Italia: il ministro dei sindaci-sceriffi anticostituzionali di Trieste ed altrove
di PGParovel
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Pensando forse che l’Italia non abbia altri problemi, l’attuale ministro italiano dell’Interno Roberto Maroni promette un ripristino della norma dichiarata anticostituzionale che consentiva ai sindaci di gestire arbitrariamente la sicurezza pubblica con ordinanze illegittime, trasformandosi nei cosiddetti sindaci-sceriffi. Come ha fatto anche a Trieste, e nei modi peggiori, l’ora cessato sindaco Dipiazza (leggi qui).
Il ministro sostiene ora che quei provvedimenti avrebbero dato “buon esito”, e dichiara che li rilegittimerà con una norma nuova adeguandola ai motivi per cui la Corte Costituzionale ha annullato quella precedente. La prima affermazione è politicamente irresponsabile, e la seconda giuridicamente assurda.
Il problema è sorto nel 2008, quando il governo Berlusconi ha modificato l’art. 54, comma 4, del Testo Unico degli Enti Locali (TUEL) consentendo ai sindaci di emettere ordinanze normative ed a tempo indeterminato per “prevenire ed eliminare” asseriti “gravi pericoli che minaccino la sicurezza urbana”. Rimettendone così anche la valutazione alla cultura ed agli umori degli amministratori locali col noto risultato, in particolare nel Nord del Paese, di una valanga isterica di ordinanze comunali liberticide, persecutorie verso i più deboli ed indegne della civiltà del diritto.
Il tutto è durato oltre due anni, sinché la suprema Corte con sentenza n. 115 del 7 aprile 2011 ha dichiarato incostituzionale la norma per l’ovvio motivo che non si può comprimere con provvedimenti amministrativi, tranne che temporaneamente per singole necessità urgenti, l’esercizio di diritti fondamentali delle persone e delle comunità, che come tale è invece regolato dalla legge (art. 23 della Costituzione).
La Corte ha anche confermato che i provvedimenti illegittimi dei sindaci-sceriffi hanno violato in particolare le garanzie fondamentali di pari dignità sociale e di eguaglianza di fronte alla legge (art. 3 Cost.), di legalità sostanziale in materia di sanzioni amministrative (art. 97 Cost.) e di imparzialità della pubblica amministrazione. Si tratta cioè di abusi gravissimi, commessi da amministratori pubblici perciò palesemente inadeguati e da rimuovere commissariandone i Comuni.
Per effetto della sentenza le ordinanze anticostituzionali ed i loro effetti devono inoltre considerarsi ipso facto nulli, ed assumono valenza sia penale che civile di danno ingiusto i comportamenti dei Comuni che hanno continuato ad applicarle anche dopo che la fonte normativa è stata dichiarata incostituzionale. Come risulta abbiano fatto impunemente a Trieste l’appena cessata amministrazione Dipiazza, ed ora la Polizia Municipale nelle more dell’insediamento efficace dell’amministrazione nuova.
Il fatto che un ministro dell’Interno possa ritenere positivi quegli abusi è uno scandalo, mentre la logica giuridica con cui immagina di poterne superare l’anticostituzionalità rimane un mistero. Peggio ancora se il vero scopo principale fosse quello di tentar di sanare le responsabilità penali e civili dei sindaci-sceriffi, dato che appartengono quasi tutti al suo schieramento politico.
Paolo G. Parovel
© 12 Luglio 2011