La Voce di Trieste

La recensione: Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare

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Il film di questa settimana è il quarto episodio della fortunata serie dedicata alle avventure dello sgangherato pirata Jack Sparrow.

La Londra di Re Giorgio II sta organizzando la partenza per la fonte della giovinezza, meta già puntata dai cannocchiali degli spagnoli.

Al servizio della Corona c’è l’ex pirata Barbossa che nei panni del Corsaro e sotto la parrucca riccioluta torna a fare i conti con Jack Sparrow (Johnny Depp). Il Capitano della Perla Nera ha sentito delle voci: pare che uno sconosciuto stia assoldando, per suo nome, giovani volenterosi o disperati per una partenza in incognito. Il truffatore altri non è che Angelica (Penelope Cruz), la sensualissima giovane di Siviglia rubata al Signore poco prima di prendere i voti. Tra combattimenti e danze i due partono al servizio del feroce padre di lei, niente meno che il Capitano Barbanera (Ian McShane).

La fonte è l’occasione per la caliente Angelica di redimere il padre e recuperare gli anni perduti, ma un’avventura, per essere tale, non può essere facilmente realizzabile: c’è un rituale che prevede il recupero di due calici d’argento andati perduti a bordo di una vecchia nave incagliata e già in possesso degli spagnoli, ma serve anche la lacrima di una sirena che la squadra di Barbanera riesce a recuperare grazie all’opportunista ma preziosissimo Sparrow.

Complicità, patti segreti, intrighi sentimentali e tanto divertimento, questi gli ingredienti principali del quarto episodio dei Pirati dei Caraibi.

Cast nuovo come la regia, ma la stella principale e i suoi fedeli compagni rimangono stabili. Depp allieta ancora con quel suo fare infantile e birbone, passi lenti e strascicati, human non fine ma esplicito e spontaneo che ha causato anche lunghi stop alla produzione (la stessa Cruz in un’intervista ha dichiarato che si sono fermati per due ore a causa di un attacco di ridarella per uno dei tanti scherzi di Depp, immortalati come sempre dalla sua macchina fotografica).

Occhi grandi, profondi, sguardo sensuale e prontezza con la spada non sono solo le sue doti ma anche quelle di Penelope Cruz in un ruolo tutto nuovo per i suoi canoni, anzi doppio ruolo: piratessa e mamma in dolce attesa. È per questo che la Cruz ha richiesto la presenza sul set della sorella Monica, che ha prestato il corpo per le inquadrature a campo lungo e lunghissimo.

Il cattivo di turno è interpretato dal britannico McShane, padre privo di scrupoli e pronto a sacrificare per i suoi scopi anche la figlia ritrovata. Bandito ogni scetticismo per la variazione del cast, la riuscita è ottima e lo spasso garantito!

 

Rob Marshall

Cresciuto in Pennsylvania comincia a lavorare a New York nei teatri di Broadway creando le coreografie di molti musical. La sua fama cresce e viene nominato come miglior coreografo ben sei volte ai Tony Award, l’equivalente degli Oscar nel teatro; nel 1998 la candidatura gli va sia come coreografo che regista grazie alla versione rinnovata del classico Cabaret.

Prima di approdare al cinema si dedica ad alcune produzioni televisive e alla fine degli anni ’90 firma le coreografie di alcuni musical adattati per il piccolo schermo, come Victor/Victoria, la Cenerentola di Rodger&Hammerstein e Annie.

Nel 2002 ottiene da vergine del cinema, ha l’occasione giusta: con Chicago, il musical con Renée Zellweger, Catherine Zeta-Jones e John C. Reilly, sfonda letteralmente vantando uno dei maggiori incassi e vince l’Oscar come miglior film, a cui si aggiunge la statuetta per la Zeta -jones, nominata all’Oscar, come le colleghe, per i numeri di danza e le coreografie ideate dallo stesso Marshall.

Non solo musical: lo si ricorda benissimo nell’adattamento cinematografico per il grande schermo di Memorie di una Geisha tratto dall’omonimo best seller di Arthur Golden che ha vinto ben 3 Oscar. É ispirandosi al mitico 8 e ½ di Fellini che ricompare dopo qualche anno con Nine sempre una trasposizione del musical omonimo di una trentina di anni fa.

