La Voce di Trieste

Margherita Hack, l’Infinito ed il dilemma spirito-materia

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Cultura – Cosmologia

Le idee, come gli oggetti, non compiono il bene od il male per loro natura, ma per l’uso che le persone ne fanno. E l’uso delle idee sta nell’interpretazione. Margherita Hack, astrofisica di formazione umanistica e persona di gran cuore, intelletto e simpatìa, ha appena pubblicato un libro interessante e gradevole sulla sua visione del mondo, “Il mio Infinito”, che reca il sottotitolo Dio, la vita e l’universo nelle riflessioni di una scienziata atea, e meriterà lettura per rilievo dell’argomento e limpidità degli intenti.

Il pensiero dell’autrice è rivolto infatti serenamente da sempre al problema interpretativo del valore di due metodi della conoscenza a livelli diversi: quello dell’indagine scientifica sperimentale e teorica sul mondo fisico percettibile, e quello dell’intuizione religiosa sulla totalità inconoscibile che lo include.

È il problema che ha generato sin dagli albori della filosofia un doppio dilemma: tra la visione del mondo come materia o come spirito, e tra la loro contrapposizione o sintesi. Che sono in realtà dilemmi ingannevoli, perché consistono nell’attribuire nomi simbolici convenzionali diversi alla sostanza di una stessa totalità universale.

Ma quest’evidenza è sempre stata velata, oggi e nella storia, da un groviglio di angosce esistenziali e contrapposizioni dialettiche complicato dagli ermetismi culturali, antichi e nuovi, dei linguaggi simbolici sia della scienza fisica che del sapere metafisico.

La contrapposizione più comune che ne consegue è proprio quella quella tra teisti ed atei, cioè tra chi concepisce o sente la totalità universale come entità, o gerarchia di entità, metafisica, e chi la ritiene soltanto un insieme di realtà fisiche. Ed ambedue queste scelte possono avere sviluppi benigni o maligni.

Generando anche confusioni e scontri paradossali, come quelli ora riaccesi tra un creazionismo che interpreta alla lettera le narrazioni simboliche con cui le antiche cosmogonie rappresentavano intuitivamente gli stessi concetti ai quali sta giungendo la ricerca fisica teorica moderna, ed un evoluzionismo che si limita a constatare l’evidenza della mutazione materiale delle specie nello spazio e nel tempo.

Mentre qualsiasi sviluppo delle indagini scientifiche sulla struttura e le origini dell’universo siderale percettibile, big bang inclusi, lascerà comunque irrisolto, all’infinito, il problema delle origini delle origini.

La soluzione di questi paradossi formali sta nel semplice fatto che il sapere scientifico moderno e quello religioso tradizionale, e con essi il teismo e l’ateismo, sono in realtà approcci da punti di vista diversi alla stessa totalità immensa ed incognita.

Come sentieri differenti per salire una stessa montagna. Ed è analogamente bene badare a distinguerli nei pregi e nei rischi.

P.G.P.

© 23 Maggio 2011

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