SPECIALE – È uscito il 16 aprile il numero 23
L’atteso n. 23 della Voce di Trieste sarà in edicola da martedì 16 aprile, ed è un numero speciale (vedi locandina) per due motivi.
Il primo è il forte ritardo d’uscita, per quello che sembra esser stato un hackeraggio nel momento giusto, e per ben otto giorni, sulle nostre comunicazioni. Se dalle indagini emergesse che è stato doloso, sarà almeno una controprova che stiamo facendo bene il nostro dovere d’indagine e denuncia sui malaffari a 360 gradi, senza riguardi per nessun potentato, e senza farci intimidire.
Infatti questo numero è speciale anche perché propone il dossier completo (17 pagine su 28) di quanto abbiamo pubblicato negli ultimi due anni, e noi soli sia a livello locale che nazionale, sul vergognoso scandalo coperto degli abusi nelle amministrazioni di sostegno. Articoli e rubriche sacrificati perciò su questo numero compariranno sul prossimo.
Il dossier e sicuramente impegnativo da leggere, ma testimonia compiutamente per la prima volta tutto un settore di violenze intollerabili su persone deboli. E viene perciò doverosamente proposto assieme ad un primo convegno nazionale su questi nuovi abusi psichiatrico-giudiziari, che si terrà con la partecipazione della Voce a Trieste venerdì 19 aprile, dalle 15.30 alle 19. 30 nella sala dell’Oratorio Madonna del Mare di via don Sturzo 4 (piazzale Rosmini).
Il titolo del convegno è: NUOVI ABUSI IN PSICHIATRIA (le invasioni nella vita personale), ed i relatori saranno:
Mario Comuzzi: Associazione Mondiale Amici,Familiari e Malati Mentali: “Testimonianze”;
Marco Bertali: Psichiatra presso il Centro di Salute Mentale di Gorizia – Referente di SOS Cervello: “Lo psicofarmaco – strumento di cura o di controllo sociale?”;
Adriano Segatori: Psichiatra-psicoterapeuta, P.H.D. in scienze sociali e comunicazione simbolica, membro della Sezione Scientifica “Psicologia Giuridica e Psichiatria Forense” della Società Italiana Scienze Forensi:“Mente, Psiche e Società – una integrazione essenziale contro ogni fondamentalismo”;
Paolo G. Parovel: Associazione Libera informazione, direttore responsabile de “La Voce di Trieste”: “Informazione e disinformazione sulle amministrazioni di sostegno”;
Andrea Michelazzi: Medico di medicina generale specializzato in psichiatria: “Aproibizionismo, psichiatria e devianza. Riflessioni per una normativa responsabile”;
Paolo Ferraro: già Magistrato della Procura di Roma: “Origini e cause generali e specifiche della deriva autoritaria e social-autoritaria della psichiatria negli anni 2000.”
L’ingresso è libero, e vi preghiamo di far girare al massimo in rete questa notizia.
Quanto al convegno, che una volta rotto il ghiaccio sta ricevendo consensi prima non immaginati, si tratta di una sfida forte e decisa ad una situazione di straordinaria dannosità ed ipocrisia che nessuno aveva avuto sinora di affrontare con la serietà e la determinazione necessarie.
Trieste ha infatti fama internazionale di laboratorio innovativo della psichiatria perché vi si sviluppò il movimento ‘antipsichiatrico’ di Franco Basaglia, con la riforma legislativa del 1978. celebrata e discussa nel bene ed in male.
Va detto però che quella riforma di 35 anni fa fu necessaria, ma non sufficiente, ed è sempre più urgente aggiornarne l’analisi a conseguenze sviluppi che richiedono correzioni.
I disturbi e le cure psichiatrici incidono direttamente sulla personalità e sull’esercizio dei diritti della persona umana. E secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono anche la causa maggiore di disabilità, addirittura più del cancro e delle malattie infettive.
Hanno perciò rilevanza straordinaria sia come problema in sé, sia per il monitoraggio dell’efficacia delle analisi e delle cure, sia per la rilevanza di abusi constatati o temuti a danno della dignità, della libertà e dei beni delle persone.
Tra gli abusi vi è in particolare una tendenza ad intendere ed imporre la psichiatria come strumento di controllo sociale e politico sulle persone e le collettività, rovesciando paradossalmente il principio della liberazione fisica dei pazienti in un diritto ad invaderne la vita individuale e famigliare, imponendovi modelli di “normalita” arbitrari.
E questo con l’utilizzo arbitrario di strumenti medico-giuridici come il Trattamento sanitario obbligatorio (Tso) l’Amministrazione di sostegno (Ads), e l’estensione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM V).
L’informazione e le critiche in argomento sono inoltre scoraggiate dall’influenza di questo nuovo sistema coercitivo, che si proietta ed alimenta direttamente, con assistenze forzate, sulla vita ed i beni di persone e famiglie normalmente inserite nella collettività.
Legittimandosi con una revisione del Manuale diagnostico che medicalizza la normalità ridefinendola con espressioni equivoche pretestuose, dal semplice semplice scatto di rabbia come “disregolazione dirompente dell’umore” all’elaborazione del lutto come “depressione maggiore”, a debolezze cognitive normali, in particolare degli anziani, come “disturbo neuro-cognitivo minore”, all’abuso di sostanze chimiche parificato alla dipendenza.
Un’iperclassificazione pseudo-scientifica, che non è solo teorica, perché psichiatrizza in concreto comportamenti umani normali, invadendone gli spazi legittimi di differenza e di libertà. E somma, con paradosso esplosivo, l’eredità ideologica basagliana, che rifiuta la diagnosi privilegiando l’intervento sociale e facendosi “sistema” (tecnico, economico, politico), a nuovi mezzi giuridici così difettosi da consentire nuove forme di oppressione sotto pretesto terapeutico.
Persone quindi con disturbi veri o presunti non vengono sostenute o curate efficacemente, ma ridotte a dipendenza e cronicità medico-sociali che sovralimentano cospicui giri d’affari con beni e denari sia degli assistiti che pubblici.
Il casi noti vanno dalle assistenze forzate a persone anziane, ma anche giovani, per difficoltà risolvibili altrimenti, sino alla sottrazione forzosa ingiustificata di bambini addirittura neonati alla famiglia, ed al trattamento obbligatorio per far tacere voci scomode, persino di magistrati.
Mentre gli ostacoli e le resistenze a parlarne crescono con il potere del “sistema” che li giustifica e se ne alimenta, in un circolo vizioso di silenzi e disinformazione che va finalmente spezzato per ottenere correttezza terapeutica e legalità. Questo è appunto lo scopo del 1° Convegno nazionale di Trieste sugli abusi in psichiatria.
© 15 Aprile 2013