Il rumore del fuoco – GUARDA LE FOTO
Di seguito vi proponiamo un breve racconto di Tommaso Tercovich, presente ieri nei luoghi dell’incendio.
Partiamo rapidamente, una macchina fotografica al braccio. Io e la mia guida Fabio sul suo scooter scassato corriamo verso la colonna di fumo che si alza sopra Strada delle Saline. Il vento la spinge verso il mare mentre si unisce alle bianche nuvole del cielo. Fabio conosce gli incendi, ha più volte gestito operazioni di spegnimento e mi porta subito a San Servolo da dove la colonna di fumo si espande in alto nel cielo. «Vedi, stanno già intervenendo massicciamente – mi dice – si capisce dal colore del fumo che si alza, dove lo vedi più chiaro vuol dire che stanno lanciando acqua o agendo con delle squadre». Mi sembra un fronte ampio, dall’alto sembra un’eruzione vulcanica e da molti punti il fumo sale ancora nero. Scendiamo verso Kastelec e veniamo bloccati dal fuoco che lambisce la strada, soltanto un vigile del fuoco con una lancia a pressione a fermare le fiamme che cominciano ad attaccarlo. La mia guida continua: «devono usare questa strada come confine del fuoco, non far passare le fiamme dall’altra parte». In quel momento siamo investiti da un calore molto forte. «Un pino ha preso fuoco, lo vedi?», annuisco. «Sono come delle torce, sprigionano un calore fortissimo anche per la resina che contengono nel legno, il pericolo è quando l’incendio passa da una chioma all’altra superando le squadre che cercano di spegnerlo e accerchiandole».
Il pompiere intanto cerca di spegnere un focolaio oltre la strada, quando gli si blocca l’acqua. È un problema coi tubi, forse sono troppo grossi. Perde un po’ di tempo a liberarli e riprende a lanciare il getto d’acqua ad alta pressione. «Se passa oltre è finita», dice Fabio.
La polizia slovena ci allontana visto che la situazione comincia a farsi pericolosa e arrivano con le sirene altri pompieri.
Decidiamo di tornare indietro e salire per la valle delle Noghere fino a Osp. Sotto il cavalcavia dell’autostrada un bel po’ di persone guardano verso il grande ciglione carsico che ci sovrasta, e in più punti le fiamme si vedono alte. Fabio mi sfiora la spalla: «la strada per Crni Kal è bloccata ma forse possiamo tentare lo stesso si salire, lì sopra quello scalino di roccia c’è il cuore dell’incendio». Mi chiedo cosa gli passi per la testa visto che quello è l’unico modo per arrivare al paese, di cui vediamo la chiesetta e il campanile storto immersi nel fumo.
Foto di Tommaso Tercovich
Risaliamo sul motorino e seguiamo il salto di roccia carsica: Loka, Bezovica, Podpec, se non stessimo andando a caccia del fuoco, sarebbe una bella strada panoramica con il sole calante della sera. Incontriamo un anziano e Fabio gestisce una breve conversazione in cui oltre alla sua vita nei trasporti e alla sua passione per le moto scopriamo che una strada bianca arriva fino a Crnotice, un piccolo paese oltre il ciglione. È perfetto. Fabio cerca di spiegarmi: «nemmeno io conoscevo questo passaggio, doveva essere una strada fatta dal Duce per controllare la zona della ferrovia da possibili attacchi e poi mantenuta da Tito chissà forse per i camion militari». Arriviamo al paese dopo un po’, un gruppo di donne nella piazza centrale stanno con le braccia sui fianchi dove un camion dei pompieri prende l’acqua. Forte l’odore del fumo. Seguiamo la strada e ci alziamo sopra il Podgorski kras, dove un altro gruppo di uomini combatte con le fiamme. I paesani aiutano portando barili d’acqua e addirittura un tale che con un secchio cerca di calmare un piccolo focolaio ai margini. Qui la situazione sembra sotto controllo anche se il rumore di aerei ed elicotteri sopra di noi è incessante. Torniamo in basso e prendiamo una strada che punta a Kastelec.
Ci fermiamo subito, le lingue di fuoco mangiano il prato e qui non c’è nessuno. «Preferiscono risparmiare le forze per difendere eventualmente il paese piuttosto che perdere tempo spegnendo questo praticello in fiamme». Oltre la lingua di fuoco il terreno è nero, morto, qualche tizzone ardente ancora lampeggia e gli alberi sono oramai pali rinsecchiti circondati da denso fumo. Anche la linea elettrica è distrutta. «Lo senti il rumore del fuoco?», non pensavo potesse spaventarmi così, come un respiro, un crepitio che senti lontano farsi più forte. Siamo nell’incendio. Dopo aver fatto terra bruciata dietro dietro di sé l’incendio qui brucia. Le fiamme saranno altre quattro metri tutto intorno a noi. la strada è bloccata. Riesco solo a prendere la macchina, ma l’aria è irrespirabile. Ora il rumore del fuoco è un urlo, un ululato e vedo solo il nero terreno e le fiamme. Come un muro ardente. Dobbiamo tornare indietro. Il rischio è che prenda fuoco anche la benzina del nostro scooter quindi preferiamo prendere la strada bianca per poi ridiscendere verso Osp. Da una stradina laterale l’indicazione per la chiesa di Marija Snezna “maria della neve”. Mi godo una brave immagine del tramonto col sole circondato dal fumo che scende verso Koper, in una nube scura.
La strada dove eravamo prima è chiusa, speriamo per tenere lontani i curiosi e per facilitare le operazioni. Tornando verso casa la guida urla dal casco: «speriamo facciano una buona bonifica altrimenti rischiano che l’incendio riparta». Mi annuso la maglietta, puzzo di fumo.
© 11 Agosto 2012