La Corte Costituzionale azzera gli abusi del sindaco e dei vigili contro i poveri e sulle supermulte
di Direttore
Editoriale
Occorre ricordare troppo spesso ai troppi barbari e delinquenti politici al potere in Italia che il massimo grado di illegittimità è la violazione della Costituzione, legge fondamentale dei diritti e doveri di tutti, e che la Corte Costituzionale sua garante è, quale giudice delle leggi al di sopra del legislatore, l’organo di giustizia supremo ed anche meglio qualificato della Repubblica.
Ora molti di loro strillano perchè la suprema Corte, con sentenza n.115/2011 ha finalmente dichiarato incostituzionale l’art. 54, comma 4, del Testo Unico degli Enti Locali (TUEL).
Che con modifica introdotta nel 2008 dall’impresentabile governo Berlusconi consentirebbe al sindaco, in quanto ufficiale del governo, di adottare provvedimenti (ordinanze) a «contenuto normativo ed efficacia a tempo indeterminato», per prevenire ed eliminare gravi pericoli che minaccino la sicurezza urbana. Ma senza limitare questa facoltà ai casi di “contingibilità e urgenza”, cioè a singole necessità immediate ed improrogabili. La Corte ha infatti confermato che l’assenza di questo limite assegnerebbe illegittimamente al sindaco la facoltà di modificare con provvedimenti amministrativi il godimento dei diritti fondamentali delle persone e delle comunità, che per principio supremo dello Stato di diritto può essere invece regolato soltanto dalla legge (art. 23 della Costituzione).
La sentenza rileva inoltre che in concreto i provvedimenti così arbitrariamente adottati dai sindaci hanno violato in particolare le garanzie costituzionali di pari dignità sociale ed eguaglianza delle persone di fronte alla legge (art. 3 Cost.), di legalità sostanziale in materia di sanzioni amministrative (art. 97 Cost.) e di imparzialità della pubblica amministrazione. In questo caso la disapplicazione della norma anticostituzionale dovrebbe perciò travolgere tutti gli effetti degli atti compiuti in base ad essa.
In pratica, sindaci ed amministrazioni di scarsa cultura etica e giuridica ? in particolare nel ‘civile’ Nord del Paese ed in prevalenza di centrodestra, ma anche di centrosinistra ? hanno abusato della norma pur palesemente anticostituzionale, e dei propri stessi poteri ordinari, per fare indegnamente a gara a chi emanava le ordinanze più severe contro legittime attività di sopravvivenza dei più poveri, come l’elemosina, o comportamenti di necessità, od altri consentiti dalla legge come nel caso di prostitute e clienti, per di più perseguitando e punendo le persone odiosamente ed in misura economica sproporzionata.
Oltre ad essere uno degli specchi più perfetti dell’imbarbarimento politico, morale e sociale nel Paese, queste ordinanze hanno perciò concretato in capo ai sindaci emananti, ma anche agli esecutori che ne dovevano riconoscere la palese illegittimità, come i vigili delle Polizie municipali, reati pluriaggravati in materia di violazioni dei diritti umani associate a forme di abuso ed estorsione, spesso anche violente. Con una casistica vastissima, che va dall’abominio delle persecuzioni contro i più poveri al grottesco dell’imposizione ai ristoratori di vendere alcuni cibi piuttosto che altri.
Nel caso del Comune di Trieste, il preteso “buon” sindaco di centrodestra Roberto Dipiazza ed i suoi sodali si sono scatenati in ordinanze illegittime soprattutto a persecuzione illecita e/o sproporzionata dei mendicanti e persino di chi fruga per fame nei bottini delle immondizie, dei suonatori di strada, di chi in strada finisce per dover orinare perché il Comune stesso ha eliminato i doverosi gabinetti pubblici, e dei proprietari di cani cui il Comune non fornisce doverosamente le aree apposite.
Scatenando inoltre la Polizia Municipale ad applicare le ordinanze illegittime con interventi spesso spropositatamente duri ed umilianti verso le persone, e facendone pure vanto pubblico quasi quotidiano con comunicati stampa descrittivi delle vessazioni. In sostanza, problemi umani che si devono affrontare e si possono risolvere attraverso un equilibrio di competenze ed interventi coordinati dell’assistenza e del volontariato sociali, dell’amministrazione comunale entro i limiti e poteri di legge, e per il resto delle forze di polizia dello Stato e dall’autorità giudiziaria, vengono invece repressi e rimossi dal Comune con gravi violenze formali e sostanziali illegittime.
E tutto ciò anche a scopo e con risultato provati di lucro illecito, dato che qui sindaco ed amministrazione si vantano pubblicamente sia dei provvedimenti illegittimi, sia dell’entità cospicua delle supermulte così indebitamente imposte ed incassate, e le pongono pure arbitrariamente tra le entrate nei bilanci di previsione assieme alle altre contravvenzioni.
Ma a questa vergogna civile se ne aggiunge un’altra, e non minore: quella dell’indifferenza collaborativa di tutte le forze politiche, anche dell’opposizione cattolica e di sinistra, e di tutta la stampa locale fuorché noi, che non si sono mai preoccupate di difendere dagli abusi del Comune né i poveri, né la legalità. Perché sinora le sole proteste sono arrivate da singoli cittadini e da qualche organizzazione di volontariato, e la sola campagna stampa d’indignazione e pubblica denuncia anche penale la svolgiamo noi, da quasi un anno e già col nostro precedente settimanale in edicola. Senza che nemmeno questo abbia fatto desistere il Comune ed i vigili, o intervenire i politici, né la Procura.
Nel frattempo questa combinazione di violenze arbitrarie dell’amministrazione comunale Dipiazza e di indifferenze di chi doveva intervenire per bloccarle è perciò costata a moltissime persone sofferenze, umiliazioni e spoliazioni economiche ingiuste ed inutili. Delle quali i responsabili attivi e passivi dovranno essere chiamati a rispondere moralmente, penalmente ed economicamente almeno ora che la Corte Costituzionale ha confermato esattamente le illegittimità, e con esse gli illeciti, che denunciavamo noi.
La Corte si è pronunciata all’esito di un ricorso della meritoria associazione padovana Razzismo Stop per un’ordinanza antimendicanti, ma la sua sentenza ha efficacia in tutto il Paese, Trieste inclusa. Ed in materia di violazione dei diritti umani la disapplicazione della norma dichiarata anticostituzionale dovrebbe travolgere tutti gli effetti degli atti compiuti in base ad essa.
Ci attendiamo quindi, e chiediamo, che il sindaco Dipiazza provveda immediatamente a sospendere e poi revocare tutte le ordinanze illegittime emanate in relazione alla norma anticostituzionale (assieme ai pagamenti delle relative supermulte) e che la Polizia Municipale cessi comunque immediatamente di porle in esecuzione.
Perché, oltre al più che sufficiente fatto di giustizia in sé, le amministrazioni locali che perseverassero ad attuarle ? come alcune tra le più dissennate hanno annunciato di voler fare ? si esporrebbero in forme ancor più gravi sia alle conseguenti responsabilità penali dei singoli, perseguibili su denuncia e d’ufficio, sia a quelle civili per danni, che implicherebbero anche l’intervento della Procura della Corte dei Conti.
Il tutto su una questione che per normale buonsenso ed educazione del cuore non sarebbe nemmeno mai dovuta sorgere, né a Trieste, né altrove. E rimanendo dappertutto evidente che i complici politici attivi e passivi di simili abusi andrebbero privati di qualsiasi carica e credito pubblici, e mai più rieletti.
Paolo G. Parovel
© 9 Aprile 2011