Porto franco internazionale di Trieste: bloccata la frode speculativa dei politici
di PGParovel
Analisi e commento
La serietà e l’autorevolezza della Soprintendenza (soprintendente Luca Rinaldi, direttore regionale Giangiacomo Martines) sembrano aver bloccato finalmente da parte dello Stato la gigantesca e temeraria frode speculativa immobiliare che il circo politico locale ha imbastito in questi anni sul Porto franco Nord (portovecchio) di Trieste (leggi qui i nostri commenti, le inchieste e le denunce).
La Soprintendenza ha infatti negato le autorizzazioni decisive che le competono, confermando ? dopo un primo parere inascoltato del 2009 ? che lo status di Porto franco di questi 70 ettari di banchine e moli con fondali da 15 metri, magazzini e scalo ferroviario, è vincolato indissolubilmente al diritto internazionale per accordi multi- e bi-laterali, e non può quindi essere modificato o soppresso con strumenti normativi di rango inferiore.E tantomeno infimo, come quelli di mera competenza amministrativa locale con i quali Comune ed Autorità portuale, guidati rispettivamente da Roberto Dipiazza e da Claudio Boniciolli ora sostituito da Marina Monassi, hanno imbastito e vorrebbero proseguire quest’operazione, che vìola il diritto interno ed internazionale con profili penali evidenti, quantomeno di tentata frode pluriaggravata.
La natura della frode
Costoro stanno tentando infatti ? d’intesa tra loro, con artifizi e raggiri (amministrativi e propagandistici), in abuso dei propri poteri pubblici e ad ingiusto profitto proprio e di terzi (in voti, incarichi, consulenze e quant’altro) ? di sottrarre alla collettività triestina ed all’utenza nazionale ed estera un bene materiale vincolato (lo spazio e le attrezzature portuali) e giuridico (il regime privilegiato di porto franco), che quali amministratori pubblici hanno invece il dovere generale e specifico di tutelare.
Si tratta inoltre di un bene di valore elevatissimo sia in sé che quale strumento essenziale per lo sviluppo delle attività portuali di Trieste a vantaggio economico locale, nazionale, comunitario europeo ed internazionale. E si trova paradossalmente inutilizzato non perché non sia attuale o richiesto (i porti e le zone franchi stanno prosperando in tutto il mondo) ma perché è stato svuotato apposta, con scelte politiche, a beneficio dei porti italiani a regime ordinario ed in prospettiva, appunto, di speculazione edilizia ed immobiliare.
Tutte queste cose sono state già affermate e documentate in sede sia giudiziaria che pubblica dall’Associazione Porto Franco Internazionale di Trieste, e tra i mezzi d’informazione da noi, che siamo stati sinora i soli ad indagarle, scriverle e denunciarle sistematicamente: da maggio a dicembre dell’anno scorso sul nostro precedente settimanale a stampa, e da gennaio qui in rete con la Voce di Trieste ed eco crescente.
Ma sono cose che sapevano altrettanto bene gli organizzatori della frode, anche se forse non tutta la schiera dei loro gregari. Comunque non giustificabili, perché è dovere d’ufficio di ogni amministratore pubblico documentarsi od avvalersi di consulenti sulle materie che gli sono affidate, e dimettersi da compiti che non sappia svolgere in maniera adeguata.
Il dolo dei responsabili è comunque documentato nei loro atti e provvedimenti urbanistici, deliberativi, progettuali e di concessione per mutare la destinazione dell’area formati con due espedienti ingannevoli: quello di omettere menzione del regime vincolante di Porto franco internazionale, e quello di definirne falsamente di “portualità allargata” i previsti riutilizzi ordinari.
Sono ingannevoli anche le ipotesi di spostamento del Porto franco. Non si tratta infatti di un istituto giuridico astratto dalle strutture materiali perché funzioni, e nel territorio comunale e provinciale di Trieste non c’è altra area che offra equivalenza di spazi ed attrezzature portuali. E persino i progetti illegittimi di urbanizzazione speculativa risultano inattuabili perché sproporzionati alle dimensioni abitativa ed economica attuali e previste della città.
Ed il tutto rende ormai notoriamente illegittima e nulla per violazione plurima di legge, nonché impraticabile, la concessione dell’area all’apposito cartello ”Portocittà” dei costruttori Maltauro e Rizzani de Eccher (con Sinloc e Banca Infrastrutture e Sviluppo),
Le evidenze dei danni
I concessionari non hanno dunque titolo valido nemmeno a piantare un chiodo o muovere un mattone nel Porto franco Nord, e tantomeno ad azionarvi o vendere in proprio subconcessioni e subappalti. Ma ne potranno sicuramente chiedere i danni ai responsabili dell’operazione illecita che li ha coinvolti.
Inclusa la presidente attuale del porto Marina Monassi, dato che dopo essere subentrata al rivale Claudio Boniciolli non risulta avere agito per bloccarne doverosamente l’operazione illegittima sul Portofranco Nord, ma l’ha avallata proponendo addirittura di svilupparvi l’edilizia residenziale e promettendo la sospensione del regime extradoganale. E questi sono anche comportamenti che provano in concreto, invece che a chiacchiere, la sua dannosa inadeguatezza alla carica.
La frode in esame è inoltre sotto giudizio sia nazionale che europeo, d’iniziativa rispettivamente dell’Associazione Porto Franco e di Greenaction Transnational. Le sentenze dovrebbero quindi confermare, assieme all’illegittimità dei provvedimenti impugnati, quella di tutte le spese sostenute sostenute per essi dall’amministrazione del Comune e dall’Autorità Portuale: costi amministrativi propri, consulenze ed altre prestazioni professionali esterne, incluse quelle legali. Che andranno così tutte a costituire danno erariale soggetto ad indagini e giudizio della Corte dei Conti.