 

Johnny Depp

Nasce nel 1963 vicino l’ombelico d’America, nel Kentucky. A 15 anni, quando i suoi genitori si separano lascia la scuola e la casa per vivere con il suo migliore amico, Sal Janco in una Impala del ’67. I due fondano la band “The Kids” cominciano a fari conoscere in Florida e nei paesi vicini venendo ingaggiati come band d’apertura ai concerti di grandi star: Talking Heads, i B52s, Iggy Pop e Billy Idol.

Scoppia poi la vena recitativa e così si trasferisce a Los Angeles con Lori Anne Allison, la prima moglie sposata a vent’anni, trova un lavoro, venditore telefonico di spazi pubblicitari e così può pagarsi le lezioni di recitazione. Dopo il divorzio con Lori, incontra Nicolas Cage, il nuovo fidanzato dell’ex moglie, che lo incoraggia spingendolo a fare un provino per un film horror in preparazione.

Sebbene Cage lo avesse anticipatamente definito filmetto, questo si rivela poi il cult horror di Wes Craven Nightmare, Dal profondo della notte in cui la scena più incredibile ha proprio Depp per protagonista (è un ragazzo che addormentatosi nella sua stanza, viene letteralmente ingoiato dal letto e poi risputato fuori completamente cosparso di sangue).

Il secondo regista che lo sceglie è Oliver Stone per la parte di un soldato in Platoon (1986) e poi si ripresta al piccolo schermo rimpiazzando il poliziotto Tommy Hanson, interpretato da Jeff Yagher, nella serie televisiva americana 21 Jump Street, che gli dà grande visibilità.

Già non gli aggradano le pellicole commerciali e sceglie quelle grottesche, horror e impressionanti, caratteristiche che ritrova tutte insieme al servizio di Tim Burton. Il regista californiano nel 1990 lo sceglie come protagonista dello splendido, romantico, toccante Edward Mani di Forbice, pellicola tratta da un suo racconto per l’infanzia “Morte malinconica del bambino ostrica e altre storie”.

É con questo cult che nasce la nuova stella, già candidata tre anni dopo al Golden Globe come miglior attore protagonista per la commedia Benny & Joon di Jeremiah S. Chechik; lo stesso anno recita in Arizona Dream di Emir Kusturica e nel ’95 ritrova Tim Burton interpretando Ed Wood, la biografia di colui che è ritenuto dalla critica il peggior regista della storia del cinema.

Tralasciando gli alti e bassi sentimentali, i problemi di droga e con la giustizia, nel 1995 si fa dirigere da Jim Jarmusch in Dead Man e incide la canzone “Fade In-Out” con gli Oasis. Nel 1997 recita con Al Pacino in Donnie Brasco di Mike Newell e poi dirige il suo primo film Il coraggioso in cui ingaggia Marlon Brando, suo attore preferito, conosciuto sul set di Don Juan De Marco maestro d’amore diretto da Jeremy Leven e da qui diventato suo amico per la vita.

Nel 1998 Terry Gilliam lo vuole in Paura e delirio a Las Vegas e l’anno successivo Roman Polanski gli affida il ruolo di protagonista di La nona porta. Ormai il suo talento è riconosciuto da tutti e ovunque, non per nulla L’accademia delle arti e tecniche del cinema francese gli assegna nel ’99 il premio onorario César.

Sebbene tutte le sue partecipazioni o lavori con registi di vario genere, per il piccolo e grande schermo, ne confermino l’anomala bravura e lo stile proprio, inimitabile, è Tim Burton che lo consacra, predilige e mitizza. A sua detta Depp è il suo alter ego, ciò che Mastroianni era per Fellini, la sua estensione. Nel 2000 lo sceglie per Il mistero di Sleepy Hollow (in questo stesso anno è il protagonista maschile della golosissima e romantica pellicola di Lasse Hallström, Chocolat), La fabbrica di cioccolato (2005) e La sposa cadavere (2005) dove non recita ma si dà al doppiaggio, Sweeney Todd del 2007 e Alice in Wonderland del 2010.

Rifiuta il ruolo di Neo in Matrix scegliendo invece La vera storia di Jack lo squartatore (2001) e C’era una volta in Messico (2003). Prima di indossare i panni del cappellaio matto si impegna nel film, poi diventato tributo al defunto amico Heath Ledger, Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo (2009) di Terry Gilliam e nella pellicola Nemico Pubblico – Public Enemies di Michael Mann.

