La Voce di Trieste

Vasco Rossi e la disputa con Nonciclopedia

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La situazione sta sfuggendo di mano al rocker

Che Vasco Rossi fosse un ossimoro vivente (Rocker Pera Cotta) già da un paio e passa di decadi, è fatto appurato e conclamato da tutti, al di fuori di una non troppo ristretta cerchia di fan deliranti, più o meno attempati, affossatisi in anni ruggenti che poco durarono e mai torneranno.

È vero: sparare sul Blasco, soprattutto ultimamente, è divenuta prassi monotona e alla portata di chiunque; noiosa, come forse solo una partita della Serie C islandese di pallanuoto potrebbe essere.  Ma che l’autore di Sally potesse, un giorno, sentire la necessità di schierare i suoi avvocati (una task force degna della compagine del Bel Ghedini) per ordinare la cancellazione di Nonciclopedia (http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Pagina_principale), portale satirico reo di aver perculeggiato – diffamato, secondo i legali – oltremodo la Sua divina effige, non se lo aspettava praticamente nessuno. Forse solo Lui. Urge, quindi, un approfondimento.

Vasco, si sa, ha scoperto Internet in tempi recenti. Da quando gli hanno spiegato cosa sia la Rete, è andato completamente in tilt. Euforico e abbacinato come dinnanzi a una svendita di polvere magica, ha aperto e condotto con vigore irrinunciabili battaglie (?) su Facebook, regalandoci stralci salvifici con una versione unplugged casalinga di Albachiara che ventitré persone, più o meno, hanno confermato essere, come da titolo, “struggente”; si è imposto inoltre per alti momenti dialettici, laddove, per esempio, invitò l’acerrimo rivale di Correggio, anch’esso sedicente rock-star, a non mettersi a paragone con il Maestro (Egli, Lui, Vasco), urlando: «Ne devi mangiare di polenta per metterti al mio livello!» e altri simili strali esiziali.

La sua immagine stanca, trasfigurata e surclassata non manca comunque di racimolare, ancora oggi, peana graveolenti in tutti i luoghi e in tutti i laghi: dall’encomio involontario di Morgan, che poco tempo fa, fregiandosi di una discografia tanto inutile quanto compiaciuta, l’aveva dichiarato artisticamente morto da trent’anni; alle leccate in Rai di colui al quale Vasco, Novello Fabrizio De André, in uno slancio di modestia aveva lasciato il Titolo di John Lennon Italiano: Gianluca Grignani (musicista che, due giorni fa, si è dichiarato molto bravo nel suo mestiere, nonché molto grato al pantofolaio di Zocca, Sensei di tanti grandi artisti – Grignani incluso, of course).

In questa triste e miserrima italietta, dove un impagliato Franco Battiato assurge a stoico rivoluzionario per aver asserito (di fronte a 112 spettatori estasiati dal francesismo) che l’attuale classe politica «deve andare fuori dai coglioni», Vasco è ancora considerato dai suoi pretoriani il ribelle portabandiera del sessodrogarocknroll nostrano; il capopopolo della gente che dice No; l’arcangelo maledetto che mai si venderà al Sistema a cui è opposto da sempre. I fan di Vasco, oggi più che mai, ricalcano i caratteri tipici del bimbominkia: tanti piccoli (e grandi) Valter Lavitola sussurranti amore incondizionato al consunto patriarca monomaniaco, abbarbicato a un autunno dorato e infinito. Sono uomini e donne che, a partire da oggi, si stringeranno ancor più affettuosamente attorno al proprio idolo, che da squallido censore birmano diverrà, agli occhi dei suoi adepti, legittimo difensore di un’intoccabilità faticosamente costruita a suon di nulla. Che il nulla, lo sappiamo, è arma di massa, la più potente che ci sia.

Non è questa la sede opportuna per discorrere su quanto sia giuridicamente ineccepibile la chiusura dell’intera Nonciclopedia a fronte di irregolarità eventualmente riscontrabili in una risibile porzione del sito stesso; per non parlare poi delle stranezze aleggianti sul modus operandi dell’entourage del cantante, segnalate dagli autori di Nonciclopedia (trovate tutto qui: http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Pagina_principale ). Occorre sottolineare, invece, l’aspetto più tragicomico della querelle tra Vasco e i suoipresuntidiffamatori: l’autolesionismo colossale di cui il Blasco, disattento novizio del Web, si è reso protagonista. Per quanto Rossi si possa sentire – e ne ha ben donde – invulnerabile a sguardi critici dall’interno della sua claque, è innegabile che la situazione gli stia sfuggendo di mano. L’impero di Vasco si scopre vacillante. Le sempre più vibranti proteste dei vaschisti minormente acritici, infatti, impazzano sui forum e social network più disparati; gettando nel panico lettrici di Moccia e uditori di Justin Bieber, groupies appena maggiorenni e uffici stampa puerilmente piccati. Palesemente impreparati a una fine inevitabile, mai tanto vicina.

E fu così che, mentre un uomo dai capelli non più da ragazzo decideva anzitempo, con il luccichio coerente dei suoi incisivi da coniglio, di calare il sipario su di una bocca ancora impastata di cose da dire, il destino ci riservò, quale magrissima consolazione, lignobile fine della più tetra dittatura musicale che lItalia abbia mai conosciuto. Almeno fino a oggi.

© 4 Ottobre 2011

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