Mostra personale di Pino Callea
di C.S.
Inaugurazione giovedì 21 aprile
Giovedì 21 aprile, alle ore 18.30, presso la Sala Comunale d’Arte (piazza dell’Unità d’Italia 4), si terrà l’inaugurazione della mostra personale di Pino Callea.
Pino Callea è nato nel 1936 a Trieste. Ha studiato pittura e disegno con Matteo Campitelli ed ha frequentato la scuola di cartellonismo pubblicitario, quella di acquaforte “Carlo Sbisà” e quella di nudo presso il civico Museo Revoltella, diretta da Nino Perizi, approfondendo le tecniche dell’incisione con Marian Kravos. Opera ancor oggi nel laboratorio di ceramica di Ondina Brunetti. Espone da molti anni in mostre personali e di gruppo in Italia, Americhe, Austria, Ungheria, Slovenia, Croazia e Germania.
Fantasia, capacità di stupire, inventiva, gusto per la sorpresa e per l’imprevisto, ovvero: Callea, forse il più dada degli autori triestini, sicuramente quello con il più spiccato senso del ludico. Qualunque strumento, qualunque materiale servono a Pino Callea per farci stupire, trasalire, sorridere, divertire o forse sconcertare. Quadri-sculture con inserimenti luminosi o addirittura musicali: ci si sofferma davanti ad un’opera e ad un tratto qualcosa lampeggia o si muove, accompagnata da sibili, ticchetii o proprio da musica. Tutto fa arte, tutto diverte, tutto gioca, tutto stupisce. Callea medita e sorride, osserva e gioca, colpisce, diverte e pungola, provoca svago e allo stesso tempo fa riflettere.
Scrive Lorella Klun: “A Pino Callea la pittura va proprio stretta, ma come dargli torto: con tutti i materiali da esplorare, le tecniche da sperimentare, con le onde di mondi fantastici che risalgono l’inconscio, perché doversi limitare alla “scialba” bidimensionalità della tela?
Spazio allora ai materiali più disparati: bronzo, legno, metalli e materie plastiche, argille, ceramica e pelle, insieme a led, luci e fibre ottiche. E largo alla creatività, vissuta e gustata senza filtri né remore, per dare vita a universi di sogno, nei quali la solarità mediterranea, lo stupore infantile e il disincanto della maturità coesistono senza attrito.
In ogni opera di Callea i linguaggi si sovrappongono in deliziose affabulazioni, strutturando le composizioni su più livelli, gestaltici e semantici.
Felici ridondanze organiche, echi di fiabe della buonanotte e una sottile ironia, sono gli elementi che danno vita ai mondi paralleli di Callea: universi fittamente popolati da personaggi affascinanti e strampalati, a metà strada tra le surreali trovate di Calvino e l’umorismo nero di Tim Burton.
Ecco scatole che si schiudono rivelando articolate scenografie, trame preziose e tesori usciti dai forzieri degli elfi; popolate da creature magiche, pesci guizzanti e sinuose meduse. Fantastiche invenzioni, collezioni di objets trouvés e assemblaggi neobarocchi pulsano in variegati teatrini; il ricco materiale interno è gelosamente custodito, filtrato da schermi e articolati passe-partout, da strati di pelle di serpente serigrafata e lamine che si svolgono e riavvolgono in riccioli e spire. Alcune composizioni racchiudono un cuore sonoro, udibile solo prendendole in mano e agitandole, altre si illuminano di riflessi cangianti.
Ma la raffinatezza di esecuzione e l’estro compositivo, così appaganti per i sensi, non traggano in inganno: oltre la superficie trovano posto profonde riflessioni sull’attualità, come in quel Counter-Clock World che ci narra di nuove paure, tra inquietudini metropolitane e incubi atomici.
Pino Callea sa che non c’è nulla di più serio del gioco dell’arte: per lasciar fluire l’energia vitale e comunicare con sempre rinnovato vigore: facendo tesoro del passato e proiettando luminose tracce nel futuro”.
© 20 Aprile 2011