La Voce di Trieste

Trieste: la polizia municipale continua a perseguitare i poveri con le ordinanze arbitrarie del cessato sindaco Dipiazza

di

Denuncia pubblica indignata

Siamo già in luglio,e la polizia municipale di Trieste continua ad applicare contro i poveri ? e così senza misura da vantarsene pure sulla stampa ? le ordinanze palesemente illegittime, arbitrarie, e disumane emesse dall’amministrazione di centrodestra dell’allora sindaco Dipiazza cessata con le elezioni del maggio scorso (leggi qui e qui i nostri articoli di denuncia precedenti).

È una persecuzione del Comune contro le persone che per sopravvivere sono costrette a vendere piccole cose per strada, mendicare o frugare tra i rifiuti, e devono essere perciò avvicinate ed aiutate dai servizi sociali, non perseguitate dalle “polizie locali” dei sindaci – sceriffi di moda così sciagurata e brutale.

Qualche settimana fa una persona che secondo gentile ed innocua tradizione consolidata da tempi immemorabili raggranellava qualche soldo vendendo occasionalmente per strada alcuni mazzetti di fiori è stata multata, e addirittura per 5.000 (cinquemila) euro. Tempo prima avevano persino sequestrato ad una povera donna, multandola, due chili di patate e qualche verdura che tentava di vendere in proprio.

Ora un giovane vagabondo che chiedeva la carità tenendo con sé un suo cagnolino non solo è stato multato pesantemente due volte, per “questua con animali” e perché non poteva dimostrare provenienza e vaccinazioni del cagnetto, ma glielo hanno anche sequestrato e rinchiuso al canile (chiunque abbia avuto un cane può rendersi conto di cosa possa significare per ambedue).

Questo stesso criterio le ordinanze in questione lo applicano anche alle madri, per lo più nomadi, che mendicano avendo con sé dei bambini. Anche se non hanno dove ed a chi lasciarli ad attenderle, così come si può non avere chi ti tenga il cane che ti è fedele compagno e sostegno di vita nonostante ogni difficoltà.

E perché nel rivolgersi al buon cuore delle persone una madre dovrebbe nascondere che lo fa proprio perché ha l’urgenza assoluta dei bambini da mantenere, od altre persone non dovrebbero mostrare che ne hanno bisogno anche per il loro compagno a quattro zampe? Dovrebbero rinunciare rispettivamente ai bambini od abbandonare il cane solo perché sono poveri e la società non li aiuta quanto basta a sopravvivere dignitosamente?

Punire i mendicanti come tali non è solo illiberalità pseudo-morale: è spietatezza ed illecito. Poiché mendicare come risorsa estrema di sopravvivenza non è affatto un reato ma un diritto di ogni essere umano, quel genere di ordinanze comunali pretende di punire il “tentativo di impietosire” ingannevolmente i passanti. Ma sollecitare l’aiuto compassionevole con evidenze legittime reali, al duro prezzo del proprio decoro, non è inganno, e la compassione non è sentimento riprovevole, ma virtù essenziale.

Le categorie colpite dalle ordinanze illegittime sono inoltre due, dato che si pretende di togliere alle persone in difficoltà il diritto di appellarvisi chiedendo pubblicamente un aiuto, ma con ciò si toglie anche alle altre il pari diritto di offrirglielo personalmente secondo richiesta e possibilità. Le parti che hanno quindi diritto ed interesse legittimo a reagire anche di fronte alla legge sono due, e se le prime non ne hanno la forza possono ben farlo le seconde.

In realtà quel genere di ordinanze vuole solo ammutolire le povertà estreme e toglierle dalla pubblica via dove pongono a tutti evidenti problemi di coscienza e domande sulla corretta gestione sociale delle risorse pubbliche. E concreta perciò abusi che non sono soltanto incivili ed intollerabili, ma anche da valutare sotto più profili penali, pluriaggravati dalla minorità difensiva delle vittime, dai motivi futili ed abietti, dalla crudeltà e dall’abuso di poteri pubblici (art. 61 nn. 1, 4, 5 e 9 c.p.): ipotesi perciò tutte perseguibili doverosamente d’ufficio dalla Magistratura, a Trieste come altrove in Italia. E sarebbe anche ora.

Ma qui la prima titolare del dovere e potere d’intervento riparatorio immediato è la nuova amministrazione comunale di centrosinistra del sindaco Cosolini. Non dica che ha altre urgenze: questa è primaria, perché perseguitare i poveri aumentandone le sofferenze ed umiliazioni è indegnità mostruosa ed abietta.

Per sospendere le ordinanze arbitrarie del sindaco precedente bastano pochi minuti, ed altrettanti per revocarne gli effetti ingiusti, sanzioni e sequestri inclusi. E solo dopo averlo fatto si potrà e dovrà pensare serenamente ad affontare infine quest’ordine di problemi con criteri equi ed umanitari, che diano sollievo alle povertà reali e vadano a colpire i veri crimini.

Paolo G. Parovel

© 8 Luglio 2011

Galleria fotografica

La locandina

Sfoglia online l’edizione cartacea

Accedi | Designed by Picchio Productions
Copyright © 2012 La Voce di Trieste. Tutti i diritti riservati
Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Trieste - n.1232, 18.1.2011
Pubblicato dall'Associazione Culturale ALI "Associazione Libera Informazione" TRIESTE C.F. 90130590327 - P.I. 01198220327
Direttore Responsabile: Paolo G. Parovel
34121 Trieste, Piazza della Borsa 7 c/o Trieste Libera
La riproduzione di ogni articolo è consentita solo riportando la dicitura "Tratto da La Voce di Trieste"