La Voce di Trieste

Questo sabato 21, dalle 17 alle 19 in piazza della Borsa il Comitato NO DEBITO di Trieste: intervista al coordinatore Fabio Feri

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Da nota stampa, con intervista di Norberto Fragiacomo

Sabato 21 Gennaio, dalle ore 17 alle 19, il Comitato NO DEBITO di Trieste sarà in Piazza della Borsa in occasione del NO DEBITO DAY dal Comitato nazionale omonimo, ed invita tutti  a partecipare a questa manifestazione – incontro col Comitato ed la sua attività.

L’azione del Comitato si articola su 5 punti: rifiuto di pagare il debito dovuto alla speculazione finanziaria ed a interessi estranei all’interesse comune; no alle spese militari ed alla guerra; difesa dei diritti del lavoro; difesa dei beni comuni; difesa della democrazia.

Su questi problemi il Comitato si oppone alle scelte annunciate dal governo Monti, che sono alla discussione ed al voto del Parlamento in questi giorni. Il Comitato ritiene infatti che il loro carattere asseritamente liberista aggredisca in realtà i diritti fondamentali dei cittadini e del lavoro, e riproponga interventi inaccettabili come la privatizzazione dell’acqua pubblica, appena bocciata per referendum, l’incentivazione dell’estrazione petrolifera che mette in pericolo mare e territorio, e l’imposizione governativa dittatoriale dei rigassificatori commissariando Regioni, Province e Comuni che li rifiutano. Come a Trieste.

Se insomma di deve comprendere la condizione d’emergenza a rischio fallimento del Paese in cui il governo tecnico Monti si trova ad operare totalmente condizionato dai partiti attraverso il Parlamento e dalle lobby che detengono le chiavi dell’economia nazionale e globale, è adesso il momento che i cittadini contrastino democraticamente, e con la massima urgenza, queste pressioni illecite con quella legittima più forte ed unitaria possibile del popolo sovrano, perchè la realtà obiettiva della crisi possa venire invece affrontata con provvedimenti equi, ragionevoli ed efficaci.

La manifestazione di sabato lancerà anche a Trieste la petizione popolare nazionale del Comitato NO DEBITO per chiedere i due referendum, uno di indirizzo economico e l’altro sulla modifica dell’art. 81 che impone il pareggio di bilancio annuale, di cui spiega Fabio Feri, coordinatore attuale del Comitato, nella seguente intervista alla Voce.

Chiediamo a Fabio Feri, l’attuale coordinatore, quando è sorto e cos’ha fatto sinora il Comitato “NO DEBITO” di Trieste.

È sorto lo scorso settembre dall’appello nazionale “DOBBIAMO FERMARLI”, che si riferisce all’insieme dei poteri forti del mondo politico ed economico: banche, imprenditori, casta politica, che usano la crisi finanziaria come mezzo per sferrare un attacco pesantissimo ai diritti dei lavoratori e dei cittadini. Occorreva guardare oltre il Berlusconismo, perché questa questa situazione non era causa del malgoverno di una sola persona, ma di un intero sistema economico – il capitalismo – e dell’impalcatura politico-ideologica che vi sta dietro, il liberismo.

I fatti ci hanno dato ragione. L’avvento di Monti – l’uomo imposto dai poteri finanziari – ha significato un attacco ancora più duro ai pensionati, ai lavoratori ed ai cittadini. Il Comitato “NO DEBITO” ha iniziato ad organizzare presidi nelle piazze della città – in particolare davanti alle banche – per sensibilizzare la gente su questi temi, più una nutrita delegazione cittadina alla grande manifestazione nazionale a Roma del 15 ottobre.

Al ritorno dalla manifestazione nazionale, senza farci scoraggiare dagli incidenti, ai quali erano estranei la maggior parte se non tutti i manifestanti, abbiamo continuato la presenza in città per propagandare i 5 punti della nostra azione:

  • Rifiuto di pagare un debito odioso, dovuto in buona parte alla speculazione finanziaria
  • No alle spese militari ed alla guerra
  • Difesa dei diritti del lavoro
  • Difesa dei beni comuni
  • Difesa della democrazia

Su questi temi il Comitato ha ottenuto a dicembre una grande partecipazione di gente all’assemblea cittadina con CREMASCHI (Fiom).

Nei mesi scorsi abbiamo seguito con interesse la vicenda di Occupy Trieste. Che ne pensate? Ci sono rapporti tra il movimento degli studenti ed il Comitato e, se sì, pensate di collaborare su obiettivi comuni?

L’aggravamento continuo della situazione economica colpisce , a livello mondiale, per prime le giovani generazioni e ne produce una nuova radicalizzazione. Sono soprattutto loro che hanno dato vita alle “primavere arabe”, ed i giovani precari che hanno avviato le proteste in Grecia, hanno occupato Puerta del Sol a Madrid, hanno tenuto prima Wall Street e poi Zuccotti Park a New York, e hanno dato vita ai “riots” londinesi.

Non sono tutti eventi privi di ombre, o scevri da critiche, e nel Comitato abbiamo in merito idee diverse. Ma è indubbio che sta facendo la sua comparsa nella politica e nella storia  una nuova generazione di giovani “senza futuro” e radicalizzati. E che dobbiamo sostenere perché viene generato dagli stessi problemi contro cui anche noi ci indigniamo e ci mobilitiamo.

