurezza” di tono paramilitare. Non si vedeva distinzione fra soci, non soci ed estranei.
Al tavolo di presidenza stava il “gruppo golpista”, formato dagli ex dirigenti espulsi e dimissionari Stefano Ferluga, Vito Potenza, Sandro Gombač, Arlon Stok, Adriano Ciacchi, Claudio Beorchia, Marco Pizzi ed Andrej Rupel. Accanto ad essi, quale “moderatore” venuto da Milano c’era Alex Storti, ambiguo propagandista italiano della secessione della Lombardia e del Veneto dall’Italia.
Dietro ad essi stavano in piedi il capo della “sicurezza”, Sandro Gotti, ed Andrea Rodriguez, un blogger che ha stranamente scatenato e condotto le violente campagne di aggressione disinformativa contro il Movimento con la collaborazione di Paolo Deganutti e di altri che erano anche fra il pubblico in sala.
I dirigenti golpisti hanno soffocato a priori il dibattito consentendo al pubblico soltanto interventi di 3 minuti per domande, mentre si sono riservati per sé 9 minuti a testa come “relatori”, parlando in realtà anche per mezz’ora ciascuno più le repliche. A me come unico oppositore ufficiale hanno dato solo 9 minuti, ed hanno impedito ad alcune persone di regalarmi i loro 3 come supplementi.
Nei loro discorsi i dirigenti golpisti hanno soltanto ripetuto gli attacchi diffamatori personali già pubblicati in rete contro il Presidente, il Direttivo in carica e me, enunciando il programma politico e rinunciatario che ho riassunto sopra. Ed hanno anche limitato la menzione del Territorio Libero di Trieste a richiami retorici senza nessun accenno alla strategia politico-diplomatica per realizzarlo.
Non è stato quindi un dibattito libero ed approfondito, ma soltanto un comizio grossolano ed ingannevole degli esponenti “golpisti”, che hanno fanatizzato il pubblico in un clima da stadio senza dare risposte serie agli interventi critici di alcuni soci.
Sono intervenuto per ultimo con i miei 9 minuti per spiegare in sintesi (proponendo una riunione apposita per chiarimenti e documentazioni) che le affermazioni dei golpisti erano false e diffuse commettendo reati, che l’assemblea era illegittima e che le sue deliberazioni sarebbero state inefficaci.
Ho riassunto poi il problema politico-diplomatico internazionale del Territorio Libero di Trieste, del Porto Franco, delle competenze e strategie necessarie per realizzarli senza ostacoli né turbative internazionali. E come ultima cosa ho spiegato i gravi motivi per cui il gruppo golpista di ex-dirigenti è stato espulso.
Quando ho detto di loro rapporti, già sotto indagine, con un trafficante e spacciatore di cocaina arrestato nel novembre 2013 (ed ora condannato a Trieste come, pare, già prima in Germania), e ne ho fatto nome e cognome, alcune persone hanno protestato gridando che era un loro amico, i “golpisti” sono sbiancati tentando di smentire, buona parte del pubblico è esplosa in urla, insulti e minacce contro di me, alcuni hanno tentato di aggredirmi fisicamente e sono stati bloccati da chi mi accompagnava e correttamente dal servizio di sicurezza.
I dirigenti mi hanno spento il microfono mentre due di essi, Stefano Ferluga e Vito Potenza, mi accusavano tra grida e applausi di slealtà per non averli avvisati che erano in corso indagini su di loro. Non mi hanno consentito di replicare che erano stati essi sleali ed irresponsabili a non allertare il Movimento sui loro contatti con quella persona, nemmeno dopo che era stata arrestata.
A quel punto non c’era dunque più possibilità di parlare, e me ne sono andato sotto scorta sempre attenta e corretta. Non ho perciò assistito all’elezione dei falsi “nuovi dirigenti” né ad altre deliberazioni dell’assemblea illegittima.
Il consiglio direttivo fasullo è risultato composto da Stefano Ferluga, Vito Potenza, Adriano Ciacchi, Luca Milkovitsch, Marco Pizzi, Andrej Rupel, Claudio Beorchia, mentre il faziosissimo blogger Andrea Rodriguez ha avuto un incarico di “garante” (proboviro).
L’accaduto conferma dunque l’intero quadro di analisi, previsione e diagnosi sulla vicenda degli attacchi violentissimi che sono stati scatenati contro La Voce di Trieste e contro il Movimento Trieste Libera (ed in particolare contro il suo presidente Roberto Giurastante) per negare l’esistenza di intrecci fra politica, edilizia e criminalità organizzata su grandi appalti a Trieste.
Non si comprende inoltre cosa possa avere impedito che le autorità giudiziarie e di polizia italiane compissero le azioni urgenti chieste loro dal Movimento, con denunce formali tempestive e documentate, perché impediscano la prosecuzione dei reati informatici e comuni commessi a suo danno dai “golpisti”.
In sostanza, nel momento in cui la Presidenza del Movimento Trieste Libera ha accentuato la denuncia di corruzioni fra malaffare e malavita a Trieste, le è arrivato un attacco pubblico violentissimo da parte di un gruppo formato da persone esterne ed interne, alcune delle quali con precedenti o frequentazioni malavitosi.
E questo gruppo si è organizzato, commettendo reati, una nomina fittizia a vertice unico del Movimento da parte di un’assemblea illegittima minoritaria e suggestionata. Insistendo ora a volersi impadronire anche della sede e di tutti i mezzi e beni del Movimento, senza nemmeno una sentenza del Tribunale, che non potrebbe comunque ottenere.
Il risultato evidente, a tutto vantaggio delle autorità italiane, è quello di creare una colossale confusione a danno dell’immagine del Movimento e della causa di Trieste, e di far nascere un doppione politico scadente, compromesso, destabilizzante e ridotto a partito qualsiasi. L’operazione ha però anche liberato il Movimento da quel genere di persone, e questo è un vantaggio.
A questo punto occorre confidare nella capacità della gente triestina di distinguere fra bugìe e verità, fra il Movimento vero e quello falso, fra aggrediti ed aggressori, fra coraggio e vigliaccate, fra chi combatte con serietà, competenza, legalità e risultati per la causa di Trieste e chi cerca poltrone politiche italiane, nega l’esistenza del malaffare mafioso, vuole smettere le azioni giudiziarie per i diritti, e non è comunque capace di azionarli.
Si può però confidare anche nell’attenzione degli osservatori internazionali a distinguere bene fra il Movimento autentico che chiede i diritti dei triestini senza incrinare la stabilità internazionale, e quello finto che pretende di destabilizzare Slovenia, Croazia ed Italia a vantaggio di interessi sicuramente non legittimi.
Paolo G. Parovel
© 2 Giugno 2014