Istituzioni scientifiche triestine e compromisisoni politico-elettorali
Nella campagna elettorale in corso si osservano ostentate sulla stampa commistioni inopportune, ed ostentate sulla stampa, tra parti politiche e ruoli istituzionali che dovrebbero rimanervi rigorosamente estranei. Tantopiù se si tratta di istituzioni scientifiche che devono mantenere meglio di ogni altra caratteri di indipendenza e prestigio per sé e per Trieste stessa. Su questo problema abbiamo ricevuto questa protesta efficace e dettagliata, che perciò pubblichiamo per dovere d’informazione:
Domenica 8 maggio è comparso su “Il Piccolo” un articolo di Ugo Salvini su “Un patto tra scienza e politica” proposto dal candidato per il Consiglio Comunale di Trieste Maria Cristina Pedicchio e dal candidato Sindaco Roberto Antonione. Devo formulare due brevi osservazioni.
La prima riguarda la costruzione di un sistema della conoscenza integrato con il territorio che, rappresentando un obiettivo strategico di sviluppo, merita di essere perseguito trasversalmente dalle forze politiche per il bene comune, e non di essere coinvolta in quel groviglio di interessi e clientelismi che blocca già, da troppo tempo, lo sviluppo portuale di Trieste. Ora il settore della ricerca scientifica rischia di arenarsi, imbrigliato in rapporti interessati e “patti” che porteranno solo a interventi estemporanei basati su decisioni calate dall’alto.
La seconda osservazione è un problema di credibilità della politica. Premessa la discutibile commistione tra la candidatura della prof.ssa Pedicchio e la presidenza del Centro di Biomedicina Molecolare ? che aveva missione di ponte tra ricerca pubblica ed industria ? consta che tale consorzio abbia impiegato svariati milioni di euro di finanziamento pubblico per far nascere un distretto industriale innovativo che non è mai decollato, non ha saputo attrarre le risorse private, non ha saputo meritarsi la considerazione della comunità scientifica del territorio. Ma che ha viceversa molto puntato sull’immagine, arrivando addirittura a svendere le attrezzature scientifiche.
Inoltre l’On. Antonione, dal canto suo, ha approvato la tanto contestata riforma Gelmini senza opporsi ai tagli alla ricerca ed all’università, con cui vuol stringere ora un patto. Ed avrebbe quanto meno potuto esprimersi a favore dell’accorpare i referendum con le elezioni consentendo ai contribuenti il risparmio di 300 milioni di euro, destinabili ad una boccata d’ossigeno per il mondo della ricerca di questo Paese.
© 12 Maggio 2011