Questo non vuol dire tacere se non siamo d’accordo su singole scelte. Ma cosa potrebbe fare oggi un giovane triestino – esattamente come un suo coetaneo di Madrid, New York e Londra – per far rispettare i suoi diritti di lavorare ed esistere? Un giovane cui casca il soffitto della scuola in testa, o costretto a lavorare in costante pericolo di vita, se non scendere in piazza ed occuparla? La novità vera è che stavolta Trieste ha anticipato la maggior parte delle realtà nazionali, e questo è un segnale che la nostra città sta cambiando, anche se non è detto in meglio…

In ogni modo, noi e #Occupy Trieste siamo due realtà generate dagli stessi problemi, anche se abbiamo priorità diverse: loro la costante presenza in piazza, noi il procedere per campagne d’informazione e protesta. Saranno gli sviluppi futuri della situazione del nostro paese che ci faranno avvicinare e collaborare o meno.

Come sarà l’iniziativa della sera del 21 gennaio a Trieste, in piazza della Borsa? Come mai avete scelto una data di per se  significativa, e perché avete deciso di occuparvi di AcegasAps?

Per sabato 21 Gennaio è stato lanciato in tutto il Paese il “NO DEBITO day”: una giornata per rimarcare le nostre ragioni e per dire che “Noi il loro debito non lo paghiamo”. Per “loro debito” intendiamo quello delle banche nazionali che prestano al tasso del 5% allo Stato, quando esse hanno ricevuto lo stesso denaro dalla Banca Europea al 1%; quello degli imprenditori – vedi Fiat – che con soldi pubblici finanziano le proprie industrie, per poi successivamente chiuderle e trasferirle all’estero; quello delle lobby affaristico militari che speculano sulle spese militari e sulla guerra.

Su tutto questo chiediamo delle commissioni ufficiali – dette tecnicamente “Audit” – per indagare su quella zona grigia del debito che si è generata con quei meccanismi perversi. Ma anche a livello locale si può fare qualcosa, a cominciare dalla vecchia municipalizzata, da anni mutata in Società per azioni a proprietà di maggioranza del Comune di Trieste, e di minoranza di quello di Padova. Cioè dei cittadini.

Come è possibile che una azienda così decisa nell’esigere il pagamento delle bollette dagli utenti si ritrovi ormai con 500 milioni – mezzo miliardo – di euro di debito? Come è stato gestito il nostro denaro? Si parla di istituzioni ed enti pubblici che non pagano le bollette, di acquisti di palazzi rimasti inutilizzati, come Palazzo Modello in Piazza Unità (20 milioni di Euro), di investimenti in Bulgaria e Serbia che non hanno niente a che fare con il servizio all’utenza, e di cui è sono ancor meno chiari gli eventuali profitti e la loro destinazione.

Nel pomeriggio di sabato 21, in piazza della Borsa, ricorderemo tutto questo ai cittadini, chiedendo che si faccia luce anche sugli altri debiti accumulati da enti e istituzioni locali che ne devono rendere pubblicamente conto ai cittadini.

Come pensate di coinvolgere attivamente la cittadinanza su questi problemi? Oltre ai presidi e alle manifestazioni avete in programma anche assemblee pubbliche, conferenze o dibattiti con esperti?

Certamente. Organizzeremo incontri pubblici con esperti per parlare di struttura del debito, di Audit, dei temi toccati dai nostri 5 punti. Nel Comitato è però importante soprattutto la proposta d’azione.  Attiveremo così anche a Trieste la campagna del Comitato NO DEBITO nazionale per una consultazione popolare sui temi principali dell’economia, e per fermare la modifica dell’articolo 81 della Costituzione, quello che riguarda il bilancio dello Stato.

Sul debito chiediamo un referendum consultivo (quello abrogativo è escluso per legge) come si è già fatto nel 1989 sul mandato al Parlamento Europeo in Italia, e poco tempo fa in Islanda. La modifica dell’articolo 81 è già avvenuta introducendo l’obbligo del “pareggio di bilancio” annuale, ed è un fatto molto grave. Non si deve difendere una gestione sconsiderata dell’economia pubblica, ci mancherebbe altro.

Ma rendere obbligatorio il pareggio di bilancio annuale nell’Italia di oggi significa impedire gli investimenti produttivi, che come tali rendono in un arco di tempo più lungo, nei servizi sociali, nella sanità, nell’industria, finché rimane una situazione debitoria che non è però causata dal lavoro o dalla spesa sociale del paese, ma dal debito finanzario e dai suoi interessi. Cioè da cause artificiose esterne. Insomma per le speculazioni di pochi si impedisce la crescita per molti, se non per tutti (e la sopravvivenza stessa per le categorie più deboli).

La modifica all’articolo 81 deve essere ora votata in Parlamento ancora un’altra volta, e se non otterrà la maggioranza dei due terzi sarà possibile entro tre mesi indire un referendum costituzionale, che permetterebbe anche di aprire fra i cittadini un grande dibattito i sui temi dell’economia e del bilancio statale. La nostra apposita raccolta di firme punta a spingere singoli e forze sociali e politiche ad imbarcarsi in questa impresa.

 

Grazie, coordinatore, ed auguri di successo in tutte le azioni di difesa dell’interesse pubblico e della legalità democratica.

(Norberto Fragiacomo)

© 20 Gennaio 2012

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