I colori musicali di Roberto del Frate
di C.S.
Duplice evento espositivo per il pittore Roberto del Frate: dopo il grande successo di Udine, il 4 giugno inaugura a Trieste l’atelier dell’artista veneziano.
Dopo il grande successo della mostra personale alla Galleria La Loggia di Udine, sabato 4 giugno dalle ore 20.30 in poi avrà luogo in via Punta del Forno 3 a Trieste l’inaugurazione dell’Atelier del pittore Roberto del Frate. E’ questa la seconda tappa del duplice evento espositivo, ideato e curato dall’architetto Marianna Accerboni, che vede l’impressionismo contemporaneo di Del Frate protagonista nella regione Friuli Venezia Giulia con una ricca sequenza di dipinti inediti realizzati nell’ultimo anno a olio e tecnica mista su tavola e dedicati ai siti urbani più significativi di Trieste e di Udine, accanto a vedute di campagna e ad alcune delicate ma intense marine.
La vernice sarà sottolineata da una sorpresa di luce e musica. Veneziano di nascita, del Frate ha scelto Trieste quale città d’elezione e vi ha aperto da poco nel cuore del centro storico un affascinante atelier, dove dipinge ed espone i suoi lavori. Fino al 4 luglio (orario: feriali 10 – 13 e 17 – 20 / festivi 10 – 13).
La doppia personale a Udine e a Trieste – scrive Accerboni – vuole presentare in particolare un nuovo filone d’interesse dell’artista, che nell’ultimo anno si è dedicato con grande entusiasmo alle vedute urbane, riuscendo a reinterpretare la città attraverso un cromatismo e una struttura compositiva a volte inattesi, che trae spunto dalla realtà per ammantarsi lievemente di sogno e di un’ispirazione neoromantica, mentre il segno felice del pittore esce dai contorni del dettaglio come un libero appunto. La serie degli scorci urbani rappresenta un’ulteriore tappa nell’evoluzione del linguaggio dell’artista, che in tali lavori affronta il soggetto con maggiore libertà e levità, alleggerendo un tema, quale quello urbano, di per sé più complesso del paesaggio naturale.
Pittore dal tratto veloce e dal temperamento sensibilissimo ed entusiasta, del Frate nasce a Venezia il 31 gennaio 1960 da madre veneziana di nobile origine polacca. Il padre, Enrico del Frate, nativo di Palmanova (1929 – Venezia 2006), è un pittore affermato a livello locale e nazionale, da cui il figlio apprende fin da piccolissimo il mestiere dell’arte. Carattere eclettico e curioso, Roberto è anche raffinato scrittore (ha pubblicato 3 romanzi) e compositore. E le sue musiche riflettono la stessa luce e la medesima brillante dolcezza, che incontriamo nei suoi fascinosi e suggestivi dipinti, nei quali il piacere della pittura en plein air, tipica dell’impressionismo, è trasposta, con suadente talento, nella realtà contemporanea: un contesto, in cui l’artista sa interpretare e rendere umane e quasi romantiche anche le vie del centro congestionate dal traffico, mentre una leggera nebbia di silenzio, luce e sogno lieve, ammanta l’atmosfera e attutisce il rumore dei clackson.
Dopo aver frequentato assiduamente e vivamente l’atelier veneziano del padre, sito nel palazzo delle Meravegie, a due passi dall’Accademia di Belle Arti di Venezia, del Frate ha girato spesso l’Europa, partecipando con le sue opere a mostre di prestigio in Italia e all’estero e riscuotendo ampio consenso per il suo raffinato cromatismo, dalla preziosa sensibilità tonale. Nell’agosto 2009 giunge a Trieste e, pur provenendo da Venezia, rimane folgorato dal fascino mitteleuropeo della città e dalla bora, decidendo di vivere e di operare nel capoluogo giuliano, prima in un camper, poi nel suo atelier.
Nei suoi dipinti – conclude Accerboni – del Frate è capace di cogliere con maestria l’attimo fuggente, la realtà in movimento di un cagnolino in corsa (ama molto gli animali e di cani ne possiede nove) e la trasparenza delle acque, resa pittoricamente attraverso sapienti velature realizzate a olio, ad acrilico e attraverso altri materiali; sa raccontare lo sciabordio della risacca e lo stormire del vento tra i cespugli di fiori di un giardino, traducendo la magia e la contemplazione vivace dell’impressionismo in una sorta di epidermica atarassia, che lo rende capace d’interpretare, con immediata aderenza e ritmo felice il genius loci, la bellezza e l’atmosfera più intima dei luoghi.
© 30 Maggio 2011