TAV: alcuni perché dei “no”
In testimonianza diretta dalla Val di Susa
Sabato 25 Febbraio 2012 chi era presente alla marcia notav da Bussoleno a Susa (TO) ha potuto constatare l’enorme sostegno che il movimento locale ha in tutto il Paese. Un sostegno che arriva da ogni parte (eccetto l’arco parlamentare italiano), un sostegno e una condivisione delle lotte nelle loro più differenti forme, sostegno che nell’ultima settimana si è sparso nelle strade di tutto il Paese, con manifestazioni in più di cinquanta città italiane, e anche all’estero.
Ma come si è arrivati a questo allargamento di consensi alla lotta notav?
Il progetto “Alta Velocità” nasce nel 1991, progetto che doveva costare 15 miliardi interamente finanziati da privati. Ma la cosa non è avvenuta e ora i costi sono più che raddoppiati, e ovviamente a pagare sarà lo Stato (ovvero tutti i contribuenti).
Se poi si aggiungono le spese gigantesche per mantenere le truppe/forze dell’ordine in Val Susa la cifra cresce. Per darvi un’idea: dal 27 Giugno 2011 (giorno dell’occupazione de La Maddalena di Chiomonte da parte dello Stato) fino al 3 Luglio dello stesso anno si sono spesi circa 300mila euro al giorno solo per il mantenimento delle truppe in valle, questo secondo calcoli fatti dagli attivisti notav.
L’infrastruttura peggiore al costo più alto
L’idea dell’opera in quella zona si basava su una fiducia legata ad un trend di crescita nei trasporti, ovvero si presumeva che sarebbe stato necessario aumentare le vie di trasporto per merci e persone.
Ma attualmente i dati parlano chiaro: non solo non c’è stata alcuna crescita (si è verificato un forte calo, iniziato a partire dal nuovo millennio, aggravatosi ulteriormente con la crisi), ma tutti gli studi di varie università italiane hanno dimostrato la dannosità dell’opera nel suo complesso, sotto il profilo ambientale, della salute umana, e del profitto finanziario.
Addirittura uno studio dell’Università di Oxford ha dimostrato che esiste una generale tendenza in tutta Europa nel costruire (e quindi anche finanziare) la peggior infrastruttura al più alto costo.
Ordine pubblico?
Venendo alle questioni riguardanti “l’ordine pubblico” nell’ultimo anno, tutti ricorderanno l’invasione del 27 Giugno 2011 da parte dello Stato, invasione nel vero senso della parola, in quanto l’uso massiccio di lacrimogeni e la violenza usata contro manifestanti pacifici non fanno parte di sicuro di alcun tipo di gestione dell’ordine pubblico, ma di mera repressione.
Conferma delle volontà puramente militaresche e di occupazione di un territorio mediante l’uso della violenza sono arrivate la settimana dopo, il 3 Luglio, giornata che ha avuto eco in tutto il mondo, in particolare per la violenza messa in atto dalle forze dell’ordine, le quali sparavano spesso e volentieri ad altezza uomo i candelotti lacrimogeni, ferendo gravemente più di un manifestante, anche a distanze per le quali il manifestante non era in grado di nuocere alle fdo stesse, e non esagero nel dire che tali comportamenti sono assimilabili ad un tentato omicidio.
D’altra parte si è detto che ci sono stati circa duecento feriti tra le forze dell’ordine, ma se si va a vedere i referti medici si tratta per lo più di leggere contusioni, graffi, al massimo slogature di poca importanza, invece tra i notav ci sono stati feriti molto gravi, pestaggi e torture gratuite.
Disastro ambientale
Tornando alla questione ecologica riguardo la TAV in ValSusa (questione che però è centrale in molte zone d’Italia, anche qua a Trieste) è stato fatto notare che gli scavi per la realizzazione delle gallerie necessarie all’opera, oltre che al percorso stesso del tracciato, a seconda del parere di molti esperti potrebbero causare ingenti danni alla popolazione della zona, in quanto si alzerebbero notevoli polveri tossiche e cancerogene per parecchi anni, causando come potete immaginare tumori e leucemie varie, distruggendo di fatto la demografia della valle (voi mettereste su famiglia in un posto dove c’è il forte rischio, nel caso venga attuata l’opera, di veder nascere i vostri figli già malati?).
Senza parlare del disastro ambientale che un’opera così grande comporta, camion che vanno su e giù di continuo con migliaia di metri cubi di roccia (tossica) per i paesi, danni alla flora e alla fauna, inquinamento delle falde acquifere (in particolare è davvero vergognoso ciò che è avvenuto al Mugello, sempre riguardo alla creazione del tracciato Tav in loco, dove sono state inquinate le falde acquifere irreversibilmente e in modo grave, oltre al fatto che l’opera è stata realizzata male e già necessita di un restauro).
Appalti e subappalti
Proprio i dubbi sulla costruzione dell’opera sono un altro punto dolente, un’altra lacuna di questo progetto faraonico: chi effettivamente farà i lavori? Le ditte che sono coinvolte sono subappaltatrici (evvai siamo in Italia!) di note aziende indagate per implicazioni mafiose, società come la cooperativa rossa C.M.C. (di cui Bersani era presidente), la Rocksoil dell’ex-ministro Lunardi, e la più che nota Impregilo posseduta dai gruppi industriali-affaristici di Salvatore Ligresti, di Benetton e di Marcello Gavio, il primo e l’ultimo indagati per collusioni con la mafia, mentre Benetton è tristemente noto per le politiche anti-ecologiche in Sudamerica.
E’ evidente il conflitto d’interesse dei politici di tutto l’arco parlamentare, degli interessi della mafia e così via.
Oppositori qualificati
Contro la Tav si sono schierati anche diversi docenti e ricercatori universitari, che hanno firmato una lettera indirizzata a Monti chiedendogli di fermare l’opera, ma l’ultima risposta del Capo del Governo è stata fin troppo chiara: “l’opera si fa perchè sì deve fare”.
Cosa intenda non lo si è capito ancora, in quanto le motivazioni riguardo ad un isolamento dall’Europa non sussistono: oggi difatti è possibile già viaggiare all’estero in treno (nonostante Trenitalia stia sopprimendo sempre di più e con maggior frequenza varie tratte nazionali e internazionali), e le merci d’altra parte già transitano nella valle tramite la linea esistente, che è sottoutilizzata per mancanza di domanda, oltre che di offerta delle merci stesse.
A Parigi o Atene? E a Trieste?
Per concludere invito i lettori ad una riflessione riprendendo una battuta che circola in Val Susa “la Tav non ci porterà a Parigi in 3 ore, ma ad Atene in 5 minuti”, frase che riassume perfettamente il destino che verrà riservato alla valle (e al Paese intero) nel caso la Tav venisse fatta.
Ricordiamo che anche a Trieste è prevista la tav, ma fermare lo scempio in Val Susa potrebbe evitare il disastro anche qua.
È una lotta popolare che ci riguarda tutti/e, starne fuori sarebbe un grave errore che in un futuro probabilmente non ci verrebbe perdonato.
© 2 Maggio 2012