Trieste e la danza immobile d’anime e architetture sospese
di PGParovel
Porto e città visti da Costruire
Nelle discussioni sulla tentata urbanizzazione del Porfofranco Nord (portovecchio) di Trieste è intervenuta una delle più prestigiose riviste di architettura italiane, Costruire, con un’indagine ricognitiva magistrale di Fulvio Bertamini, La danza immobile (leggi qui), corredata da un’intervista incisiva allo scrittore Veit Heinichen.
Bertamini, che si era già occupato anni addietro di Trieste anche per i contestati criteri di recupero della Città Vecchia, nella vicenda di quest’area portuale preziosa abbandonata al degrado ha colto immediatamente il simbolo di tutta un’estraniazione dal reale: quella appunto di una danza immobile di architetture, ed anime, sospese in una straordinaria incertezza del passato, del presente e del futuro di questa città porto. Emarginata paradossalmente perché sta al baricentro marittimo della Mitteleuropa.
L’autore ha colto perfettamente sia la bellezza ed il valore architettonico del sito e dei suoi edifici storici, sia la natura dell’alternativa che si pone per il suo utilizzo, tra urbanizzazione e riuso portuale. Che garantirebbero egualmente la conservazione ed il restauro di questo patrimonio, ma esprimono due differenti culture e destini.
Da un lato dunque l’ipotesi di urbanizzazione, avviata ed accelerata con progetti interessanti da coloro che sostengono questo genere d’interessi. E dall’altro il riuso portuale grazie al regime di porto franco, sostenuto da chi vuole invece rilanciare Trieste come scalo marittimo internazionale. E mentre i fautori dell’urbanizzazione hanno al momento più spazio politico, quelli della portualità dispongono del vincolo di diritto internazionale dell’area all’uso appunto di porto franco.
La discussione è tutta ancora aperta, ma l’intervento di Costruire ne mette bene a fuoco le componenti, distinguendosi con professionalità dal propagandismo e dalle ignoranze su Trieste di gran parte della stampa italiana. Tanto che in tema di architetture e simboli l’autore ha annotato anche il degrado parallelo della Muratorìa (massoneria) locale.
Buona lettura.
(pgp)
© 9 Giugno 2011