Dopo Dipiazza e Cosolini, anche Gas Natural tenta di farci tacere
Nel momento in cui andiamo in stampa (6 settembre) si sta consumando a Bruxelles presso la Commissione Europea un’ennesima, importante tornata dei tentativi vergognosi della politica italiana di imporre a Trieste con ogni genere di espediente attivo e passivo un rigassficatore improponibile della multinazionale Gas Natural.
Poiché non vi è ancora notizia degli esiti delle riunioni europee odierne, dobbiamo rinviare al prossimo numero la promessa ricostruzione completa dei retroscena recenti, incluse le reticenze anomale ed i silenzi clamorosi dei politici locali (a cominciare da Serracchiani e Cosolini) cui ri riferisce l’articolo di Federico Grim.
Ma intanto è arrivato un tentativo interessante della multinazionale di farci tacere per via giudiziaria, al quale rispondiamo pubblicamente senza problemi.
La nostra denuncia delle corruzioni a Trieste
Nel novembre scorso avevamo pubblicato sul numero 14 della Voce una grossa inchiesta intitolata «Corruzione anche a Trieste come nel Sud: porto, appalti, rigassificatori, malagiustizia, malasanità, disinformazione».
Il titolo non voleva, ovviamente, offendere l’Italia meridionale ma segnalare che condividiamo lo stato di vittime degli stessi malaffari. Dei quali l’articolo faceva denuncia pubblica con notizie di reato precise, includendo anche alcuni dei fatti connessi già segnalati separatamente a sedi antimafia.
Mentre la Procura di Trieste avrebbe dovuto procedere per le notizie di reato di sua competenza, rimettendo alla Procura di Bologna ex art. 11 c.p.p. le indagini sulle parti che coinvolgono sedi giudiziarie triestine.
Dopo 10 mesi potevamo dunque ormai chiedere se vi abbia provveduto, ed in caso contrario ritenere che non fosse ancora a conoscenza dell’articolo di denuncia. Ma ci ha appena fornito la prova documentale che ne era venuta in possesso sin da allora.
Se non d’iniziativa propria sicuramente quale allegato ad una querela temeraria specifica presentata contro di me (come direttore e giornalista) dalla multinazionale Gas Natural in persona di Javier Hernandez Sinde, suo presidente per l’Italia dopo incarichi di vertice in Turchia, Messico e Sudamerica.
La querela della multinazionale gasiera
La querela, della quale sinora non sapevami, risulta esser stata stata quasi immediata, con indagini sommarie rapidissime. L’allora Procuratore capo Michele dalla Costa l’aveva infatti affidata al Pm Federico Frezza, che aveva chiuso le indagini già il 17 dicembre 2012 disponendo notifica dell’apposito avviso.
Avviso che è rimasto invece nei cassetti per sette mesi, forse anche perché il 29 dicembre avevo presentato io al Procuratore capo una denuncia-querela contro Gas Natural, dato che la potente multinazionale minacciava cause per danni a tutti gli oppositori del rigassificatore, dal Governo sino agli ambientalisti.
Il Pm Frezza mi ha comunque notificato l’avviso solo il 23 luglio 2013, dopo avere assunto la funzione provvisoria di Procuratore capo, dopo l’archiviazione della mia querela (ora la faremo riaprire per fondatezza confermata dalla querela di Gas Natural) e dopo le nostre recenti denunce in rete e giudiziarie su altri suoi comportamenti, per le quali dovrebbe astenersi dal trattare personalmente procedimenti nei miei confronti.
Lo sblocco del procedimento viene infatti a coincidere nel tempo (assieme ad una querela temeraria del sindaco Cosolini della quale abbiamo già scritto, come suilla causa temeraria del suo predecessore Dipiazza) con le note campagne di attacco intimidatorio contro i tutti i difensori a vario titolo dello status internazionale di Trieste e/o del suo Porto franco, condotte in anomala sinergìa di fatto tra ambienti politici, il quotidiano Il Piccolo, lo stesso pm Frezza, il presidente della Sezìone Penale Gullotta ed organizzazioni giudiziarie e forensi locali.
Dal pm un impianto accusatorio taglia-e-incolla
L’impianto accusatorio del Pm Frezza su querela di Gas Natural ipotizza ora il reato di diffamazione aggravata perché avrei ipotizzato fatti corruttivi attraverso le seguenti frasi sul rigassificatore, che egli estrapola dall’articolo come fossero una citazione letterale completa di quanto ho scritto: «è legittimo supporre che l’investimento e l’attesa possa essere in realtà sostenuta da garanzie non palesi di potentati politici od economici locali. E quest’ulteriore ipotesi di corruzioni può essere smentita solo da indagini accurate delle autorità centrali.»
Ed invece è opera di taglia-e-incolla che modifica radicalmente il significato originario delle stesse frasi integre e nel loro contesto. Il capitoletto completo dedicato nell’articolo al rigassificatore affermava infatti quanto segue:
«Contemporaneamente all’assalto speculativo edilizio al settore Nord del Portofranco è arrivata un’aggressione al settore Sud, sotto forma della pretesa della multinazionale Gas Natural di piazzarvi un rigassificatore pericoloso ed insostenibile sia per la città che per le attività portuali.
Nulla di strano, tuttavìa, se non fosse che dopo la scoperta che i progetti erano falsati e dopo la manifestazione di contrarietà della stragrande maggioranza di Trieste, provincia, e territori sloveni finitimi, Gas Natural è rimasta qui egualmente a spendere soldi ed energìe in una propaganda che appare insensata.
Ed è quindi legittimo supporre che non lo siano, cioè che l’investimento e l’attesa paziente come quella dell’avvoltoio sull’animale in difficoltà, qual’è economicamente Trieste, possa essere in realtà sostenuta da garanzie non palesi di potentati politici od economici locali. E quest’ulteriore ipotesi di corruzioni può essere smentita solo da indagini accurate delle autorità centrali.»
Con la frase imputatami invece a taglia-e-incolla e fuori contesto, il Pm Frezza si appiglia inoltre al termine “corruzioni”. Ma omette di riferirlo alla definizione esatta con cui lo stesso articolo estendeva il termine oltre quelle di rilievo penale:
«Riassumeremo dunque analiticamente gli indizi più clamorosi di corruzione, continuando a considerare tale non solo quella dolosa delle compensazioni illecite in denaro od altri benefici, ma anche quella colposa delle complicità dannose per inettitudine, incapacità ed irresponsabilità. Secondo il principio di diritto morale e penale per cui non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo (art. 40 c.p.). E tutte le informazioni qui utilizzate sono già da tempo pubblicate o trasmesse e documentate alle Autorità competenti.»
Dov’è il reato?
Dov’è dunque il reato? E su quelle informazioni lo stesso Pm avrebbe dovuto inoltre aprire un procedimento d’indagine a carico di Gas Natural e dei suoi fiancheggiatori, in parallelo a quello per la querela nei miei confronti. Attendiamo perciò di sapere se e quando l’abbia fatto.
Anche perché, come abbiamo annunciato proprio il 23 luglio sulla Voce n. 29, sono in corso nuove manovre coperte fra Roma, Trieste e Bruxelles per imporci proprio quel rigassificatore.
Mentre nel processo potremo dimostrare anche la legittimità e coerenza di tutto quanto affermato nell’articolo così “incriminato”. Che intanto abbiamo rilanciato con qualche aggiornamento.
Ed al quale vano aggiunti gli sviluppi più recenti di tutte le corruzioni ed i malaffari che la Voce analizza e denuncia continuamente, e spesso da sola, sia a stampa che in rete.
© 15 Settembre 2013