“Franca Batich – L’arte si fa sacra” alla sala “Umberto Veruda”
di C.S.
La mostra sarà visitabile fino all’8 gennaio 2012
Giovedì 22 dicembre alle ore 17.30, con l’introduzione di Mons. Ettore Malnati e del Prof. Roberto Ambrosi, alla presenza di Andrea Mariani assessore comunale alla cultura, presso la Sala Umberto Veruda di Piazza Piccola 2, sarà inaugurata la mostra Franca BATICH – L’arte si fa sacra.
Al centro dell’esposizione Il Verbo si fece carne, un’opera composta da ventidue quadri e dedicata ai misteri del Rosario. La rassegna è organizzata dall’Associazione culturale Linea d’Arte (in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste (www.retecivica.trieste.it)) che ha deciso di dedicare quest’anno il suo tradizionale appuntamento con l’arte sacra, proprio a Franca Batich, l’artista triestina che da sempre si sente debitrice di artisti da lei studiati e ristudiati: il riferimento va all’arte sacra di Giotto, all’impianto prospettico di Piero della Francesca, all’atmosfera metafisica di De Chirico, di Carrà e di Arturo Nathan.
“La Batich – scrive Franco Rosso, curatore dell’esposizione – è una artista che in tutti i suoi cicli pittorici ha fatto trasparire il suo sentire religioso, contrapponendosi a quella volontà di eliminare il concetto di spirito umano (che risponde al nome di Dio) sostenuta da duecento anni a questa parte, nel convincimento che non vi è nulla di obsoleto nel parlarne : perché la Batich è convinta che l’allinearsi o il non allinearsi alla posizione metafisica o a quella illuministica, porta a scegliere atteggiamenti esistenziali tra i quali importante è quello della fede e di accettarne o non accettarne i valori. Tant’è che Franca Batich rifugge da coloro che interpretano l’uomo storicamente come erectus, habilis, sapiens, convinta che la tensione spirituale nell’esistenza umana è qualcosa di assolutamente unico e che guardare all’uomo solo come organismo-macchina produttiva e non come individualità anche spirituale, è ideologicamente scorretto.
Convinta anche che alla contrapposizione tra lo spiritualismo e l’idealismo e il variegato terreno del neopositivismo moderno si debba aggiungere la posizione teologica del Cristianesimo, come via tra le ragioni della fede e la fede nella ragione. Nasce in questo contesto di riflessione culturale e religiosa la volontà di Franca Batich di realizzare una grande opera sui misteri del Rosario. Ecco Il Verbo si fece carne, un’opera composta da ventidue quadri, che rappresentano il nucleo centrale dell’esposizione ospitata a Palazzo Costanzi. Un’opera che la Batich stessa asserisce rappresentare il corollario di un percorso spirituale di approfondimento e di meditazione del Vangelo durato molti anni. L’artista ha voluto sintetizzare in due pannelli (che affiancano didatticamente la rassegna) la descrizione dell’intera opera, ricordando che per l’impostazione delle figure si è ispirata al lenzuolo sindonico, ritenuto dai credenti l’unica immagine che testimonia la vicenda accaduta oltre 2000 anni fa a Gesù Cristo, con le tracce della sua persona e della sua passione. Le figure sono disegnate su tela di cotone, omettendo volutamente ogni dettaglio, sia fisionomico che strutturale, in modo che l’indefinitezza e la semplicità dei segni, completata e arricchita da numerosi elementi simbolici, favorisca il momento meditativo: lo spazio di molti quadri è diviso in due campiture, proprio per separare l’aspetto immanente da quello trascendente. Le figure sono state preventivamente ritagliate in tela e poi applicate sulla tela del quadro appositamente preparata con colori ad olio, utilizzando tinte simboliche in ottemperanza all’iconografia sacra. Successivamente, gran parte delle composizioni sono state velate con carta sottile per rimarcare il mistero, ricordando San Paolo: ”Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia”. Il tutto conferma, ancora una volta, che la sacralità di un’opera non dipende tanto dal soggetto rappresentato, quanto dalla spiritualità dell’artista”.
Franca Batich è nata a Trieste nel 1940, dove tuttora vive ed opera. Dopo essersi diplomata al “Carducci” (www.carducci-ts.it) si iscrive all’Università di Trieste (www.univ.trieste.it) e nel contempo asseconda la sua passione per la pittura seguendo le lezioni di Alice Psacaropulo, attingendo importanti insegnamenti anche dai maestri Giovanni Giordani e Frida de Reja. Intraprende alcuni viaggi formativi in Italia, Grecia, Germania, Austria e Jugoslavia, e negli anni ’70 partecipa a diverse collettive. Inizia la sua attività espositiva nel 1982 sviluppando nel tempo un intenso calendario di mostre personali in Italia e all’estero, prendendo parte anche a importanti rassegne collettive. Nel 1983 dà vita alla Galleria Malcanton, nel Palazzo Marenzi, avviando una attività di operatore culturale che per undici anni la vedrà impegnata nell’allestimento di mostre di artisti italiani, austriaci e sloveni, promuovendo pure le loro opere all’estero in diverse expo d’arte. Intensissima la sua qualificata presenza espositiva. Nel 2011, è stata invitata a partecipare alla grande rassegna allestita a Villa Manin di Passariano in occasione del 50° del Centro Friulano Arti Plastiche; a Torino, per la mostra organizzata a Palazzo Reale a celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia; alla Biennale Diffusa di Venezia, nell’ambito del Padiglione Friuli Venezia Giulia, in Porto Vecchio a Trieste; a Parigi, alla Kiton Espace nell’ambito della rassegna “Art Italien Contemporain”; al 5° Salone d’Autunno dell’Arte Triestina, organizzato dal Centro Iniziative Culturali Z04. Nel 2012 le sue opere saranno esposte alla Galleria Thomas di Phoenix in Arizona (USA) e alla Quadriennale di Roma.
La rassegna resterà aperta fino all’8 gennaio 2012, con orario feriale e festivo 10.00 – 13.00 e 17.00 – 20.00.
© 22 Dicembre 2011