La Voce di Trieste

Ferriera oltre ogni limite: Trieste respira veleno, perché le autorità competenti non reagiscono ?

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Inchiesta di Stefano Tieri

L’aria immobile, bloccata in un’afa pestilenziale; l’odore acre, di zolfo, impregna l’aria. Le saracinesche abbassate o, nei casi più fortunati, le finestre chiuse con l’aria condizionata accesa a pieno regime. Pochi i passanti, tutti di passo spedito e con lo sguardo rivolto a terra. Un infelice ritratto, quello dell’agosto servolano. Poco distante la causa di questo inusuale barricamento in casa estivo: la “ferriera”, impianto siderurgico obsoleto, un enorme Moloch in attesa di un sacrificio.

Tra le sostanze emesse dall’impianto, spiccano per pericolosità gli Idrocarburi Policiclici Aromatici, tra cui il benzo(a)pirene, dalla cancerogenicità universalmente riconosciuta e il cui limite di concentrazione massimo nell’aria era stabilito (prima che l’attuale Governo lo cancellasse lo scorso anno, posticipando la data entro la quale questo limite dovrà essere attivo al 31 dicembre 2012) dal D.Lgs. 152/2007 per 1 ng/m3 di media annuale. Se questo limite fosse ora in vigore sarebbe già stato oltrepassato nel 2011: nei primi sei mesi dell’anno, infatti, la media è stata di 2,03 ng/m3, di conseguenza anche se nei restanti sei mesi non ci fossero ulteriori emissioni, sarebbe impossibile rimanere al di sotto della soglia.

C’è poi il benzene, cancerogeno di classe A, il cui limite di concentrazione è fissato – anche qui su media annuale – nel valore di 5 ?g/m3: proprio una nube anomala di questa sostanza, lo scorso 23 agosto (la concentrazione nell’aria ha raggiunto un picco di 50 ?g/m3), ha portato il pm Massimo de Bortoli ad aprire un fascicolo relativo allo sforamento.

Molto dannose, poi, le particelle sospese PM10 (polveri sottili, causa di seri disturbi all’apparato respiratorio) il cui limite di concentrazione – stavolta giornaliero – non deve oltrepassare i 50 ?g/m3, valore da non superare più di 35 volte per anno civile «per la protezione della salute umana».

Chi verifica il rispetto di questi valori? L’Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente), senza dubbio; ma anche l’Azienda Sanitaria, il Comune e la Regione – destinati a prendere provvedimenti in caso di sforamenti delle soglie stabilite dalla legge – hanno la loro responsabilità.

I controlli vengono effettuati con centraline per il rilevamento delle sostanze inquinanti. Ci si aspetterebbe che fossero di proprietà dell’Arpa (o, comunque, di un ente pubblico), ma non è sempre così: quelle collocate a ridosso della “ferriera” – nello specifico: in via Pitacco e via Svevo – infatti sono date in gestione alla società Elettra Produzione Srl, società privata che definire “economicamente coinvolta” sarebbe un eufemismo, in quanto ottiene proprio dalla “ferriera” di proprietà Lucchini-Severstal i gas di cokeria con i quali produce energia; inoltre, proprio in virtù della sua particolare fonte (grazie al CIP6, che favorisce la produzione di energia elettrica con impianti alimentati da fonti rinnovabili e assimilate – in quest’ultima categoria rientrano i gas di cokeria) può rivendere l’energia al Gestore dei Servizi Energetici ad un prezzo superiore a quello di mercato (sovraprezzo pagato da tutti noi nelle bollette). In parole povere: un conflitto d’interessi in piena regola.

Nonostante questo, sfogliando il quotidiano monopolista locale “il Piccolo” del 26 agosto 2011 si può leggere addirittura che Elettra Produzione Srl è «una società autonoma che nulla a che vedere con la Lucchini» (manca pure il verbo avere, ma l’errore grammaticale è il meno grave); eppure basta un rapido clic sul sito dell’Elettra per rendersi conto del contrario: «l’impianto produce energia elettrica per un potenziale di 170 MW e cogenera vapore acqueo surriscaldato per 12.000 kg/h mediante il recupero dei gas di processo siderurgico ceduti da Lucchini S.p.A. miscelati a gas naturale».

In realtà c’è un’altra centralina collocata a ridosso della “ferriera”, stavolta di proprietà dell’Arpa: si tratta della stazione di mezzo mobile in via San Lorenzo in Selva. La centralina è però contestata dalla Lucchini in quanto collocata sul confine dello stabilimento, sebbene a ridosso di un’abitazione privata (nella quale vivono persone che hanno il medesimo diritto di respirare un’aria “a norma di legge”); per l’Associazione Ambientalista NOSMOG Onlus – che si batte da anni per la salute della cittadinanza –, infatti, i suoi valori sono da prendere in considerazione, anche perché ci sono abitazioni più vicine alla cokeria (maggiore fonte di benzene e benzo(a)pirene all’interno dell’impianto siderurgico), in linea d’aria, rispetto alla centralina stessa.

