Dieci anni e ancora Tav: ambiguità del Comune di Trieste
di Davide Pittioni
Sono ancora le grandi opere a tenere banco nella politica locale: dopo terza corsia e rigassificatore, si torna infatti a parlare della TAV Mestre-Venezia in giorni che dovrebbero sciogliere i nodi ancora irrisolti sulla fattibilità dell’opera, fino all’approvazione o meno del Progetto preliminare. Le Associazioni ambientaliste, WWF e Legambiente, insieme ai comitati No Tav, nel frattempo si dichiarano contrarie e prendono parola, sollevando una serie di critiche sul merito dell’opera e sulla sua “gestione procedurale”.
Un progetto senza pace
Non c’è pace insomma per la TAV, che dappertutto ormai crea sconcerto, clamorosi rifiuti e indecisioni. Anche il Comune di Trieste, inizialmente favorevole, ora sembra tentennare. La giunta Cosolini ha infatti stabilito di “non esprimere parere, seppur ribadendo il valore strategico di un sistema infrastrutturale di trasporto e di comunicazione adeguato alla funzione logistica e portuale, alla collocazione europea”. Di tutt’altro avviso i comitati e le associazioni ambientaliste che parlano di un “progetto fuori dalla realtà, sia dal punto di vista ambientale, sia da quello economico”.
“Si tratta – denunciano ancora WWF e Legambiente in una conferenza stampa congiunta del 4 ottobre – di una telenovela cominciata oltre un decennio fa, con la presentazione nella primavere 2003 di un primo progetto per la tratta Ronchi dei Legionari-Trieste, poi sonoramente bocciato dagli organi tecnici del ministero dell’ambiente e dei beni culturali”.
La vicenda, però, non incappò in un “binario morto”. Nel 2010, infatti, RFI-Italferr (quest’ultimo l’ente incaricato della progettazione e realizzazione dell’Alta velocità in Italia) presentarono un nuovo progetto per l’intera linea Mestre-Trieste suddiviso in quattro tratte (Mestre-Aeroporto M.Polo, Aeroporto-Portogruaro, Portogruaro-Ronchi d.L. e Ronchi-Trieste) con le relative e indipendenti procedure di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale).
Le associazioni ambientaliste lo definiscono una “spezzatino in evidente contrasto con le indicazioni metodologiche fornite in merito dalla Commissione Europea” con lo scopo, nemmeno troppo celato, di “far perdere di vista l’insieme” alle comunità locali. Il comitato NOTAV di Trieste e del Carso-Odbor NO TAV iz Trsta in s Krasa rincara la dose ricordando che “in sede di VIA, nel 2012, il Ministero ha chiarito in modo esplicito a RFI che il Progetto Preliminare della linea AV/AC (Alta velocità/Alta capacità, n.d.a) Venezia-Trieste deve essere unitario e non suddiviso in lotti ”. Nonostante i rilievi, RFI e Italferr si limitarono a produrre un “sistema conoscitivo unitario” che semplicemente riuniva in un unico elaborato gli studi di impatto ambientale delle quattro tratte. La palla passò allora alla Regione che chiese ai Comuni interessati il proprio parere sul progetto della sola tratta Ronchi-Trieste.
Le ambiguità del Comune di Trieste
Pareri quasi coralmente negativi, ad eccezion fatta del Comune di Trieste, che si espresse in un parere favorevole condizionato ad alcune prescrizioni. Si arriva così alla cronaca degli ultimi mesi, quando Italferr presentò, in risposta alle valutazioni degli enti locali raccolte dalla Regione, una serie di “integrazioni” al progetto e agli studi ambientali del 2010, limitatamente alla tratta Ronchi-Trieste. Risposta parziale, verrebbe da dire, perché non rispondeva proprio a quei comuni, quasi tutti (nello specifico Ronchi dei Legionari, Doberdò del Lago, Monfalcone, Duino-Aurisina, Sgonico), che avevano bocciato l’opera rimandandola al mittente.
A Trieste, invece, la situazione appare più complicata. Negli ultimi giorni il parere favorevole (ma condizionato) del Comune, si è trasformato in un “non parere” della Giunta Comunale. In attesa del voto decisivo, e definitivo, del Consiglio Comunale, la Giunta ha fatto i suoi conti e in una delibera non vincolante ha esposto le sue criticità.
Troppe le condizioni non esaudite da Italferr (11 su 24 per la precisione), secondo la Giunta guidata da Cosolini. Non sono stati, infatti, forniti documenti che individuino le connessioni triestine, non c’è chiarezza sull’incidenza del traffico pesante legato al cantiere di imbocco galleria in Via Marziale, non è previsto un adeguamento delle infrastrutture ferroviarie connesse al Porto, manca una progettazione preliminare per il collegamento del tracciato fino a Capodistria: queste quelle che la Giunta ritiene più stringenti.
La palla passa ora al Consiglio Comunale, che si troverà ad affrontare la discussione definitiva sul progetto tra i dubbi e le indecisioni della maggioranza. Il rischio, come nel 2012, è che l’ala più radicale del centro-sinistra tolga il suo appoggio, costringendo il Pd a rivolgersi al centrodestra per far passare il parere favorevole. Ma lo scenario è ormai troppo cambiato dall’estate del 2012 e il mancato parere della Giunta, seppur non bocciando il progetto, fa perlomeno prevedere un passaggio assai complicato nell’iter di approvazione dell’opera.
Se si tiene poi conto delle dure reazioni di WWF e Legambiente, il quadro si fa ancora più critico. Arriva fulminea infatti l’ulteriore denuncia di WWF e Legambiente per bocca dei loro responsabili regionali trasporti , rispettivamente Dario Predonzan e Andrea Wehrenfennig, sul mancato rispetto dell’obbligo di pubblicare la documentazione relativa alle integrazioni del progetto TAV del 2010. “Si tratta di una clamorosa violazione della normativa vigente in materia di VIA (la Direttiva europea 85/337 ed il D. Lgs. 152/2006), che i Ministeri competenti devono assolutamente sanzionare”.
Senza mezza parole, poi, parlano di “evidente follia” per “un’opera che richiederebbe almeno 30 anni di lavori e che devasterebbe la bassa pianura friulana e il Carso” e chiedono che “la Regione- senza farsi condizionare da posizioni incomprensibili come il recente “non parere” della Giunta Comunale di Trieste-faccia propria l’unica soluzione ragionevole della vicenda, ponendo fine all’accanimento terapeutico sul progetto TAV del 2010”.
© 16 Settembre 2013