Ferriera oltre ogni limite: Trieste respira veleno
di adminwp
Nell’antitesi forzata tra lavoro e salute dei lavoratori e collettiva: la nostra inchiesta su inquinamento, rischi, controlli ed inerzie
Un odore acre, di zolfo, impregna l’aria; le case, annerite dal fumo, sono riempite dalle polveri al semplice aprire d’una finestra; una sirena risuona, di giorno e di notte, indistintamente; qualche volta giunge la Bora, salvifica; ma nel resto dei giorni una cappa di fumo opprime tutto ciò che è attorno. Persino quando la nebbia invernale maschera la città a se stessa, lo sguardo di chi cerca un raggio di sole salendo sull’altipiano viene catturato da una protuberanza nera sporgente, ad intervalli regolari, dal bianco manto. Sono i prodotti della “ferriera”, impianto siderurgico obsoleto, vero e proprio incubo del 2011 servolano, un enorme Moloch in attesa di un sacrificio.
Tra le sostanze emesse dall’impianto spiccano per pericolosità gli Idrocarburi Policiclici Aromatici, tra cui il benzo(a)pirene, dalla cancerogenicità universalmente riconosciuta e il cui limite di concentrazione massimo nell’aria (1 ng/m3 su media annuale) è stato ristabilito appena lo scorso 2 febbraio dal Consiglio Regionale, dopo che l’ultimo Governo Berlusconi aveva posticipato la data entro la quale esso sarebbe stato dovuto essere attivo al primo gennaio 2013.
Se questo limite fosse stato in vigore nel 2011 sarebbe stato oltrepassato; sebbene la media annuale non sia ancora stata resa nota, è infatti sufficiente prendere in considerazione quella dei primi sei mesi per rendersene conto: il valore, di 2,03 ng/m3, supera più del doppio quello consentito (se anche nella seconda metà dell’anno non ci fossero state fuoriuscite sarebbe impossibile rimanere sotto la media di 1 ng/m3). Anche nel 2010 il limite annuale è stato ampiamente sforato: sia nella centralina di via Pitacco (che ha registrato una media di 1,6 ng/m3 ) che in quella di San Lorenzo in Selva (dove la media era addirittura di 6,7 ng/m3) è stato infatti superato il «valore obiettivo per la protezione della salute umana».
C’è poi il benzene, cancerogeno di classe A, il cui limite di concentrazione è fissato – anche qui su media annuale – nel valore di 5 ?g/m3: proprio una nube anomala di questa sostanza, lo scorso 23 agosto (la concentrazione nell’aria ha raggiunto un picco di 50 ?g/m3), ha portato il pm Massimo de Bortoli ad aprire un fascicolo relativo allo sforamento. Anche per quanto riguarda il benzene i valori riscontrati sono fuorilegge: la centralina di via San Lorenzo in Selva, collocata in prossimità dello stabilimento siderurgico, ha registrato nel 2010 una concentrazione, su media annuale, di 6,7 ?g/m3; mentre nei primi sei mesi del 2011 la situazione è stata ancora peggiore: la media è di 9,7 ?g/m3 .
Molto dannose, infine, le particelle sospese PM10 (polveri sottili, causa di seri disturbi all’apparato respiratorio) il cui limite di concentrazione – stavolta giornaliero – non deve oltrepassare i 50 ?g/m3, valore da non superare più di 35 volte per anno civile «per la protezione della salute umana».
Chi verifica il rispetto di questi valori?
L’Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente), senza dubbio; ma anche l’Azienda Sanitaria, il Comune e la Regione – destinati a prendere provvedimenti in caso di sforamenti delle soglie stabilite dalla legge – hanno la loro responsabilità.
