La Voce di Trieste

Trieste, cronache della ‘cupola’: con l’affare Sgarbi i politici rischiano ora l’abuso d’ufficio ed il danno erariale

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In piena farsa di strumentalizzazione elettorale, con visita del neoministro ai Beni Culturali Galan che dalle sue dichiarazioni alla stampa non pare nemmeno informato dello stato giuridico insopprimibile del Porto franco Nord (portovecchio) di Trieste, i politici locali stanno a facendo a gara per cosentirne lo sfondamento illecito con la mostra improbabile di Sgarbi ed in abuso mediatico pervicace del marchio della Biennale di Venezia.

Noi abbiamo già scritto come stanno in realtà, e scandalosamente, le cose (leggi qui). Ma adesso costoro vorrebbero addirittura distrarre immediatamente dalle casse pubbliche per quest’imbroglio conclamato i soldi che lesinano o negano invece da sempre per le necessità vere e drammatiche della gente. Tanto che per stasera (11 maggio) hanno addirittura convocato per le urgenze dello Sgarbi un apposito consiglio comunale straordinario. Mai convocato invece, a nostra memoria, per le urgenze vitali dei poveri, dei disoccupati, dei precari, degli anziani e dei giovani senza futuro.

Non vi sono molte speranze di poter fare ragionare seriamente sul vero ed il falso, il lecito e l’illecito, questa classe di potere di arroganti ed imbelli di vario colore politico che la città si trova ancora addosso: ne fa prova per tutte la copertura totale, dalla destra alla sinistra, persino dell’incredibile “scandalo Dipiazza” (qui la sintesi). La soluzione vera sta infatti nel liberarsi di loro con maggiore coscienza civile e scrolloni di voto innovativo il più radicali possibile.

 

Continuando a rompere in crescendo ed al di sopra delle parto il silenzio sugli illeciti ed intrighi, perché tutti sappiano e nessuno dei pubblici amministratori e funzionari coinvolti possa ancora pensare di cavarsela accampando poi l’assenza di dolo per proprie ignoranze.

In questo caso del fatto che le attività istituzionali notoriamente illegittime ed improprie, come qui la violazione del regime ostativo vincolante del portofranco di Trieste, e le spese pubbliche indebite che ne conseguano concretano a carico personale dei corresponsabili, singoli o peggio ancora associati, sia il danno erariale, sia ipotesi di reato aggravate quantomeno di abuso d’ufficio.

Ambedue perseguibili dalle magistrature ordinaria e contabile anche senza denunce. Che non mancheranno di arrivare tempestive, perché se dei potentati politici ed istituzionali ritengono di poter violare più o meno allegramente la legalità, noi ed ogni altro cittadino abbiamo il diritto ed il dovere di difenderla.

Quanto al fatto che qui ed altrove in Italia questo genere di reggitori pensi che l’aggregazione e le campagne di stampa soggetta diano loro un diritto ‘politico’ di infrangere le leggi per acclamazione conviviale, rientra prima che nelle cronache dei malaffari in quelle della stolidità.

Paolo G. Parovel

© 11 Maggio 2011

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