Assicurazioni Generali: differenza di modello etico
di PGParovel
Commento
In economia nessuno è santo, ma si può essere corretti, scorretti o banditi. E le due ultime categorie hanno ormai da decenni un incremento esponenziale ? con esiti drammatici nazionali e globali ? che lascia ormai poche isole di correttezza. Qualcuna è nuova, come quella costruita sui giusti pentimenti del nostro compatriota mitteleuropeo György Schwartz, George Soros.
Ma ce ne sono anche di originarie, che in un mondo economico di frenesìe da squali sono riuscite invece a conservare dalle origini la misura, lo scrupolo ed il passo riflessivo ed accorto d’altri tempi. Qualità che da modello etico diventano rendite economiche, perché producono credibilità, solidità e durata inaccessibili agli avventurieri.
È il caso, unico in Italia e tra i non molti al mondo, delle Assicurazioni Generali, la grande compagnia assicurativa e finanziaria internazionale fondata a Trieste nel 1831 come Imperial Regia Privilegiata Compagnia di Assicurazioni Generali Austro-Italiche, che si diramò da qui in tutto l’impero absburgico, e da Venezia nell’allora Regno Lombardo Veneto che ne era parte e negli altri Stati pre-unitari della penisola italiana.
Chi a Trieste ha seguito direttamente od indirettamente attraverso le generazioni del tormentato Novecento la vita della centrale Generali ne ha potuta percepire quell’aura di dirittura, solidità e continuità che si vede tuttora riflessa nelle atmosfere e nelle scelte della Compagnìa. E che nella valanga di cambiamenti, tentazioni e deregolazioni seguita alla fine della guerra fredda le ha consentito ulteriori espansioni, con passo sicuro dove altri sono corsi anche troppo, conservandole sia la fiducia degli azionisti che dei clienti e del mercato, ed i risultati.
Proprio per questo motivo l’insediamento alla presidenza di Cesare Geronzi, rappresentante di una finanza italiana ben diversa, manovriera e spesso oscura, stonava nettamente, preoccupando non poco persino i piccoli azionisti. La sua sostituzione anticipata con Gabriele Galateri di Genola è stata perciò un sollievo a più livelli, ed un vantaggio certamente superiore al costo esorbitante della buonuscita necessaria a compensare i due anni di mandato che gli rimanevano.
Questo non sembra abbiano avuto il coraggio di dirlo pubblicamente con sufficiente chiarezza né i politici né i media locali allineati alle sfere di provenienza dell’ex presidente. E non alle parti di Trieste che conservano ancora nella propria cultura la stessa impronta di stile espressa dalle Generali nell’economia.
Ma lo scriviamo qui chiaro e tondo noi. A promozione non d’affari, ma della percezione di un mondo di valori che è ancora parte della tradizione migliore di questa nostra città, purtroppo svilita da politici-faccendieri di livello così infimo da non trovar neppure misura.
P.G.P.
© 2 Maggio 2011