La Voce di Trieste

Trieste e le cronache della cupola: un giornale, due padrini ed un padrone

di

Osservatorio

A Trieste ogni persona avveduta sa bene che il vecchio quotidiano monopolista locale ‘indipendente’ Il Piccolo ha in realtà una tradizione storica consolidata di ossequio ed appoggio, nel bene e nel male, alle operazioni dei ‘poteri forti’ susseguitisi dal 1918: dal nazionalismo razzista di confine al fascismo e alle leggi razziali, alla demolizione del Territorio Libero, alle propagande postbelliche, alle apologie di personaggi impresentabili, e così via. Sino all’attuale, spudorata campagna di propaganda a favore della speculazione edilizia illegale nel Porto Franco Nord (portovecchio), che Roma ha fatto svuotare apposta.

Questa tradizione deteriore del giornale si è arricchita il 27 luglio di un’incredibile pagina di fraternizzazione pubblica dei tre ultimi sindaci di centrodinistra e centrodestra Illy, Dipiazza e Cosolini, e di santificazione del discusso boss ex-comunista Stelio Spadaro.

I fratelli Cosolini, Dipiazza e Illy

I tre sindaci hanno fraternizzato pubblicamente all’affollata presentazione di un libro su “Trieste, la bella addormentata”, spacciando assieme le stesse applaudite banalità rituali, tra lodi reciproche e un’incredibile dichiarazione di Cosolini a favore dell’edilizia illegale nel porto franco. Ed hanno attaccato tutti assieme l’asserito padrone occulto di destra della città, senatore Giulio Camber, come se ai vertici della ‘cupola’ cittadina ci fosse solo lui.

Il tutto ha fatto giustamente molta impressione sia ai lettori che un paio di mesi fa hanno votato a sinistra Cosolini per mettere fine all’arrogante, pluriindagata gestione comunale del Dipiazza e dei suoi, e per superare le delusioni reali dell’ufficialmente celebrata precedente gestione dell’algido Illy, sia a quelli che avevano sostenuto e votato Dipiazza ed il suo centrodestra come alternativa netta alla sinistra.

L’apologia di Stelio Spadaro

L’apologia dello Spadaro è stata sviluppata invece in un pezzo di spalla, che lo esalta nientemeno che come “vecchio saggio” ex-comunista “divenuto tessitore della nuova storia di Trieste”, e pure simpaticone. Narrando come allo stesso incontro con i sindaci lui ha riabilitato e lodato assurdamente il Dipiazza affermando che ha l’unico difetto di avere candidato con la destra invece che con la sinistra, ha riproposto le solite versioni nazionaliste e strumentali della storia di Trieste, ha incensato paradossalmente Illy come protettore delle minoranze, e si è atteggiato di nuovo a promotore del concerto riconciliativo di Muti per i presidenti italiano, sloveno e croato.

Come se tutti gli addetti ai lavori non sapessero che i ‘meriti’ politici di Stelio Spadaro consistono invece nell’avere fatto avallare e rilanciare scandalosamente ed acriticamente alla sinistra le tesi del nazionalismo razzista di confine della destra, creando così la condizione politica decisiva per lo sviluppo dell’operazione di servizi segreti deviati ed estrema destra “Gladio 2” (leggi qui il nostro dossier) e delle pesanti e continue campagne di propaganda nazionali con cui è stata sostenuta a tutt’oggi. E che Spadaro pretendeva, come le destre, non un concerto in piazza, ma una ‘riconciliazione’ itinerante che costringesse i presidenti sloveno e croato a riconoscere le propagande nazionaliste italiane.

Due padrini ed un padrone

È ben vero che il silente Giulio Camber ha o si lascia attribuire un ruolo di potente braccio di destra della ‘cupola’ triestina. Ma è altrettanto vero che la stessa cupola ha anche un braccio di sinistra, perfettamente rappresentato dallo Spadaro o dai più influenti proprio tra quelli che insistono tanto a sviare da sé l’attenzione dell’opinione pubblica concentrandola sul solo Camber. E che queste due braccia fanno capo ad uno stesso corpaccio padrone di politiche ed affari trasversali, che si perpetua garantendo a loro ed a sé stesso evidenti coperture stampa, istituzionali, e persino giudiziarie.

L’incontro tra il braccio di destra e quello di sinistra è avvenuto con la condivisione del nazionalismo di confine, sul minimo comune denominatore razzista più o meno implicito che gli italiani in quanto tali sono sempre stati i buoni, e ‘gli slavi’ (sloveni e croati) per definizione i cattivi.

Ma ad onore di verità si deve anche riconoscere che il nazionalismo filofascista di Camber e della destra è, per quanto esecrabile, identico a sé stesso da sempre, aperto, ben riconoscibile e convinto. E perciò, almeno in questo senso, più onorevole del nazionalismo ‘democratico’ mellifluo, insinuante e contorto dello Spadaro e di tutta una sua corte di manipolatori politici della storia, che sono in buona parte consapevoli di avere fatto per calcolo un’operazione inveritiera contro la natura, l’identità e la storia stessa della sinistra e della Resistenza europea 1941-45.

Conclusioni

L’argomento dell’incontro dei tre sindaci era, dato il titolo del libro, come si possa risvegliare Trieste e darle uno sviluppo serio. La risposta vera è: sbarazzando alla prima occasione elettorale l’amministrazione della città dei troppi uomini e donne della cupola, siano di destra o di sinistra. Quanto al neosindaco Cosolini, sta ancora a lui ed ai suoi se allinearsi con loro, o con la gente.

Paolo G. Parovel

© 28 Luglio 2011

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