La Voce di Trieste

Poste italiane, collassi informatici e problemi nuovi di sicurezza civile

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Gli uffici ed i conti postali sono sempre stati in Italia, e non solo, uno strumento sociale primario per ruolo, diffusione ed efficienza. Ed in questo senso hanno sempre avuto una rilevanza strategica per la collettività nel campo delle comunicazioni, dei pagamenti, del risparmio e dell’erogazione delle pensioni.

L’informatica ha ridotto ormai drasticamente la massa delle corrispondenze postali accentuando e sveltendo i ruoli finanziari dell’istituzione. Ma non ha modificato la valenza strategica dell’intero servizio postale che per questo suo aspetto rientra, con le ferrovie e le forniture energetiche, tra i servizi essenziali che non dovrebbero venire privatizzati, o prevedere comunque il ripristino del controllo pubblico in situazioni d’emergenza. Tenendo anche conto che il calcolo della redditività reale di questi servizi si fa sul vantaggio sociale complessivo, e non sul solo bilancio d’impresa.

Lo si sapeva bene durante la guerra fredda, quando in buona parte d’Europa i piani di difesa militare erano accompagnati da piani di sicurezza civile per il funzionamento dei servizi essenziali anche senza elettricità, elettronica e petrolio: si tenevano di riserva locomotori a carbone, mulini ad acqua, biciclette per i postini, e quant’altro. Ora l’emergenza bellica generale di allora sembra superata in quei termini, mentre quelle naturali rimangono circoscritte ad aree limitate sulle quali si può intervenire da quelle indenni.

Ma non si è provveduto a difese contro l’emergenza generale nuova dei rischi da dipendenza ormai quasi totale dall’informatica delle strutture e dei servizi collettivi, inclusi quelli finanziari, che prima funzionavano con mezzi ordinari non elettronici. Perché l’applicazione informatica è certo opportuna per gli ovvi vantaggi, anche se non sempre necessaria, ma la conseguenza è che ogni blocco dei sistemi paralizza i servizi colpiti, con danni che crescono nel tempo in misura esponenziale ed investono per prime le fasce deboli di popolazione che non hanno scorte di denaro e beni.

Gli episodi limitati non mancano, ed in questi giorni stiamo sperimentando un collasso informatico delle Poste italiane con veri e propri drammi per i pensionati minimi e le scadenze di pagamento. Ma il rischio potenziale rimane enorme. E lo si può affrontare soltanto se nei servizi essenziali il personale viene dotato dei mezzi ordinari e dell’addestramento per poter passare in caso emergenza ai vecchi e semplici sistemi di scritturazione manuale che in passato garantivano perfettamente il servizio.

Siamo di fronte, insomma, non ad semplici incidenti, ma all’evidenza di un problema di protezione civile grave ma risolvibile ed assurdamente trascurato. E per incominciare ad affrontarlo a livello locale e regionale, interessandone tutte le istituzioni coinvolte, non occorre nemmeno attendere leggi nazionali.

(pgp)

 

 

© 10 Giugno 2011

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