La Voce di Trieste

Jon Spencer torna al Teatro Miela

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Bonawentura e Teatro Stabile Sloveno, nell’ambito dell’interessantissima iniziativa “Due teatri in accordo”, riportano a Trieste Jon Spencer: sabato 4 giugno alle ore 21.30, al Teatro Miela, questa volta però accompagnato nientemeno che dai Blues Explosion, la formazione con cui è arrivato alla consacrazione come uno dei grandi Rockers esistenti.

Una serata di energia sanguigna con il loro sound esplosivo, grezzo e perfettamente riconoscibile che ha riscritto la storia del rock di fine millennio: sul palco ed in studio, Jon Spencer ha distrutto e ricostruito il rock’n’roll con tale ferocia e trasporto che è difficile pensare ci sia ancora qualcosa da fare.

Jon Spencer Blues Explosion (spesso abbreviato JSBX) ha reso il suo sound ‘esplosivo’ e grezzo perfettamente riconoscibile grazie ad una sapiente combinazione di noise rock, rock and roll, blues, soul, funk, rockabilly e rap, un calderone generalmente definito come punk blues. La scia devastante lasciata da Spencer con il suo primo leggendario gruppo dei Pussy Galore ancora brucia sotto le ceneri nell’avant garage/punk/blues della Jon Spencer Blues Explosion che Jon ha iniziato all’inizio dei ‘90, a New York, insieme a Judah Bauer alla chitarra e Russel Simmins alla batteria, irrompendo nel panorama indie rock con una viscerale, febbrile ed intoccabile visione del rock’n’roll. Jon Spencer è stato il primo, lui è l’articolo originale, le sue “esplosioni” vocali ed i riff forgiati nel blues (spesso utilizza, sia in studio che dal vivo, anche il theremin), hanno originato moltissimi adepti che successivamente lo hanno affiancato nell’opera di ridefinizione in chiave contemporanea del rock delle origini.

È il 1985 quando un ex studente della Brown University forma un gruppo insieme alla chitarrista Julia Caftriz (compagna di università) e al batterista John Hammil. Tre personaggi così  creativi non possono non avere un nome speciale: “Pussy Galore” in onore a 007. Il loro suono era incentrato su quelle sonorità grezze anni 60 che solo in seguito il pubblico catalogherà come “punk”.
Amati o detestati, è impossibile non notarli: tecnicamente incapaci, presuntuosi e narcisisti, il gruppo tiene parecchi concerti, ma l’atteggiamento maleducato e individualista del leader procura spesso problemi col pubblico. Il loro primo disco carico di volgarità, incitamento all’uso di droghe, parolacce, non verrà per nulla apprezzato dalla bigotta e moralista Washington. I Pussy Galore quindi cercheranno maggior fortuna a New York. Qui impiegano pochi giorni per entrare nel giro dei concerti che mieterà un pubblico sempre maggiore. Il gruppo, che si rifiuta di migliorare a livello tecnico, viene avvicinato da una piccola etichetta del luogo, la Buy Our Records, che licenzierà il nuovo lavoro,”Pussy Gold 5000″, nel quale sarà contenuta anche una dissacrante cover di “Exile On Main Street” dei Rolling Stones. La loro consacrazione sbarca in Europa e le richieste di concerti, soprattutto nel Regno Unito, sono tantissime. Una volta a Londra, i Pussy Galore affittano uno studio di registrazione per quello che sarà il commiato del gruppo alle scene: “Dial M For Motherfucker”. Il disco rispecchierà la tensione provata in studio, risultando scuro e più lento dei precedenti, un album discusso, con momenti che possono essere considerati capolavori e altri totalmente inutili.

Spencer, fisicamente provato, accetta di essere ospite dei Gibson Bros. nel loro disco “Dedicated Fool” e cerca di risollevarsi fondando un nuovo gruppo insieme alla fidanzata Cristina Martinez: i Boss Hog. Ma è un progetto che appartiene a Cristina ed è chiaro anche a Spencer che non è certo questa la sua dimensione congeniale. Jon continua a non trovare i suoi spazi e accetta di partire in tour con i Gibson Bros insieme a Cristina come batterista. Durante questa tournée Jon si avvicina alla musica blues, amore che approfondirà durante il suo soggiorno a Memphis.

Terminate le lavorazioni del disco, Jon torna a New York e forma un gruppo tutto suo, con il sound che ha in mente, e per questo progetto coinvolge Russel Simins, batterista degli Honeymoon Killers, e il suo coinquilino Judah Bauer. Il trio prende confidenza, studia le canzoni scritte da Jon e si lancia in interminabili sessioni di improvvisazione, fino a quando non capisce di essere pronto per la sala d’incisione, sala che viene affittata per tre sole ore. Il risultato saranno 15 brani pubblicati in una serie di 45 giri raccolti poi cd “Jukebox Explosion Rockin’ Mid-90s Punkers!”.

Il suono della Jon Spencer Blues Explosion è qualcosa di assolutamente lontano dala musica dei Pussy Galore. Incurante di critiche e facce sorprese, Spencer si concentra sullo studio del theremin, perché sente questo strumento complementare alla sua voce. Proprio grazie al theremin e all’uso di chitarre da pochi dollari con un suono ruvido e sporchissimo, una nuova schiera di fan, incuriosita, si avvicina.

Il primo omonimo disco, “The Jon Spencer Blues Explosion” del 1992, non è certo considerato un album sorprendente, ma basta un tour di spalla ai Jesus Lizard perché Jon Spencer Blues Explosion diventi il gruppo più in voga del momento. Spencer è finalmente soddisfatto del suono che il suo progetto è riuscito a creare. Non è mai stato così a suo agio sul palco: ha smesso di insultare il pubblico e comincia a incitarlo. Canta, urla, non sta fermo un attimo, suda ed è subito un’icona: nessuno tiene il palco come lui.

La popolarità ottenuta porta la JSBX a fare il grande salto: lascia le etichette discografiche indipendenti e firma con una major, l’inglese Mute, che crede così tanto nel progetto che Spencer e soci sono sulle prime pagine dei giornali ancora prima che “Now I Got Worry” sia nei negozi.
Dopo tanta sperimentazione, Spencer sente il bisogno di fare un passo indietro, di concentrarsi di nuovo sulle chitarre. “Plastic Fang”, concepito a tavolino, ripropone il graffio che ci si aspetta dalle chitarre, l’album è apprezzato, ma più lo sarà il tour che lo seguirà, in cui i brani verranno riproposti velocissimi e coinvolgenti.

Jon Spencer ha sempre saputo stupire, rinnovarsi e sperimentare tutte le strade senza mai scendere a compromessi stilistici o comportamentali. Senza perdere una virgola della propria sensuale brutalità, e con le chitarre che continuano a sferragliare, prosegue il suo percorso atto a ridisegnare le strutture portanti della musica americana. Ma la revisione del rock’n’roll a stelle e strisce non passa più da queste parti.

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URBAN JUNIOR

Ingresso € 20,00; prevendita presso la biglietteria del teatro giovedì 2, venerdì 3 e sabato 4 giugno dalle 17.00 alle 19.00; prevendita: www.vivaticket.it

© 30 Maggio 2011

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