I controlli vengono effettuati con centraline per il rilevamento delle sostanze inquinanti. Ci si aspetterebbe che fossero di proprietà dell’Arpa (o, comunque, di un ente pubblico), ma non è sempre così: quelle collocate a ridosso della “ferriera” – nello specifico: in via Pitacco e via Svevo – infatti sono date in gestione alla società Elettra Produzione Srl, società privata che definire “economicamente coinvolta” sarebbe un eufemismo, in quanto ottiene proprio dalla “ferriera” di proprietà Lucchini-Severstal i gas di cokeria con i quali produce energia; inoltre, proprio in virtù della sua particolare fonte (grazie al CIP6, che favorisce la produzione di energia elettrica con impianti alimentati da fonti rinnovabili e assimilate – in quest’ultima categoria rientrano i gas di cokeria) può rivendere l’energia al Gestore dei Servizi Energetici ad un prezzo superiore a quello di mercato (sovraprezzo pagato da tutti noi nelle bollette). In parole povere: un conflitto d’interessi in piena regola.
La centralina pubblica
In realtà c’è un’altra centralina, a cui si è accennato prima, stavolta di proprietà dell’Arpa: si tratta della stazione di mezzo mobile in via San Lorenzo in Selva. I valori – oltre ogni limite legale – della centralina, però, non vengono presi in considerazione: nella relazione sulla “qualità dell’aria della città di Trieste” del 2010 (pubblicata, con un sensibile ritardo, appena lo scorso novembre) la stazione mobile di via San Lorenzo in Selva, sebbene presenti «un superamento dei limiti di legge», non viene minimamente considerata, «poiché non ritenuta rappresentativa dell’aria ambiente per l’intera area triestina»; questo a causa della collocazione «in prossimità dello stabilimento siderurgico», per la quale viene ritenuta «rappresentativa di un’area industriale». La centralina è però collocata a ridosso di un’abitazione privata (nella quale vivono persone che hanno il medesimo diritto a respirare un’aria “a norma di legge”); per l’Associazione Ambientalista NOSMOG Onlus, infatti, i suoi valori sono da prendere in considerazione, anche perché ci sono abitazioni più vicine alla cokeria – maggiore fonte di benzene e benzo(a)pirene all’interno dell’impianto siderurgico –, in linea d’aria, rispetto alla centralina stessa.
Tra la centralina di via san Lorenzo in Selva e quella di via Pitacco la distanza è minima: in linea d’aria si tratta di un centinaio di metri. Ci si aspetterebbe, pertanto, una divergenza fra i valori riscontrati non troppo grande, sebbene la presenza di alcuni alberi a ridosso della centralina di via Pitacco possa “parare” un discreto numero di polveri.
Confrontando i dati di emissione delle PM10, invece, la differenza è netta: limitando l’indagine al solo mese di agosto – mese “nero” in cui le segnalazioni della popolazione sono state 120 –, gli sforamenti giornalieri sono stati per la centralina in via san Lorenzo in Selva ben 9 (a fronte di un totale di 35 sforamenti annuali tollerati), con un picco di concentrazione pari a 76 ?g/m3 (quando il limite è di 50 ?g/m3); mentre la centralina di via Pitacco ha registrato soltanto uno sforamento, con la differenza che qui il valore riscontrato è stato di 54 ?g/m3 (“solo” 4 ?g/m3 sopra la norma).
Ma ci si può fidare di questa centralina “pubblica” – contestata dalla Lucchini – che registra valori così anomali rispetto alle altre? Sembrerebbe proprio di sì: nel 2007 il Ministero dell’Ambiente ha richiesto all’Agenzia Nazionale per la Protezione Ambientale (APAT) un intervento nell’area della “ferriera” di Servola finalizzato a una convalida dei dati forniti dall’Arpa; per farlo il laboratorio mobile per il monitoraggio della qualità dell’aria dell’APAT è stato collocato proprio nei pressi della stazione di via san Lorenzo in Selva: il confronto dei dati riscontrati dal 14 al 28 ottobre ha portato alla conclusione che «i laboratori, nonostante utilizzino metodologie di campionamento e procedure analitiche differenti, producono per il benzo(a)pirene nel PM10 dati confrontabili e rispondenti ai requisiti di qualità previsti dal D.Lgs. 152/07».
I dati rilevati dalla centralina di via san Lorenzo in Selva sono, pertanto, corretti e descrivono la reale situazione dell’aria respirata.