Tra la centralina di via san Lorenzo in Selva e quella di via Pitacco la distanza è minima: in linea d’aria si tratta di un centinaio di metri. Ci si aspetterebbe, pertanto, una divergenza fra i valori riscontrati non troppo grande, sebbene la presenza di alcuni alberi a ridosso della centralina di via Pitacco possa “parare” un discreto numero di polveri.

Confrontando i dati di emissione delle PM10, invece, la differenza è netta: limitando l’indagine al solo mese di agosto – mese “nero” in cui le segnalazioni della popolazione sono state 120 –, gli sforamenti giornalieri sono stati per la centralina in via san Lorenzo in Selva ben 9 (a fronte di un totale di 35 sforamenti annuali tollerati), con un picco di concentrazione pari a 76 ?g/m3 (quando il limite è di 50 ?g/m3); mentre la centralina di via Pitacco ha registrato soltanto uno sforamento, con la differenza che qui il valore riscontrato è stato di 54 ?g/m3 (“solo” 4 ?g/m3 sopra la norma).

Ma ci si può fidare di questa centralina “pubblica” – contestata dalla Lucchini – che registra valori così anomali rispetto alle altre? Sembrerebbe proprio di sì: nel 2007 il Ministero dell’Ambiente ha richiesto all’Agenzia Nazionale per la Protezione Ambientale (APAT) un intervento nell’area della “ferriera” di Servola finalizzato a una convalida dei dati forniti dall’Arpa; per farlo il laboratorio mobile per il monitoraggio della qualità dell’aria dell’APAT è stato collocato proprio nei pressi della stazione di via san Lorenzo in Selva: il confronto dei dati riscontrati dal 14 al 28 ottobre ha portato alla conclusione che «i laboratori, nonostante utilizzino metodologie di campionamento e procedure analitiche differenti, producono per il benzo(a)pirene nel PM10 dati confrontabili e rispondenti ai requisiti di qualità previsti dal D.Lgs. 152/07».

I dati rilevati dalla centralina di via san Lorenzo in Selva sono, pertanto, corretti e descrivono la reale situazione dell’aria respirata. A prenderli in considerazione, si nota che (sempre per le PM10) gli sforamenti, dall’inizio dell’anno, siano stati 70 (fino al 22/9 compreso): un numero doppio rispetto a quello consentito, e mancano ancora tre mesi dalla fine dell’anno. Nel 2010 non è andata molto meglio: gli sforamenti sono stati 54, a fronte dei 35 legali; nel 2009 sono stati 57, nel 2008 addirittura 115 (più del triplo di quelli concessi), nel 2007 (anno in cui la centralina è stata “controllata”) 40.

Anche per quanto riguarda il benzene i valori riscontrati sono fuorilegge: la centralina di via San Lorenzo in Selva, infatti, ha registrato nel 2010 una concentrazione, su media annuale, di 6,7 ?g/m3; mentre nei primi sei mesi del 2011 la situazione è ancora peggiore: la media è salita a ben 9,7 ?g/m3.

Osservando i singoli inquinanti presenti nell’aria, è possibile calcolare – come è stato fatto nel “Piano regionale di miglioramento della qualità dell’aria” del maggio 2010 – l’impatto ambientale di ogni singola grande azienda. Nella nostra città, più del 60% degli inqunanti totali presenti nell’aria provengono dalla “ferriera” e dagli impianti ad essa direttamente connessi. Nello specifico: la Lucchini Spa immette nell’aria il 43,6% degli inquinanti, l’Elettra Produzione Srl il 14,8%, la Sertubi Spa (produttrice di tubi con la ghisa fornita dalla “ferriera”) il 2,3%.

Possibile che, a fronte di questi dati preoccupanti per la salute non solo degli abitanti di Servola e dei lavoratori all’interno dell’impianto, ma di tutta Trieste, gli enti competenti non agiscano in alcun modo? E, soprattutto, quanto sono “competenti” Comune e Regione? La domanda non è così scontata se si tiene conto che L’Arpa, incaricata di redigere di anno in anno una relazione sulla “qualità dell’aria della città di Trieste”, non ha ancora pubblicato – a settembre del 2011 – il fascicolo relativo al 2010.

L’affamato Moloch apre i suoi occhi anche di notte, con alte lingue di fuoco sferza l’aria intorno, appestandola. «Soprattutto di notte, quando nessuno osserva» denunciano i servolani (vedi qui sotto). Spettrale, nega il respiro, in attesa del sacrificio richiesto: la vita.

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© 27 Settembre 2011

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