La Voce di Trieste

Anche gli inquinamenti di Trieste e provincia sotto condanna della Corte di giustizia europea

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Direzione – da nota stampa

La Commissione per le petizioni del Parlamento Europeo ha trasmesso a Greenaction Transnational, con lettera del 22 settembre, una Comunicazione dell’11.2.2011 della Commissione Europea ai Paesi membri (leggi qui i documenti) dalla quale risulta che nel procedimento d’infrazione C-135/05, tuttora aperto, e nella relativa condanna irrogata dalla Corte di Giustizia Europea il 26 aprile 2007 all’Italia per le discariche illegali di rifiuti tossici che ha consentito sul suo territorio nazionale, può essere inserita anche quella realizzata entro il marina di Porto San Rocco, nel comune di Muggia (provincia di Trieste) sotto forma di collinetta, coperta da manto erboso ed alberato, a pochi metri dal mare e con parco giochi per bambini.

La collinetta è infatti un’opera inammissibile di occultamento permanente, ed in area densamente abitata, di rifiuti tossico nocivi che è stata consentita dalle amministrazioni pubbliche competenti. Contiene 18.000 metri cubi incapsulati dei sedimi originari inquinati da idrocarburi e metalli pesanti potenzialmente cancerogeni dell’ex cantiere navale San Rocco, sul quale è stato edificato il marina omonimo, costituito da un porto nautico di lusso con un intero villaggio residenziale esclusivo.

La pericolosità di questa discarica era stata denunciata all’opinione pubblica, ai media ed all’Autorità giudiziaria triestina dal responsabile di Greenaction Transnational, Roberto Giurastante (autore del libro-inchiesta sui malaffari triestini “Tracce di legalità”) segnalando anche il rischio di percolazione degli inquinanti sulla spiaggia sottostante e nel mare con pericolo per l’ecosistema e gli eventuali frequentatori o bagnanti, e chiedendo la bonifica del sito con rimozione totale degli inquinanti.

In una nota stampa Greenaction rileva che il solo procedimento giudiziario conseguente da parte del Tribunale di Trieste risulterebbe essere stato il rinvìo a giudizio dell’ambientalista, su querela della società responsabile della discarica e richiesta del PM Federico Frezza accolta dal Gip Paolo Vascotto, con l’accusa di avere leso l’onore della società querelante diffondendo notizie su quei rischi.

Lo stesso Tribunale non avrebbe invece provveduto a sequestro dell’area inquinata, nonostante il rischio per la salute pubblica fosse stato segnalato anche dal competente Nucleo Operativo Ecologico (N.O.E.) dei Carabinieri, e non sarebbero mai intervenute nemmeno le amministrazioni pubbliche competenti: Comune di Muggia, Provincia di Trieste, Regione Friuli Venezia Giulia.

Non è inoltre il primo caso in cui Giurastante e suoi collaboratori risultano essersi analogamente trovati a Trieste sotto processo, subendo pure condanne, su querela dei responsabili di inquinamenti od abusi edilizi rilevati e documentati dalla combattiva associazione ambientalista con denunce pubbliche e giudiziarie confermatesi più che fondate.

Sul caso di Porto San Rocco Greenaction presentò pertanto una petizione specifica al Parlamento Europeo ed una denuncia alla Commissione Europea, che ottennero il deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia comunitaria. E l’inclusione del caso nella  condanna ìrrogata  della suprema autorità giudiziaria dell’Unione Europea sembra ora confermare anche quella che Giurastante definisce nella nota “una situazione di incredibile inversione della legalità, come troppo spesso purtroppo accade di vedere nella degradatissima Italia delle ecomafie”.

La comunicazione delle Autorità comunitarie apre ora la strada all’inclusione nel procedimento d’infrazione in corso anche delle altre discariche inquinanti a Trieste, che risultano attuate da decenni in sostanziale continuità di reati su più siti di tutto il piccolo territorio provinciale ed a mare della città, occultandovi rifiuti tossico-nocivi locali (incluse le diossine dell’inceneritore comunale) e da fuori provincia. È accaduto nelle zone industriali di Zaule e delle Noghere, ora Sito Inquinato Nazionale – S.I.N, nei terrapieni di Barcola ed Acquario, in doline e grotte del Carso (come documentato anche nel gennaio 2010 da Fabio Dalmasso sul prestigioso National Geographic) ed in altri siti ora da bonificare con spese rilevantissime.

Ai danni e pericoli ambientali ed alla salute dei cittadini si potrebbero ora aggiungere pesanti sanzioni pecuniarie europee allo Stato italiano. Se le autorità italiane non si conformeranno alla sentenza, la Commissione Europea si è riservata infatti di presentare una seconda richiesta alla Corte di Giustizia per l’imposizione di sanzioni economiche all’Italia.

Di tutto ciò potrebbero e dovrebbero venire comunque chiamati a rispondere nelle sedi di giustizia nazionali – ma anche a livelli europei per gli effetti transfrontalieri di terraferma e sul mare verso le vicine Slovenia e Croazia  – i responsabili delle istituzioni e delle amministrazioni pubbliche che ne condividono responsabilità attive o passive per avere continuativamente omesso, in passato ed a tutt’oggi, attività doverose di prevenzione, sanzione e bonifica delle discariche tossiche sul territorio triestino.

Tanto più che questo genere di omissioni istituzionali sistematiche ed impunità è purtroppo tipico della situazione italiana in materia, ed ha fatto sospettare l’operatività anche anche a Trieste di un solido “sistema” occulto di intese trasversali illecite, che il sito di Greenaction e le pubblicazioni di Giurastante definiscono perciò  “Sistema Trieste”. (pgp)

 

 

© 4 Ottobre 2011

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