La Voce di Trieste

Benedetto XVI ad Aquileia: spiritualità e problemi tra storia, presente e futuro

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Commento

La visita pastorale solenne del pontefice cattolico Benedetto XVI all’antichissima basilica patriarcale di Aquileia ha tracciato una linea spirituale importante tra la storia, il presente ed il futuro di questa parte d’Europa, e non solo per il saluto nelle sue lingue principali italiana, friulana,slovena, croata e tedesca.

Oggi Aquileia – Aquilea – Aquilee – Oglej è un piccolo centro rurale ai piedi dell’imponentee basilica del secondo maggior Patriarcato cristiano dell’antichità dopo Roma, ed al centro della vastissima area archeologica della seconda metropoli dell’impero romano, rievocata da resti monumentali in via di riscoperta continua e da un ricchissimo museo, di fondazione absburgica come gli scavi.

Il Patriarcato di Aquileia è stato per quasi 1200 anni (568-1751) anche la più vasta diocesi metropolitica del medioevo europeo. Sino all’811 aveva giurisdizione ad ovest sino a Como, a nord sino al Danubio, poi alla Drava, e sino al lago Balaton ad est, dove fu portatrice della corrente d’evangelizzazione occidentale a confronto con quella orientale del Patriarcato bizantino di Costantinopoli.

Dal 1077 fu inoltre, e per quasi 350 anni, un’importante entità politica europea su investitura imperiale ai Patriarchi della Patria del Friuli, che ebbe proprio Parlamento, e di altri possedimenti estesi dal Bellunese alla Carinzia, Carniola, Stiria ed all’Istria, in dura contesa territoriale con Venezia.

Dalla quale Trieste e Muggia si difesero l’una affidandosi dal 1382 a casa d’Austria, e l’altra rimando fedele allo stato friulano sino al 1420, quando venne definitivamente abbattuto e colonizzato dai veneziani.

Il Patriarcato di Aquileia è dunque di un’entità politico-religiosa europea particolare e connaturata alle identità e convivenze millenarie di queste popolazioni, e qui in particolare nell’area di cerniera etnica tra Friuli, Goriziano, Carniola, Trieste ed Istria, che ne possono tutti andar fieri.

Ma proprio per questo in Italia è stata cancellata o travisata, come i 536 anni della Trieste austriaca, dalla storia ufficiale dello Stato unitario, che rimane ancora fondata su una mitografia nazionalista stolidamente repressiva delle identità e dei patrimoni culturali, etnici, linguistici e nazionali più antichi, solidi e profondi.

La visita del Papa ha rilanciato invece con autorevolezza i valori spirituali di questa nostra eredità storica condivisa d’Oriente ed Occidente, invitando a riconoscerla ed a rinnovarla agendo in fraternità per il bene di tutti, iniziando dall’attenzione e dal soccorso ai più deboli per povertà, malattia ed altre sofferenze.

Non nel senso dei tanti luoghi comuni in argomento, ma di verità essenziali sia per i fedeli e le dottrine del cristianesimo che per chiunque altro senta la necessità spirituale e razionale di una visione positiva filosofica o religiosa (nel senso di religio: legame consapevole tra coscienza individuale ed immensità inconoscibile) del mondo. Ostacolata oggi più che mai da correnti ed interessi caotici che ne negano il valore sfruttando paradossalmente anche le violazioni spesso orrende che se ne compiono nelle strutture religiose.

La soluzione è attingere, invece che alle cronache profane, direttamente alle fonti originarie di pensiero. Che per il messaggio cristiano sono quelle storiche dei Vangeli, ma hanno avuto dal sapere profondo e raffinato di questo papa cattolico elaborazione di nuova chiarezza, profondità e semplicità in tre brevi documenti fondamentali – lettere encicliche, cioè circolari ? accessibili e comprensibili a tutti in rete (leggi qui) e stampate in libriccini tascabili a prezzo simbolico.

Sono tre veri e propri cardini illuminanti del pensiero spirituale moderno contro le nuove disperazioni materialistiche del nulla, hanno avuto perciò attenzione globale ed andrebbero lette e meditate preferibilmente nella loro sequenza di scrittura e pubblicazione: Deus Caritas est (2005) sul principio universale dell’Amore a fondamento dell’esistenza; Spe salvi (2007) sulla dottrina spirituale della speranza; Caritas in veritate (2009) sull’amore nella verità come fondamento dell’armonia e giustizia sociali e del rispetto globale verso il creato.

Attingono quindi, dal loro punto di vista, in radice all’essenza dell’intera tradizione filosofica (in questo senso nobile ‘laica’) e religiosa umana del pensiero positivo sull’individuo, l’universo e la società, e negli effetti ai problemi attuali sempre più drammatici della dignità, responsabilità e sopravvivenza individuali e collettive degli esseri umani e degli altri viventi sulla Terra.

Al di là ed al di sopra delle differenze dottrinali fra correnti ed istituzioni filosofiche e religiose, vi si ritrovano perciò i semi di una ri-evoluzione tradizionale delle coscienze e della ragione travolti da involuzioni pseudorazionali e pseudomoderne nei culti nichilisti antiumanitari (collettivisti e capitalisti) del mercato e del denaro, che dominano e devastano la società contemporanea.

A commento della visita del papa Paolo Rumiz ha inoltre sollevato molto opportunamente sul quotidiano di Trieste e Gorizia (leggi qui) il problema morale e materiale degli ambienti politici ed ecclesiali pseudocattolici, ? e sostanzialmente anticristiani ? che riescono ancora a dominare quest’area di confine, con le armi psicologica del nazionalismo e pratica della corruzione, perché protetti da impunità morali ed istituzionali cui si deve por fine una volta per tutte.

Quello risollevato ora ad Aquileia dall’illustre visitatore è dunque un bel groppo di problemi: dal rispetto reciproco di popoli, lingue e culture alle loro identità europee diverse e complementari (incluse la friulana e la triestina), sino alle iniquità locali, nazionali e globali. Ma è appunto e soltanto dalla chiarezza in veritate, nella verità, che si può incominciare ad affrontarli tutti seriamente, e qui stesso.

Paolo G. Parovel

© 9 Maggio 2011

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