Nel 2010 lavora con Angelina Jolie in The Tourist di Florian Henckel von Donnersmarck. Il punto più alto della sua carriera lo tocca nei panni sudici e fetidi del ruolo più bello, intrigante, divertente, opportunista e stralunato, il capitan Jack Sparrow della trilogia dei Pirati dei Caraibi diretta da Gore Verbinski dal 2003 al 2007. Scontate la nominations all’Oscar, ai Bafta e ai Golden Globe.

 

Penelope Cruz

Nasce a Madrid nel 1974 da padre commerciante e madre parrucchiera. Sin da piccola mostra le sue doti da intrattenitrice ballando e cantando sulle note delle pubblicità televisive e per questo la madre la iscrive a dei corsi di danza.

Ormai adolescente abbandona il liceo per dedicarsi esclusivamente alla danza e infatti si iscrive al Conservatorio Nazionale di Spagna dove studia danza classica, frequentando al contempo la scuola di Angela Garrido e quella di Danza Jazz di Raul Caballero.

Poco dopo conosce il teatro, un mondo che la assorbe rapidamente tanto da farle lasciare la Spagna per andare a New York dove studia per quattro anni recitazione alla scuola di Cristina Rota; esordisce però come indossatrice. A 18 anni il conterraneo Bigas Luna la fa debuttare sul grande schermo in Prosciutto, Prosciutto film da cui emerge una spontaneità tale da farla diventare musa e materia ambita da molti registi europei.

incontra il suo mentore, Pedro Almodóvar, che la dirige in Carne Trémula e nel frattempo recita per Alejandro Amenábar in Apri gli Occhi; prendendo parte alla commedia di Fernando Trueba La Nina dei Tuoi Sogni guadagna il premio Goya come miglior attrice e nel 1999 acquista la notorietà mondiale con il film scritto e diretto da Pedro Almodóvar, Tutto su Mia Madre.

La si ritrova in Passione Ribelle (2000) di Billy Bob Thornton, l’anno seguente in Blow con Johnny Depp diretti da Ted Demme e nel remake statunitense di Apri gli Occhi, Vanilla Sky di Camero Crown. Sul set conquista Tom Cruise.

Nel 2004 è l’ora di farsi dirigere da un altro latino, Sergio Castellitto che la ingaggia nella sua opera seconda, Non Ti Muovere interpretazione per cui la Cruz ottiene il David di Donatello. Due anni dopo è tornata sotto la direzione di Almodóvar in Volver (2006) e poi in Gli abbracci spezzati (2009).

Sempre nel 2006 prende parte a un non troppo fortunato western femminile, Bandidas, contemporaneamente è nel thriller The Loop di Armando Iannucci e nel 2007 è nella commedia diretta da Jake Paltrow, fratello di Gwyneth Paltrow, The Good Night.

L’anno successivo è accanto a Scarlett Joansson in Vicky Cristina Barcelona, commedia diretta da Woody Allen per cui vince l’Oscar come miglior attrice non protagonista e soprattutto conosce il suo futuro marito, Javier Bardem; poi è anche nel dramma sentimentale Lezioni d’amore diretta da Isabel Coixet. Nel 2010 Rob Marshall la vuole in Nine e nel quarto episodio dei Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare accanto a Johnny Depp.

 

Ian McShane

Figlio del giocatore professionista del Manchester United, Harri McShane, non ha mai pensato di seguire lo sport perché da sempre affascinato dai film, in particolare quelli di indiani e cowboys. Da adolescente può mettere in pratica questa sua passione in modo del tutto casuale, grazie a dei corsi organizzati da un professore della sua scuola. Da qui decide di iscriversi alla Royal Academy of Dramatic Arts (RADA) che abbandona a un solo semestre dalla laurea per debuttare sul grande schermo nel film The wild and the willing nel 1962, diretto da Jeremy Brett.

Inizia un’intensa gavetta grazie a moltissime apparizioni anche televisive che assodano il giudizio positivo di critici e pubblico; da questo entusiasmo a metà degli anni ottanta fonda la McShane Production, impegnata nella realizzazioni di diverse serie televisive trasportate sul piccolo schermo spesso dalla BBC. Per film come La grande fuga, Il profumo del potere, Star’s lovers (1983) di James Toback e I delitti della via Morgue (1986) di Jeannot Szwarc ottiene diversi riconoscimenti, ma l’anno successivo pare defilarsi dal circuito cinematografico pur continuando ad apparire in diverse serie televisive.

Torna sul grande schermo con Bollywood Queen (2002) di Jeremy Wooding, Nine lives (2005) diretto da David Carson e poi con Scoop (2006) di Woody Allen.

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© 30 Maggio 2011

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