La Voce di Trieste

Franco Battiato in concerto a Trieste

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L’esibizione del cantautore catanese in piazza Unità

Si può parlare, analizzare e criticare la società attraverso le canzoni? Chi venerdì sera ha assistito al concerto di Franco Battiato non ha dubbi: la risposta è si. Le parole dell’artista catanese  hanno incantato e, si spera, fatto riflettere il numeroso pubblico accorso in una piazza Unità chiusa come una fortezza su tutti quattro i lati.

Prima di Battiato ci ha pensato la brava Nathalie ad intrattenere gli spettatori: una delle voci più originali dell’ultimo X-Factor ha saputo interpretare al meglio i propri brani preparando il pubblico all’evento della serata.

Accolto con un fragoroso applauso, Battiato ha dato il via al concerto con Up patriots to arms!, brano non certo recente, ma incredibilmente attuale, con il suo invito all’azione intellettuale, alla reazione, cioè, di fronte all’apatia e all’immobilità mentale che da troppo tempo attanagliano la nostra realtà.

Nelle due ore di concerto i brani storici si sono alternati alle produzioni più recenti, tutte caratterizzate da quello che è il marchio di fabbrica di Franco Battiato: il raccontare la società e la vita delle persone con testi impegnati e impegnativi, costellati di citazioni letterarie, musicali e cinematografiche. Una sorta di grande quadro policromatico in cui la musica è una bellissima cornice all’interno della quale il cantante dipinge, con sguardo attento, puntuale e critico, la nostra realtà. Come rimanere indifferenti di fronte a canzoni come Povera patria, tragicamente attuale oggi come ieri con i suoi “abusi del potere di gente infame che non sa cos’è il pudore”, o ascoltando Inneres auge, ritratto spietato e reale di una logica politica che volutamente confonde giustizia e denaro.

Ma Battiato non è solo questo: alcune sue canzoni rappresentano, infatti, alcuni dei picchi poetici più alti della musica italiana quando canta e narra il sentimento più nobile, l’amore: La cura è un brillante esempio di come lo si possa cantare senza necessariamente ricorrere alla rime facili e agli stereotipi affettivi, mentre in E ti vengo a cercare Battiato fornisce una delle più brillanti e originali definizioni di questo miscuglio di emozioni che chiamiamo amore: “Questo sentimento popolare nasce da meccaniche divine”. Un sentimento che trova una della sue più ricercate espressioni in La canzone dei vecchi amanti, traduzione di un brano di Jacques Breil, e nel classico La stagione dell’amore, canzone che viene cantata da un pubblico triestino sempre più partecipe.

Alla delicatezza di brani come Segnali di vita o J’entends siffler le train si contrappongono i ritmi de L’era del cinghiale bianco e Voglio vederti danzare, canzone che libera definitivamente il pubblico presente e gli permette di ballare e cantare sino alla fine, scatenandosi sui classici Cuccurucucu e Centro di gravità permanente che chiudono la serata prima che un diluvio si abbatta sulla città.

L’ originale e curiosa genialità di Franco Battiato ha regalato una serata esaltante per il numeroso pubblico accorso in piazza Unità: la bravura degli strumentisti (degno di nota il quartetto di archi) hanno formato uno splendido tappeto sonoro sul quale, con classe e stile, Battiato ha saputo muoversi elegantemente fornendo molteplici spunti di riflessione su una realtà che, forse, non è del tutto compromessa. Molto dipende da noi, dalla nostra voglia di reagire e di rispondere all’appello: Up patriot sto arms, appunto.

© 26 Luglio 2011

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