La Memoria dell’Olocausto il 27 gennaio, Il Piccolo e la teoria sulle colpe delle vittime
Osservatorio – etica e politica
Il mondo di oggi scoraggia sempre di più la riflessione seria sul passato imponendoci di affrontare personalmente le conseguenze materiali accelerate di fatti che non hanno precedenti per natura e dimensioni planetarie, dalla crisi economica, demografica e ambientale alla rivoluzione informatica ed all’evoluzione delle scienze.
Ma la chiave umana fondamentale per poterle affrontare efficacemente rimane quella etica, cioè la capacità di distinguere il bene dal male, la giustizia dall’ingiustizia, appartiene alla dimensione sapienziale filosofico- religiosa ed ha le sue fonti di prova nelle esperienze del passato. Che vanno perciò chiarificate nei significati, e non offuscate.
Come tendono invece a fare da tempo, per riabilitarsi nella confusione etica, le parti politiche contrapposte del nostro passato storico recente che si sono rese responsabili di crimini inauditi per disumanità e dimensioni. Ed hanno organizzato a questo scopo un sistema di rifondazioni formali con dissociazione dai propri passati, accompagnato da una parificazione delle rispettive responsabilità per compensarle a vicenda annullandone l’eredità storica diretta ed il peso morale.
In Italia, ed a Trieste in particolare, ne abbiamo perfetto ed ignobile esempio dalla convergenza recente tra i cosiddetti postfascisti e postcomunisti nell’archiviare i crimini passati dei rispettivi regimi politici in un unico blocco che equipari quelli compiuti dalla destra e dalla sinistra azzerandone la somma morale, qualitativa e quantitativa. Per poter assolvere e perpetuare le riproposizioni moderne delle stesse ideologie politiche che li hanno prodotti.
In sostanza, si considerano i crimini storici del nazismo e degli altri fascismi e quelli di regimi comunisti come equivalenze contrapposte, e ci si mette sopra una stessa lapide deplorativa sommaria perché non si indaghi più seriamente su nessuno dei due gruppi.
Ed è su questa linea, essendone pure un portavoce primario, che il ‘Piccolo’ quotidiano di Trieste ha pubblicato il 17 gennaio, a pagina 36, uno scritto contorto in cui il vezzeggiato intellettuale di sinistra Marco Coslovich nell’imminenza del Giorno della Memoria che il 27 gennaio ricorda l’Olocausto (lui dice più genericamente “la persecuzione nazista”) non solo ne ripropone la parificazione ai crimini commessi in nome del comunismo, ma chiede ambiguamente anche di abbandonare “le stilizzazioni, le facili agiografie e, ancor più, le auto-assoluzioni”, per vedere, in sostanza, se nella vicenda non vi fossero colpe anche dall’altra parte.
Cioè dalla parte dei milioni di civili perseguitati, incarcerati, torturati ed assassinati sistematicamente nei campi di sterminio perché ebrei, rom o di altre stirpi dichiarate ‘inferiori’, o malati, omosessuali, dissidenti ed avversari politici?
Come se non vi fosse più differenza etica sostanziale e radicale assoluta tra le ideologie fasciste e naziste che proclamavano ed attuavano la dominanza genetica razziale con assoggettamento e sterminii degli asseriti “inferiori”, e le degenerazioni degli ideali comunisti di giustizia, eguaglianza e libertà in regimi omicidi. Cioè tra principi ignobili con pratiche criminali conseguenti, e idee nobili degradate a strumento di crimini, com’è accaduto nella storia persino con il messaggio evangelico cristiano e col pacifismo buddista.
E proprio mentre in Italia ed altrove vediamo crescer i frutti di questa parificazione (a)morale di comodo politico, e non solo nel pericoloso folklore tollerato dei neofascismi e neonazismi marginali, ma soprattutto sotto forma di razzismi vecchi e nuovi sempre più praticati e diffusi nelle forze politiche che si proclamano democratiche.
La tesi adombrata da Coslovich su responsabilità di quelle vittime non la si leggeva sul Piccolo da quando il giornale faceva l’apologia delle leggi razziali antisemite del regime fascista, ma discende ora direttamente dalla logica revisionista ‘di sinistra’ alla moda degli Spadaro, Violante, Segatti e quant’altri.
E siccome non vi è motivo di dubitare della buona fede della confusione etica così espressa da Coslovich, il fatto dà anche buona misura del livello di inquinamento culturale strisciante cui hanno condotto qui ed altrove le teorie di costoro. E del codazzo di intellettuali pseudo-progressisti che le hanno ricalcate col solito zelo ottuso per le peggiori dottrine di partito, emulati e ricambiati dai loro omologhi di destra.
Occorre dunque reagire con fermezza, perché non si può lasciar considerare questa la vera rappresentanza intellettuale di Trieste, come non può essere questo l’insegnamento che la nostra città deve meditare ed imparare dal ricordo della tragedia storica dell’Olocausto che l’ha tanto devastata nel corpo e nell’anima. E non basta nemmeno farlo ogni 27 gennaio.
Paolo G. Parovel
© 18 Gennaio 2012