Domenica 12 e lunedì 13 giugno votiamo i quattro referendum per la democrazia
di PGParovel
Commento politico
Questa domenica (dalle 8 alle 22) e lunedì (dalle 7 alle 15) si votano i quattro referendum abrogativi che il governo Berlusconi ha tentato spudoratamente di passare sotto silenzio, di impedire con trucchi ora sventati dalla Cassazione e dalla Corte Costituzionale, ed infine di sabotare scoraggiando il voto.
Il motivo è evidente: questo governo prossimo al fallimento teme di finire travolto con i referendum dalla stessa volontà popolare che è riuscito a semiparalizzare nel Parlamento, impedendole con una legge elettorale truffa di scegliere i parlamentari decisi invece dai capi partito.
Abrogare col voto popolare diretto dei referendum le leggi di questo governo è perciò un atto energico e necessario di ripristino generale della democrazia.
Ma lo è pure nel particolare. Perché il governo Berlusconi e la sua maggioranza parlamentare dipendente hanno violato la democrazia anche con le scelte legislative ora in abrogazione referendaria: energia nucleare, privatizzazione delle forniture e tariffe dell’acqua potabile, privilegi per il capo del governo ed i suoi ministri nei processi penali.
L’energia nucleare (scheda grigia) infatti nelle forme attuali ed allo stato della ricerca è ancora troppo pericolosa ed ha conseguenze troppo catastrofiche, tra incidenti come ?ernobil e Fukushima ed inquinamenti da scorie, per poter essere accettata. Tanto che il governo tedesco ne ha appena deciso l’abbandono. Non si può quindi più consentire a nessun governo di adottarla senza consultazioni democratiche dirette della propria popolazione, oltre che dei Paesi confinanti e a rischio.
L’acqua potabile, con la sua gestione e le tariffe (schede rossa e gialla) in democrazia deve rimanere pubblica perché è la risorsa fondamentale della vita stessa. Privatizzarle non significa affatto “liberalizzarle”, ma al contrario consegnarle alla speculazione privata sull’acqua, che ha già dato altrove nel mondo risultati sociali ed economici distruttivi.
I privilegi per il capo del governo ed i ministri nei processi penali (scheda verde) vìolano il principio democratico fondamentale di eguaglianza delle persone davanti alla legge. Questa è anche la 37esima legge personalizzata con cui Berlusconi si sottrae a processi o favorisce proprie aziende. Mentre il preteso “legittimo impedimento” esiste già per tutti: basta documentare al giudice un’impossibilità reale.
Questi referendum sono quindi divenuti una battaglia decisiva per la democrazia italiana, a tutti i livelli ed a prescindere dai colori politici. Ma per vincerla tra questa domenica e lunedì mattina sono necessarie due cose.
La prima è che si vada a votare, perché nel sistema italiano i risultati dei referendum sono validi solo se ha votato più del 50% degli elettori, e stavolta ne vale più che mai la pena. Anche perché un insuccesso rafforzerebbe l’impresentabile regime berlusconiano invece di abbatterlo.
La seconda è sapere che siccome si tratta di un referendum abrogativo, per abrogare le leggi berlusconiane in questione è necessario votare SÌ.
Paolo G. Parovel
© 8 Giugno 2011