La Voce di Trieste

Il vero rischio per l’Europa della nuova Costituzione ungherese

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Come abbiamo già scritto, l’informazione triestina per essere utile e decente deve ricominciare anche ad occuparsi di quello che accade nel nostro retroterra reale, che non è la penisola italiana ma la Mitteleuropa. Perché è lì che si formano, nel bene e nel male, le sole prospettive serie di sviluppo per la nostra città, anche se dobbiamo subire egualmente i disastri politico-economici dei malgoverni italiani.

Nei giorni scorsi in Ungheria il recente governo ultramaggioritario di destra ha finito per far approvare l’annunciata nuova Costituzione, autoritaria e nazionalista (vedi nostro articolo precedente) tra censure e proteste crescenti. Gli oppositori gridano al colpo di Stato, ma non lo è perché l’ha votata democraticamente una maggioranza politica regolarmente eletta e costituita.

Sono infatti gli elettori che l’hanno mandata al potere in sostituzione del precedente centrosinistra, e se affidi il gregge al lupo non puoi pretendere che diventi vegetariano. Dunque all’opposizione ed agli elettori di destra pentiti non rimane che aprire un’altrettanto regolare e decisa battaglia politica interna.

Se vi sono violazioni della Dichiarazione europea dei diritti dell’uomo potranno rivolgersi anche alle istituzioni comunitarie, ma col rischio che la destra ne approfitti per spingere all’uscita del Paese dall’UE in nome dei suoi progetti neoirredentisti di Grande Ungheria, a spese soprattutto di Romania e Slovacchia.

E proprio in questa prospettiva è davvero sorprendente che né l’opposizione interna, né la stampa estera, sembrino accorgersi che la nuova norma costituzionale che identifica la nazione politica con la nazione etnica non si limita, come lamentano, a discriminare le minoranze interne non-màgiare, ma minaccia la stabilità di tutto il Sudest europeo.

É stata infatti preceduta a gennaio dall’altrettanto sottovalutata legge di “restituzione” unilaterale della cittadinanza ungherese ai 3,5 milioni di màgiari etnici rimasti negli enormi territori ceduti dopo la prima guerra mondiale ai Paesi confinanti. E la restituzione unilaterale della cittadinanza di uno Stato agli abitanti di territori ceduti ad altri in forza di trattati è una riestensione di fatto su quei territori e popolazioni della sovranità del primo in conflitto con quella dei secondi, a denuncia dei trattati stessi.

Ed ora la nuova definizione costituzionale dello Stato ungherese ne estende espressamente la giurisdizione politica fondamentale all’intera nazione etnica, cioè anche a tutti quei màgiari fuori dai confini attuali che formano minoranze autoctone grandi e piccole in Romanìa, Slovacchia, Ucraina, Serbia, Slovenia, Croazia ed Austria.

Questo significa che basterà innescare con incidenti tensioni etniche antimàgiare in una di quelle aree, in parte già critiche, per affermarvi diritti d’intervento tutorio politico e militare ungherese ponendo in crisi l’intera regione e con essa l’Unione Europea. E gli interessi interni ed esteri a destabilizzarla per speculazioni politiche, economiche e di mafia sono molti, e pericolosi.

Tenendo anche conto che il precedente giuridico per le ‘restituzioni’ di cittadinanza ungheresi l’ha creato in silenzio verso Slovenia e Croazia, con la legge 124/2006, gli stessi ambienti di potere italiani anomali che stanno realizzando di fatto il “Piano di rinascita nazionale” della loggia illegale P2 (qui il testo integrale) di Licio Gelli (tuttora rappresentata sino al vertice del governo), affermano con pretesti di voler uscire dall’UE, fanno neoirredentismo e dal 2008 hanno anche organizzato un coordinamento politico ed operativo internazionale di tutti i movimenti revanscisti dal Baltico al Nar Nero, con base a proprio a Trieste.

Gli interessi di stabilità euroatlantici dovranno riservare evidentemente nuove attenzioni a tutto questo genere di manovre nazionali fuori dalle righe.

Paolo G. Parovel

La spartizione dei territori della Corona ungherese a seguito della prima guerra mondiale; il conseguente irredentismo ungherese ha collegamenti operativi col neoirredentismo italiano verso la Slovenia e la Croazia.

© 20 Aprile 2011

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