La Voce di Trieste

Al Rossetti arriva “Elektra” di Hugo von Hofmannsthal

di

Elisabetta Pozzi protagonista dello spettacolo diretto da Carmelo Rifici

Il nuovo allestimento di Elektra di Hugo von Hofmannsthal, prodotto dal Teatro stabile del Veneto (www.teatrostabileveneto.it), va in scena al Teatro Stabile regionale (www.ilrossetti.it) dal 9 al 13 novembre per il cartellone Prosa. Carmelo Rifici, oltre a firmarne la regia ne cura anche la traduzione e l’adattamento.

Graffiante, appassionata, ma anche delicata, intuitiva e sensibile Elisabetta Pozzi incarna con rara perizia e sapienza l’animo dei personaggi che affronta, scandagliandoli in profondità, portandone alla luce profili mai scontati: la sua interpretazione di Elektra è da considerare uno dei momenti più suggestivi della stagione sul piano attoriale. Guidata dalla suggestiva regia, la sua Elektra si muoverà in un mondo quasi onirico, come stesse vivendo un incubo: Elektra infatti non è ancora un dramma psicologico, ma freudianamente vi si avvicina, come testimoniano le fini cesellature introspettive dei personaggi. Su questo piano Carmelo Rifici ha costruito lo spettacolo: ambientato davanti a un palazzo “escherianamente” distorto e popolato di figure in vesti manicomiali, che vivono il dramma di non poter essere tragici appieno, di non sapere più se stiano vivendo la realtà o soltanto l’incubo folle di Elektra.

Geniale rappresentante dello Jugendstil viennese in letteratura, Hugo von Hoffmannstahl tratteggia la sua Elektra come un novello Amleto, lacerata fra il desiderio di vendicare il padre uccidendo la propria stessa madre Clitemestra, e l’incapacità di passare all’azione. L’autore rappresentava in questo modo anche il dubbio e l’abulia dell’uomo a lui contemporaneo, chiuso in un angusto recinto di dubbi e smanie, che di fatto non gli permettevano di trasformare in atto gli stimoli vitali.Ma non sono interessanti soltanto il contenuto e le modalità dell’attualizzazione che Hofmannstahl compie rispetto all’originale tragedia sofoclea. Molte suggestioni, che il pubblico coglierà senz’altro grazie all’apporto di un cast tanto preciso, provengono infatti dal piano del linguaggio. Si tratta infatti di un testo profondamente suggestivo, un “testo poetico”, che rilegge il rigore del classico greco in modo molto libero, autonomo, affine al sentire del decadentismo. Il linguaggio del poeta tedesco è infatti immaginifico e intensamente musicale, proprio perché la sua funzione è di introdurci in un mondo sotterraneo, ossessionante, claustrofobico. Perché tale è la situazione che vive la protagonista.

 

© 8 Novembre 2011

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