La Voce di Trieste

Trieste: gli illeciti sul Porto franco Nord tra disattenzoni estive e responsabilità

di

Osservatorio

Le operazioni con cui Roma e complici locali stanno finendo di soffocare il porto di Trieste, ed in particolare il suo regime di Porto franco, per impedire che formi un polo naturale forte assieme a quello di Koper-Capodistria sono seguite con attenzione anche da osservatori di altri Paesi. Al di là dei problemi locali e nazionali italo-sloveni, lo sviluppo o meno di quest’asse di traffico internazionale ha infatti implicazioni strategiche sugli equilibri politico-economico-militari a medio termine di buona parte del Sudest Europa.

Uno di questi osservatori ha fatto osservare in questi giorni che, approfittando delle disattenzioni estive, col baccano mediatico organizzato attorno alla misera pseudo-biennale di Sgarbi insediata illegittimamente al Magazzino 26 del Porto Franco Nord (portovecchio) si sta facendo passare inosservato il movimento dell’altra branca della tenaglia speculativa immobiliare illecita sull’area.

Si è resa cioè più visibile l’operazione avviata col concessionario Portocittà dagli allora sindaco Dipiazza e presidente dell’Autorità Portuale Boniciolli (leggi qui le nostre analisi e denunce precedenti), lasciando in ombra il fatto che si sta intanto concludendo l’altra. Quella avviata con la concessione di cinque magazzini alla taiwanese-italiana Greensisam ad opera principale dell’attuale presidente Marina Monassi già nel suo mandato precedente. Operazione su cui pendono inoltre un ricorso al Consiglio di Stato ed un procedimento, ora in appello, davanti alla Corte dei Conti per danno erariale già riconosciuto in primo grado.

È passata così quasi inosservata la notizia del 2 luglio che Monassi ha consegnato “finalmente” gli ultimi due magazzini a Greensisam, che intende destinarli non alle attività di marittime esclusive di portofranco cui sono vincolati per legge, ma a grande albergo di lusso, servizi ed appartamenti vista mare, parcheggio a sette livelli per 500 posti macchina, esercizi commerciali ed uffici vari. Cioè ad una massiccia speculazione immobiliare ed edilizia ordinaria, complementare quella di Portocittà ed altrettanto illecita.

Ma tutto questo significa che oltre ad incrementare la battaglia informativa e giudiziaria sul caso Greensisam occorre anche incominciare a distinguere con migliore chiarezza operativa la colpa dal dolo nelle responsabilità dei pubblici amministratori che si rendono complici di questa spoliazione speculativa della risorsa potenziale maggiore del porto, e quindi del lavoro, di Trieste.

Nel fronte politico-amministrativo e mediatico locale apparentemente compatto che sta appoggiando ed esaltando pubblicamente come progresso la rapina immobiliare del Porto Franco Nord ci sono infatti almeno tre categorie principali di attori.

La più vasta è quella dei superficiali che non solo ignorano i termini reali del problema e nemmeno se ne informano seriamente. Limitandosi invece a cavalcare od assecondare stolidamente le propagande e disinformazioni che gli interessati diffondono col favore acritico del quotidiano locale Il Piccolo. Ma la battaglia difensiva dovrebbe consentire di riscattare da questa categoria coloro che  avranno coscienza, intelletto e coraggio sufficienti ad informarsi seriamente e cambiare idea di conseguenza.

C’è poi una categoria intermedia di esecutori burocratici più o meno convinti e nella possibilità di opporsi, formata dai vari livelli di funzionari statali, regionali e locali che dovrebbero poter affermare e difendere quantomeno la legalità. Ma abbiamo già constatato, e pure commentato, le pressioni ed i linciaggi politico-mediatici furibondi cui vengono significativamente sottoposti quando lo fanno. Su di essi è quindi corretto e realistico sospendere i giudizi di responsabilità.

Al di sopra queste categorie più ampie c’è però quella ristretta di coloro che per funzioni politiche ed amministrative di vertice, e per le competenze ed i doveri inderogabili connessi, sanno o devono sapere quello che fanno in materia. Cioè che stanno compiendo od avallando in violazione di legge operazioni speculative private a danno della collettività e su beni pubblici materiali (area portuale) e funzionali (regime di porto franco) di elevatissimo valore, con tutte le responsabilità penali, civili ed erariali connesse.

A questa categoria di responsabili certi appartengono i presidenti dell’Autorità Portuale e sindaci coinvolti: rispettivamente Boniciolli e Monassi nonché Dipiazza, quali attori principali, ed ora l’appena eletto Cosolini che si è messo a lodarne le operazioni illegittime senza mostrare segno dei dubbi ed approfondimenti critici che la nuova carica gli dovrebbe imporre.

Per freschezza di nomina ad un seggio fortemente compromesso dal predecessore su questo ed altri problemi, la posizione del nuovo sindaco è tuttavìa la sola sulla quale va ancora conservata una riserva di giudizio. In attesa di vedere se rimarrà subordinato anche lui agli ambienti ed interessi trasversali e partitici che continuano a parassitare Trieste ed il porto contando su troppe inettitudini e pavidità di politici, e su troppe ingenuità della gente.

O se ha la capacità di capire abbastanza rapidamente ciò che sta accadendo, ed il coraggio di opporvisi apertamente a difesa della città dimostrandosi degno della carica e dei voti che l’hanno eletto. Nessuno nasce eroe, ma ognuno può diventarlo, oppure ritirarsi, con scelte che competono  solo a lui stesso.

La nostra opera d’informazione indipendente può soltanto aiutare tutte le persone di buona volontà denunciando documentatamente gli illeciti, le disinformazioni e le corruzioni senza sconti per nessuno, con la forza che ci darà l’attenzione dei nostri lettori. Ma questo non è poco, ed intendiamo continuare a farlo sino in fondo.

© 3 Agosto 2011

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