La Voce di Trieste

Primavera, tempo di viaggi d’istruzione

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Primavera: il periodo dei viaggi d’istruzione scolastici. Chi di noi non è andato in gita scolastica? La parola “gita” non dovrebbe più esistere, si dovrebbe trattare invece di “viaggio di istruzione” con scopi anche didattici e non solo ricreativi.

Per i docenti la gestione è difficile, l’indennità è minima, i rischi sono quotidiani o, per meglio dire continui, quindi  i professori partecipano sempre con meno entusiasmo a tali proposte.

Capita che ragazzi si calino dai balconi, altri tornano ubriachi o si sentono male, senza poi fornire una spiegazione. In giro a distruggere alberghi, turbare la quiete pubblica, danneggiare opere d’arte o capaci di tramutarsi in  zombi notturni.Le famiglie, poi, non fanno sconti e se la prendono con la scuola se qualcosa non va per il verso giusto.

Alcuni docenti dichiarano: “Durante il giorno, ci sono i rischi classici, ma la sera e la notte tutto si complica e sicuramente nessun accompagnatore va a dormire tranquillo. Del resto, non si possono chiudere i giovani in camera. Facciamo una rotazione tra gli accompagnatori”.

A Trieste è capitato, ad esempio, che durante una di queste ronde degli accompagnatori, un ragazzo per timore di essere scoperto in un’altra camera, uscisse rapidamente dalla finestra per fuggire dagli occhi della docente. Si arrampica sui vari cornicioni dell’albergo, rischia la vita. Il ragazzo viene comunque sorpreso, rimproverato ecc.

Al ritorno dal viaggio la docente, al punto d’incontro per il riaffido con le famiglie, comunica il tutto, sperando in un intervento educativo continuativo e coerente da parte dei genitori. Il tutto invece si conclude con una sostanziale denuncia di ingiuria dal momento che citare l’episodio risultava offensivo, con l’aggravante della diffamazione dal momento che tale racconto poteva esser udito da altre persone lì presenti.

Ma allo stesso modo sono altrettanto rilevanti le seguenti parole, scritte in un tema al ritorno di un viaggio d’istruzione in Bosnia da Gaia, alunna diciottenne di un istituto superiore di Trieste: “I giovani molto spesso si trovano a rinchiudersi nel loro mondo, senza prestar attenzione a tutto quello che li circonda, dalle opportunità, alle persone e ai posti, pensando di conoscere già tutto ciò che serve per star bene al mondo. Per questo motivo i viaggi d’istruzione sono delle grandi possibilità per i ragazzi di arricchirsi culturalmente e fare nuove conoscenze. Nel corso di questi viaggi ti ritrovi lontano dalla tua quotidianità e non sei più immerso nel tuo contesto naturale, con i tuoi amici, nei posti che frequenti ogni giorno. Hai la possibilità di mettere in discussione te stesso, di conoscere e di aprirti con le persone con le quali normalmente, non avresti scambiato mezza parola. Senza contare che vieni  portato a conoscere la storia dei posti che stai visitando, in maniera approfondita. Ti portano a vedere le mostre d’arte, i musei .. Molte volte hai la possibilità di toccar con mano  dei nuovi mestieri che oltre ad arricchirti, potrebbero esser da spunto per un nuovo lavoro. Molte persone però partono per questi viaggi con l’idea di farsi una gitarella economica con l’amico, perdendosi così quegli attimi importanti di crescita collettiva. Qualche giorno fa mi trovavo in Bosnia, il viaggio era organizzato per vedere con i propri occhi quanti e quali danni si lascia dietro una guerra.(…) Eravamo a Srebenica….eravamo tutti molto scossi, certi di noi anche piangevano(…) Questi sono dei viaggi che possono essere molto intensi, ma sta nel singolo individuo fare di quei pochi giorni un’esperienza  costruttiva dalla quale tirar fuori il meglio.”

Il tema di Gaia. Emozionante. Ma ancor di più ciò che esprimono i suoi occhi.

Parlo con il suo docente accompagnatore che mi dice:  “Emozionarti assieme ai ragazzi è la cosa più bella che come insegnante ti possa succedere. Piangere, ridere, discutere, cantare e suonare insieme. Nel viaggio in Bosnia ci si è resi conto assieme di quanto siamo privilegiati nelle nostre vite agiate e tranquille, mentre a pochi kilometri da noi vive gente che ha vissuto tragedie immani e che trova la forza di tener duro, di tirare avanti, di inventarsi una nuova vita lontana dall’odio e che pur tra mille difficoltà trova la forza di sorridere e di accogliere a cuore aperto, mentre in Italia abbiamo così paura dell’altro e siamo così egoisti da pensare solo a respingere il diverso, l’altro. Il viaggio in Bosnia ci ha fatto tutti riflettere sulla vita, abbiamo quindi praticato la filosofia, vissuto la storia, parlato la lingua, provato emozione e passione nell’apprendere”.

Forse chi di competenza dovrebbe soffermarsi a riflettere.

© 15 Maggio 2011

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