La Voce di Trieste

L’estrazione del petrolio si impara in Ogs

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Il 1° e il 2 settembre un convegno a Trieste

Nuove tecniche per studiare il sottosuolo e “ascoltare” i movimenti del petrolio a fini estrattivi. E studi all’avanguardia sul confinamento sotterraneo dell’anidride carbonica (CO2), strategia che potrebbe rappresentare, in futuro, una soluzione, anche solo parziale, al problema delle emissioni di questo gas serra in atmosfera. Non sono molti gli esperti internazionali in questi settori. Uno di essi è Aldo Vesnaver, ricercatore dell’Ogs, l’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale. Vesnaver e alcuni colleghi di Ogs presenteranno a Trieste i risultati di una serie di studi che vanno dalla comprensione delle dinamiche sotterranee dell’oro nero, agli effetti della CO2 sull’acidificazione di acque marine poco profonde, allo studio dei gas idrati.

 

Il workshop in cui si parlerà di questi temi, intitolato Verso una completa integrazione: dalle geoscienze alla simulazione delle riserve sotterranee, si terrà il 1° e il 2 settembre, presso la Sala Imperatore dell’Hotel Savoia Excelsior Palace, con inizio alle ore 9.00. Tra i partecipanti anche ricercatori provenienti da Stati Uniti, Brasile, Arabia Saudita, Russia, Francia, Pakistan e Slovacchia, e rappresentanti della National Iranian South Oil Company e della Saudi Aramco.

«Pur ospitando un numero relativamente ridotto di ricercatori (circa 40) – spiega Vesnaver, che è il direttore uscente del Comitato ricerca dell’Associazione europea di geofisica applicata (Eage), uno degli sponsor dell’evento – il workshop di Trieste è uno dei più importanti nel suo genere». La nuova tecnica che il ricercatore illustrerà, sviluppata all’Ogs, permette di esplorare il sottosuolo sia per cercare nuovi giacimenti petroliferi, che per tentar di quantificare le riserve sotterranee di liquido nascoste in profondità. «Si sfrutta l’eco di ritorno di onde artificiali, ma si ascoltano anche gli “scricchiolii” dei giacimenti di petrolio» dice Vesnaver. Tutti rumori che rivelano come il petrolio o il gas che esso produce si spostino nelle profondità della Terra, durante l’estrazione oppure l’iniezione di CO2.

«Il concetto della re-iniezione di CO2 negli strati profondi del sottosuolo non è una novità – precisa  il ricercatore – In molti paesi esistono depositi naturali di questo gas, intrappolati in formazioni geologiche assolutamente stabili da milioni di anni. Studiarne le caratteristiche ci aiuterà a capire il modo migliore per imitare la Natura, per ridurre l’effetto serra dell’anidride carbonica prodotta dalle nostre automobili, dalle nostre fabbriche e dalle centrali termo-elettriche». Le tecniche menzionate sono per ora in fase di sperimentazione in Arabia Saudita, dove Vesnaver si reca periodicamente per insegnare agli scienziati locali le tecniche di individuazione del petrolio.

«Il workshop – conclude Vesnaver – fa conoscere al mondo il nome di Trieste, poiché viene citato dalle due maggiori società geofisiche internazionali: quella europea (EAGE) e quella americana (SEG), nella loro attività di promozione della ricerca geofisica. Il convegno è sponsorizzato dalla loro Sezione italiana, che ha in Ogs il suo baricentro.

 

Per maggiori informazioni:

Istituto Nazionale Di Oceanografia E Di Geofisica Sperimentale – Ogs

Borgo Grotta Gigante 42/C – 34010 – Sgonico (TS)

Tel. 040.21401 – www.ogs.trieste.it

© 31 Agosto 2011

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