I comportamenti dei politici
Ma il fatto più sconcertante è che l’intero carrozzone della politica locale, di maggioranza ed opposizione, abbia potuto perseverare consapevolmente o stolidamente per anni nella costruzione o nell’avallo della frode, senza ascoltare obiezioni ed anzi a gara nel vantarla ed applaudirla come progresso. Ad ennesimo indizio concreto di solidarietà trasversali inquietanti, che assieme alla frode specifica richiedono indagini non solo giornalistiche, ma anche giudiziarie.
Nell’imminenza delle elezioni noi abbiamo anche sollecitato con accurate informazioni tutte liste elettorali ed i candidati a difendere l’integrità e le funzioni del Porto Franco di Trieste, almeno per meritarsi i voti.
Ma lo hanno difeso pubblicamente nei loro programmi, e per meditata convinzione, soltanto due forze nuove, ed è giusto scriverlo ad onor loro: la lista 5 Stelle di Beppe Grillo, e La tua Trieste nella persona di Alessandro Giombi, candidato alla Provincia; in rete si è schierato su questa linea anche il candidato della Lega Radimiro Dragovic.
Ed ora la decisione della Soprintendenza ha prodotto lo schieramento elettorale di altri politici: si veda Il Piccolo 24.4, pagine 24 e 25. Ma ne risulta aver preso preso subito posizione lucida, documentata e coraggiosa contro la frode ed a favore del Porto Franco soltanto il gruppo di Sinistra Ecologia e Libertà, attraverso il suo coordinatore provinciale Giulio Lauri.
Le altre reazioni pubblicate rappresentano invece da sé quella miscela francamente disgustosa di ignoranze, arroganze, omertà ed inerzie di cui vive purtroppo q gran parte della classe dirigente locale che ha condotto la nostra città ed il nostro porto a questi livelli di degrado.
La graduatoria delle enormità
La palma della violenza aggressiva, offensiva ed antilegalitaria va alle dichiarazioni del candidato sindaco di centrodestra, il parlamentare e dentista Roberto Antonione imposto da Berlusconi, che ne ha seguito l’esempio attaccando furiosamente non il malaffare politico, ma lo Stato ed i suoi funzionari che invece di ‘aiutare’ garantiscono il primato democratico della legalità.
Su questa linea ha infatti definito scandaloso ed arbitrario il parere invece doveroso della Soprintendenza; le ha rimproverato di averlo espresso solo ora, mentre lo aveva già fatto, inascoltata, due anni fa; l’ha accusata di vessare burocraticamente i cittadini; ha mostrato di ritenere che si debbano rispettare decisioni assunte da enti locali anche se violano la legge ed il diritto internazionale, e di credere che il regime di Porto franco sia inutile. Complimenti.
Ma ha fatto ancora di peggio, minacciando per ritorsione la cacciata dei due scrupolosi Sovrintendenti come incapaci ed irresponsabili. Mentre è l’Antonione ad avere dato di sé in questo modo un sorprendente profilo politico di prepotenza, antilegalità e disinformazione in fatto e diritto, che suggerirebbero semmai di non affidargli più nessuna carica pubblica.
Si sono schierate a rovescio anche quelle che sembravano le speranze di rinnovamento della destra: il nuovo partito nazionale di Fini e la nuova lista locale di Franco Bandelli. Per il primo infatti il parlamentare Roberto Menia (padrino pure dei rigassificatori) ha ripetuto senza riserve le propagande in appoggio alla frode speculativa, inclusi la “portualità allargata” e lo spostamento del regime di Porto franco. Come per la seconda lo stesso Bandelli, che vi ha pure aggiunto una proposta di sdemanializzazione dell’area.
Mentre il candidato principale del centrosinistra Roberto Cosolini, dirigente degli artigiani, ha perso clamorosamente l’occasione di tacere per un paio di giorni ed informarsi meglio. Perché si è messo invece a difendere anche lui la frode speculativa illegittima come fosse fonte di progresso e lavoro, accusando assurdamente la Soprintendenza di avere preso una decisione fuori competenza, e mostrando anche lui di ritenere inutile il regime di zona franca e superiori alla legge le decisioni locali.
Era spalleggiato dal parlamentare Ettore Rosato, che ha aggiunto astioso di suo l’accusa assurda alla Soprintendenza di attuare ingerenze politiche e pure sospette. Mentre il loro capogruppo in consiglio comunale, Fabio Omero, ha difeso l’appoggio dato alla frode sull’area ricordando che gli atti non ne menzionavano lo status di Porto franco. Che comunque tutti e tre chiedono di spostare, ma senza spiegare dove, come e per fare cosa.
Conclusioni
Chiudiamo l’articolo qui, perché ce n’é davvero abbastanza. Non per poter dire se e quanto degli appoggi politici trasversali così pertinaci a questa frode speculativa pericolosissima per Trieste possano essere errori madornali, oppure frutto di compromissioni. Ma sicuramente per dover raccomandare comunque ad ognuno, dalla destra alla sinistra, riflessioni molto serie prima di votare questo genere di candidati. A meno che non cambino rotta in tempo, e seriamente.
Paolo G. Parovel
Cesare dall’Acqua – La proclamazione del Porto Franco di Trieste nel 1719
© 25 Aprile 2011