La Voce di Trieste

Trieste, Portofranco Nord: Sgarbi, Monassi, Dipiazza, Omero e gli entusiasmi anomali

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Non si possono negare a Vittorio Sgarbi intelligenza e competenza artistica brillanti, ma nemmeno disinvolture abnormi di comportamenti mediatici, politici ed amministrativi. E questo rende necessario valutare con particolare prudenza sue proposte che siano in sé interessanti, ma vadano ad incidere su questioni controverse d’interesse pubblico.

È così anche per la sua proposta recentissima, peraltro tardiva ed in conflitto col Ministro della Cultura Galan, di dislocare a Trieste da luglio a novembre una sezione della prossima 54/a Biennale d’arte contemporanea di Venezia, ad “esposizione diffusa”.

Cosa in sé interessante, se la sede richiesta da Sgarbi non fosse il Magazzino 26 del Portofranco Nord (portovecchio) della città, che potrebbe venir aperto ad allestitori e visitatori solo sospendendone per almeno sei mesi il regime extradoganale e la relativa cinta vigilata.

Ma con ciò lo Sgarbi fornirebbe di fatto? A spese pubbliche e sotto elezioni? soccorso politico-propagandistico ai politici, ed agli interessi, che vogliono forzare la soppressione illegittima del regime extradoganale di questa sezione maggiore del Porto franco internazionale di Trieste con un’urbanizzazione edilizia ed immobiliare speculativa ‘all’italiana’ (leggi qui le nostre inchieste-denuncia precedenti).

Appare significativa l’immediatezza anomala con cui hanno promesso entusiasti l’apertura doganale due dei coprotagonisti dell’urbanizzazione illecita: la Presidente dell’Autorità Portuale Marina Monassi ed il sindaco uscente Roberto Dipiazza. Cioè i titolari più diretti del dovere istituzionale e politico di garantire e sviluppare invece il Porto franco di Trieste a beneficio della città, del Paese, dell’Europa e dell’utenza internazionale.

La Monassi, reinsediata da gennaio alla guida del Porto con nomina politica discussa per qualifiche, sua precedente gestione e relative pendenze erariali, è perfettamente consapevole dei vincoli ed obblighi del Porto Franco (leggi qui un documento). Ma ne ha appena sollecitata anche l’occupazione edilizia residenziale, in parallelo alla richiesta del costruttore Maltauro a nome di “Portocittà”, apposito gruppo titolare della concessione speculativa illegittima.

E non pochi si rammaricano a Trieste che al posto di Marina non ci possa essere il padre, lo scomparso ammiraglio Monassi che suoi ufficiali d’intelligence descrivevano come rompiscatole ma tutto d’un pezzo.

Abbiamo anche già scritto (e continueremo) dei ruoli ed atti del sindaco, proprietario di supermercati appoggiato dai suoi seguaci e da opposizioni belanti. Come quelle del capogruppo comunale del centrosinistra, Fabio Omero, che sul quotidiano locale ha dichiarato subito entusiasmo collaborativo incondizionato: “Grande idea di Sgarbi, fa bene Dipiazza a voler cogliere la palla al balzo”.

Fa benissimo, invece, Paolo Rumiz a denunciare sullo stesso quotidiano, Il Piccolo del 21 aprile, con autorevolezza, dettaglio e passione civile che la città-porto di Trieste è in mano ad una cricca più o meno silente di poteri trasversali, le cui manipolazioni parassitarie spurodate ma impunite la stanno affondando sempre più rapidamente.

Ed una lunga sospensione del regime extradoganale del Portofranco Nord di Trieste col pretesto della Biennale servirebbe sia a dare pre-legittimazione apparente alla sua progettata eliminazione illecita, sia a confermare il potere di alcuni d’imporre qui a loro arbitrio qualsiasi abuso. Ma è un arbitrio che funziona solo perché e finché non viene adeguatamente denunciato e punito.

Su questo noi stiamo facendo il nostro dovere incoraggiando a farlo anche altri, dotati pure di mezzi maggiori, e la gente a non lasciarsi più ingannare. Con antico motto di mare triestino: qua no se imbarca cuchi, qui non si imbarcano idioti. E nemmeno chi, dalla destra alla sinistra, dall’alto o dal basso, ci prende tutti per tali.

Paolo G. Parovel

© 22 Aprile 2011

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