La Voce di Trieste

Fake Plastic Music

Nils Frahm

È da pochi giorni terminata la sagra di X Factor, lo show ironicamente definito “talent”, in onda da quest’anno sulle frequenze satellitari di Sky dopo aver ammorbato, in quelli scorsi, quelle della Rai. Ora, se qualcuno si aspetta una disamina pregna di entusiasmo della kermesse nelle prossime righe, farà meglio a passare alle pagine dell’oroscopo. Chi invece è pervaso da improvvisi attacchi di prurito pensando, è consigliabile solo per pochi istanti, ad Arisa (sic) e Simona Ventura (sic) quali scopritori di talenti musicali, qui troverà acqua per il suo mulino.

“Dov’è che vuoi andare a parare?”, vi starete chiedendo. Mentre sto scrivendo, nel mio lettore cd scorrono, lievi e delicate, le note di Wintermusik di Nils Frahm. Artista (mai aggettivo fu più adeguato) non ancora trentenne di Berlino, cui percorso musicale, finora più dietro le quinte che sotto le luci della ribalta, è seguito da pochi. Ma quei pochi non possono che esserne ammaliati. Ammaliati da come il pianoforte, il suo strumento, riesca a prendere vita sotto le sue dita. Di come non ci siano solo tasti d’avorio bianchi e neri, ma tele infinite sulle quali Nils dipinge l’inimmaginabile. Se qualcuno pensasse per sbaglio ad un Allevi no, per carità, no. Qui siamo alla sublimazione dei sensi, non all’esercizio di stile o il jingle da spot. Bastano pochi secondi di Ambre, e i 17 minuti che vorresti non finissero mai di Tristana, per rendersene conto.

Pianoforte, respiri, rumori, battiti. Ti sembra di averlo lì, di fianco a te, a regalarti minuti interi di beatitudine. Pianoforte, respiri, rumori, battiti e non solo. Nils Frahm gira il mondo, spesso con il suo amico (altro talento sublime) Peter Broderick, decine di concerti ogni anno, in ogni angolo sperduto. Concerti che diventano esperienze mistiche. Ammaliando quei pochi che già lo amano e contagiando i curiosi che se ne avvicinano per la prima volta. Assaltandone, ad esibizione terminata, il banchetto dei cd. Per averli, meglio se autografati, dalle sue mani.

Arisa

Il perché di questa digressione, avendo iniziato col parlarvi di X Factor , è forse facile da intuire. Non c’è anima, non c’è cuore, non c’è arte, non c’è nulla, in chi, con il visino carino e il vestitino d’ordinanza, cerca la strada del successo in tal maniera. Non c’è un barlume di luce, in questi occhi tutti uguali di chi pensa che la “musica” sia solo il “mezzo” e non il “fine”, per un’effimera apparizione di notorietà. Non ha niente da spartire con il talento chi, invece che girarsi il mondo in pulmino per farsi conoscere, cominciando a suonare nelle bettole, fa ore di fila davanti a degli studi televisivi. Con la speranza che Arisa (sic) e Simona Ventura (sic) annuiscano decidendo del tuo destino, basandosi sul niente. O, quando è grasso che cola, sul nulla.

 

© 17 Gennaio 2012

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