La Voce di Trieste

Grande successo per “Movimenti equini” di Attilio Braglia

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Alla Conestabo Artgallery fino al 22 aprile

Sono ormai lontani i tempi del famoso manifesto Futurista del 1909, in cui Filippo Tommaso Marinetti declamava: “Come i nostri antenati trassero materia d’arte dall’atmosfera religiosa che incombeva sulle anime loro, così noi dobbiamo ispirarci ai tangibili miracoli della vita contemporanea, alla ferrea rete di velocità che avvolge la Terra, ai transatlantici, alla Dreadnought, ai voli meravigliosi che solcano i cieli, alle audacie tenebrose dei navigatori subacquei, alla lotta spasmodica per la conquista dell’ignoto”.

Ma già nell’aprile dell’anno seguente, Boccioni, Carrà, Russolo, Balla e Severini, attenuati i toni da proclama, mettevano a punto alcune direttive tecniche per quel che riguardava specificamente la pittura: “II gesto, per noi, non sarà più un momento fermato del dinamismo universale: sarà, decisamente, la sensazione dinamica eternata come tale. Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente. Per la persistenza dell’immagine nella retina, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono. Così un cavallo in corsa non ha quattro gambe: ne ha venti, e i loro movimenti sono triangolari”

Attilio Braglia, ha fatto tesoro delle lezioni del passato, rapportandole al vivere contemporaneo, fatto di vorticose frenesie alternate a distensioni introspettive; nelle sue opere indaga il movimento nella sua più ampia accezione: da quello della natura, riflettendo sulla poesia della nascita e immergendosi nella quiete cristallina dei fondali marini, per arrivare alle dinamicità urbane, nel veloce transitare della folla e nella corsa dei cavalli, lanciati nella frenesia del Palio o impegnati in gare ippiche.

Sono suggestivi e vitali pannelli mnemonici, nei quali fotogrammi di realtà si innestano al movimento della coscienza, reinterpretando e attualizzando la filosofia di Bergson, secondo cui il tempo non esiste di per sé, ma come tempo della coscienza, e lo spazio non è che il tempo spazializzato, cioè un insieme di istanti messi vicini.

Nella sua Introduzione alla Metafisica Bergson scrive: “Vi è almeno una realtà che noi cogliamo dall’interno, per intuizione, e non per semplice analisi: la nostra persona nel suo scorrere attraverso il tempo, il nostro io che dura. […] Quando faccio scorrere sulla mia persona, supposta inattiva, lo sguardo interiore della coscienza, percepisco dapprima una specie di crosta solidificata in superficie: sono le percezioni, che vi giungono dal mondo materiale. Tali percezioni sono nette, distinte, giustapposte o giustapponibili l’una a l’altra. Esse cercano di raggrupparsi in oggetti. In seguito, percepisco dei ricordi, più o meno aderenti alle percezioni, e che servono a interpretarle. Tali ricordi si sono come staccati dal fondo della persona, attratti alla superficie da percezioni che loro assomigliano: essi son posati su di me, senza essere in tutto e per tutto me medesimo. […] Ma, se mi raccolgo dalla periferia verso il centro, se cerco al fondo di me ciò che più uniformemente, più costantemente e durevolmente è me stesso, trovo tutt’altro. Al di sotto di quei cristalli ben tagliati e di quella superficie congelata, vi è un flusso continuo, non comparabile a nulla di ciò che ho visto fluire. E una successione di stati, ciascuno dei quali preannunzia quello che lo segue e contiene quello che lo precede. […] In realtà, nessuno di essi comincia o finisce, tutti si prolungano gli uni negli altri.”

Braglia si inserisce in questo flusso, creando dei dispositivi mnemonici nei quali il tempo non appare congelato, ma in continuo fluire. Il segno calligrafico dell’artista graffia le campiture piatte di fondo, secondo un ritmo che rende gli intrecci di gruppo vibranti e sottolinea i flussi dinamici. Sono direttrici da cui si staccano, come improvvisi tasselli e frammenti di ricordi, elementi che cercano di conquistare il primo piano. La sua è una pittura pulsante, che unisce la minuzia incisiva del segno a campiture fatte di volute in espansione e di agglomerati cromatici svolti senza incertezze.

Energia e riflessione si alternano quindi nello spazio della tela, in un contrappunto che amplifica la vitalità, la linfa creativa e le felici intuizioni di questo autore.

Lorella Klun

 

La mostra è visitabile fino al 22 aprile 2011 presso la Conestabo Artgallery (via della Fonderia 5) e presso la Vetrina (via Udine, 2/1) a Trieste con il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle ore 17.00 alle 19.30.

 

Fotogallery della vernice

© 11 Aprile 2011

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La locandina

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