A prenderli in considerazione, si nota che (sempre per le PM10) gli sforamenti, nell’anno appena concluso, sono stati 89: un numero più che doppio rispetto a quello consentito. Nel 2010 non è andata molto meglio: gli sforamenti sono stati 54, a fronte dei 35 legali; nel 2009 sono stati 57, nel 2008 addirittura 115 (più del triplo di quelli concessi), nel 2007 (anno in cui la centralina è stata “controllata”) 40.
Osservando i singoli inquinanti presenti nell’aria, è possibile calcolare – come è stato fatto nel “Piano regionale di miglioramento della qualità dell’aria” del maggio 2010 – l’impatto ambientale di ogni singola grande azienda. Nella nostra città, più del 60% degli inquinanti totali presenti nell’aria provengono dalla “ferriera” e dagli impianti ad essa direttamente connessi. Nello specifico: la Lucchini Spa immette nell’aria il 43,6% degli inquinanti, l’Elettra Produzione Srl il 14,8%, la Sertubi Spa (produttrice di tubi con la ghisa fornita dalla “ferriera”) il 2,3%.
Possibile che, a fronte di questi dati preoccupanti per la salute non solo degli abitanti di Servola e dei lavoratori all’interno dell’impianto, ma di tutta Trieste, gli enti competenti non agiscano in modo adeguato? Adriano Tasso, segretario dell’associazione NOSMOG, denuncia: «rispetto agli scorsi anni la situazione è molto peggiorata, nel 2011 via Carpineto ha avuto 48 sforamenti, via Svevo ha raggiunto il limite di 35 sforamenti (non succedeva da anni), via San Lorenzo in Selva ha toccato addirittura gli 89 sforamenti,… Tutto ciò testimonia il fallimento dell’AIA (la certificazione ambientale rilasciata nel 2003, ndr)».
Che margini ci sono per reagire? «A dicembre l’associazione NOSMOG ha fatto – in riferimento alla normativa vigente, al rapporto “qualità dell’aria della città di Trieste anno 2010” (nel quale si sottolineano «i potenziali rischi per la salute della popolazione insediata nelle aree limitrofe all’azienda siderurgica», ndr), nonché ai dati sulle PM10 riscontrabili sul sito dell’Arpa – un ennesimo esposto alla procura della Repubblica: noi cittadini di Servola non ci sentiamo tutelati».
E la politica?
«Da parte della politica qualche richiamo alla Lucchini c’è stato, ma di concreto si è visto poco: è stato inaugurato il ventunesimo tavolo per affrontare il problema, ma i partecipanti sono sempre gli stessi: il presidente della Regione Tondo c’era già nel 2003, il sindaco Cosolini ha fatto parte della giunta che ha concesso l’AIA, l’assessore all’ambiente in provincia Zollia era direttore apicale in Regione, la Bassa Poropat era – come ora – in Provincia, Omero idem, Gubertini per la direzione Ambiente pure, Vatta per l’Arpa lo stesso,… Rispetto ai tavoli precedenti è cambiato l’assessore Laureni, il quale inizialmente ci ha coinvolto: abbiamo avuto con lui, a cadenza mensile, tre incontri; mentre da ottobre, quando la situazione è peggiorata, non si sono organizzati più incontri. Inoltre è da quattro mesi che stiamo cercando di ottenere un contatto con l’assessore regionale all’ambiente Ciriani ma senza successo».
Una novità positiva, invece, la legge sul benzo(a)pirene: «per la prima volta viene introdotto il concetto di media mobile; ovvero non bisognerà più attendere la fine dell’anno solare per prendere provvedimenti, ma viene presa in considerazione la media – in qualsiasi momento dell’anno, a gennaio come a giugno – degli ultimi 365 giorni (un concetto di media, insomma, molto più conforme all’aria che respiriamo)»; positivo inoltre che «la legge preveda maggiori margini d’intervento da parte del Sindaco, in caso si riscontrino valori dannosi per la popolazione».
L’affamato Moloch apre i suoi occhi anche di notte, con alte lingue di fuoco sferza l’aria intorno, appestandola. «Soprattutto di notte, quando nessuno osserva» denunciano i servolani. Spettrale, nega il respiro, in attesa del sacrificio richiesto: la vita.
© 18 Febbraio 2012