Minimalismo referendario
“Grazie degli auguri, mamma. E se vuoi farmi un bel regalo vai a votare e portaci anche papà.”
Parole rivolte alla madre (purtroppo “diversamente pensante”) dalla mia compagna che, proprio domenica, compie gli anni. Compleanno diverso, niente festa. Ha scelto una giornata tranquilla noi due soli.
Una giornata da iniziare bene, andando a votare. A piedi sotto ad un cielo azzurrissimo (votiamo in seggi differenti, mezz’ora di cammino tra l’uno e l’altro) chiacchierando di banalità, anche se l’emozione c’è.
Emozione che cresce vedendo il costante andirivieni di persone con la tessera elettorale in mano, di domenica
mattina, con questo sole. Diciamo “è un buon segno”.
Al mio seggio, alle dieci del mattino, ha gia votato il 10% degli aventi diritto. Diciamo “è un buon segno”.
A dire il vero lo dicono anche gli scrutatori e il presidente di seggio con cui mi fermo a scambiare due parole.
Dicono di una affluenza molto più alta dei ballottaggi per l’elezione del sindaco.
Rientriamo a casa per prender su asciugamani e costumi che si va al mare. Prima solo una occhiata al dato ufficiale
delle 12 sull’affluenza. Oltre 11%. A Trieste addirittuta il 15.6. Ci dicono “è un buon segno”, e noi speriamo lo sia.
Il pomeriggio passa tra un tuffo in un mare quasi gelato, creme solari, qualche partita a carte, lettura di quotidiani e libri (sono immerso ne “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve”).
Per qualche ora non pensiamo al quorum, anche se non è del tutto vero. Infatti la prima cosa che faccio quando arriviamo a casa è: controllare i dati.
E i dati dicono che alle sette di domenica sera il 25% degli aventi diritto è andato a votare. Direte “avete pensato
fosse un buon segno”. Bravi.
Una cena di compleanno come si deve, in un buon ristorante di pesce a Barcola. I tagliolini con l’astice alla busara
sono deliziosi. Si parla delle ferie che devono ancora arrivare, di lavoro, delle differenza tra uomini e donne. Ma appena tornati a casa diamo subito una occhiata a “come sta andando”. Sappiamo gia di cosa stiamo parlando senza
dovercelo spiegare.
Come sta andando? Alle 22 le percentuali sono alte, alte davvero. Oltre il 41%! Mi viene la pelle d’oca, avrò preso troppo sole?
Tralascio con eleganza quanto avvenuto durante la notte, questo è un articolo sul referendum (per lo meno nelle mie intenzioni).
Il lunedì mattina scorre lento fuori e tumultuoso dentro. Quando arrivano i prossimi dati sull’affluenza? Gia a metà mattinata voci di corridoio sussurrano che il quorum è stato raggiunto, che si punta al 54% così da vanificare la spada di Damocle del voto all’estero (il voto all’estero: quando Kafka incontra Italialand).
Poi finalmente arrivano le tre del pomeriggio, i seggi chiudono, e le prime proiezioni danno l’affluenza tra il 55 e il 60%. Si però vatti a fidare delle proiezioni, ne abbiam viste di tutti i colori …. no?
Invece, man mano che arrivano, i dati ufficiali del Viminale confermano queste meravigliose proiezioni. Proiezioni da oscar, da cinema di lusso.
Il quorum è raggiunto e alla grande, 57% è il dato non ancora definitivo mentre sto scrivendo.
Il SI sta al 95% stabile.
Chi ha vinto?
Io non la vedo come una vittoria di una parte politica. Oggi è la GENTE ad essersi ripresa il diritto di esprimere la propria opinione, ad aver rimesso il piede in quella politica che negli ultimi vent’anni ha fatto di tutto per tenerla a debita distanza. C’è un popolo che ha deciso, anche se è stato fatto di tutto per impedirglielo, e che si è recato al voto nelle giornate giuste, anche se più volte i tg rai hanno sbagliato a comunicare le date (cose da repubblica delle banane), anche se gli spot sul referendum andavano in onda all’ora dei vampiri, anche se le reti RAI e Mediaset non si sono mai sognate di dare la parola ai comitati per il SI durante la campagna referndaria, anche se più di un leader carismatico (a suo dire) ha detto che non sarebbe andato a votare e ha invitato a fare altrettanto (e questo si che è stato ben pubblicizzato da tutte le tv).
C’è quindi un’altra Italia che si delinea in questo voto, un’Italia che si informa dal basso, tramite il passaparola della rete. Una Italia che vuole ritornare a occuparsi di cose importanti, come l’ambiente, il lavoro, l’istruzione e la sanità che vanno a pezzi. E vuole farlo in prima persona, non demandando ai soliti terzi scelti dai partiti.
Ed è un’Italia che mi piace, mi piace davvero.
Buona fortuna a tutti.
P.S. Alla fine il regalo più bello la mia compagna non lo ha ricevuto, la mamma non è andata a votare. Ma lei le vorrà bene lo stesso.
© 14 Giugno 2011