Edith Kneifl: « Trieste sembra una piccola Vienna sul mare»
Intervista de La Voce di Trieste alla scrittrice austriaca
Nota autrice di sedici romanzi criminali e di una cinquantina di racconti appartenenti quasi tutti allo stesso genere, la scrittrice austriaca Edith Kneifl ha presentato di recente a Trieste Mattinata triestina, il suo secondo libro tradotto in italiano: un testo che, come è accaduto per Ende der Vorstellung (Fine dello spettacolo, trasposto nel film Taxi fur eine Leiche, in italiano Taxi per un funerale), ha già ispirato alcuni sceneggiati televisivi.
Kneifl, che vive a Vienna e lavora quale psicoanalista e scrittrice, è attratta in modo speciale dalla nostra città…
Ultimamente Trieste è stato teatro di produzioni cinematografiche Rai ispirate al noir. Trieste, secondo lei, ha qualcosa di particolarmente misterioso?
Quando la nebbia si adagia sulla città, Trieste sembra essere molto misteriosa, ma durante le giornate di sole tutto questo mistero scompare e Trieste rimane solo una bellissima città mediterranea.
Si dice che assieme a Praga, Lione e Torino, Trieste sia la città del diavolo. Pensa che ciò possa essere in qualche modo rapportato ai noir?
Non ero al corrente di questa credenza. In realtà associo a Trieste sensazioni completamente differenti: malinconia e tristezza da una parte, mentre dall’altra mi sento come uno spirito libero e intellettuale in questa città, dalla quale posso ricevere un’energia positiva.
Quale rapporto ha con la città?
Trieste sembra veramente una piccola Vienna sul mare. Provenendo dal nord, quando arrivo a Opicina e guardo in basso, verso il bellissimo golfo di Trieste, mi sento molto felice e a casa. Ho anche una relazione molto speciale con questa città: mi sono sposata nel Municipio e per tante estati sono andata con la mia piccola barca, “Miss Marple”, nel golfo: di fronte a me la maestosa vista della città e, dietro, il Carso.
Oltre all’ambientazione e al genere di romanzo, pensa ci siano altre affinità tra i suoi libri e quelli di Veit Heiniken?
Non trovo alcuna somiglianza tra il mio thriller psicologico “Mattinata triestina” e i romanzi criminali di Veit Heiniken. Ho scritto il romanzo nel 1993. Credo che lui abbia iniziato invece alcuni anni più tardi la sua serie, che amo molto, perché Veit Heiniken mi racconta molte cose interessanti riguardo la mia città preferita.
Secondo lei, che cosa lega ancora Trieste al mondo austro-tedesco?
Prima di tutto l’architettura, presente soprattutto nel Borgo Teresiano; ma, mi ricordano Vienna anche i bellissimi caffé storici. Ovviamente anche Miramare o i simboli delle famose compagnie, rimasti sulle splendide case in piazza Unità, mi fanno sempre pensare all’antico Impero Asburgico.
Gina ed Enrico sono i protagonisti di Mattinata triestina: come li ha immaginati? E quali criteri ha usato per scegliere i nomi?
Nella maggior parte dei miei romanzi emerge l’argomento dell’emancipazione femminile e dei falliti tentativi delle donne: gran parte dei loro sforzi di sfuggire al destino non hanno successo, poichè la società patriarcale non permette loro di essere indipendenti.
Gina è la tipica ragazza della generazione del ’68, che non fraintende la rivoluzione sessuale e che alla fine diventa una “vittima” di tale rivoluzione. Enrico personifica il tipico uomo che non riesce a capire cosa passa per la mente delle donne. Tuttavia lo adoro e mi fa molta pena.
I nomi: quando stavo cercando quello giusto per la mia protagonista, mi sono venute in mente tutte quelle bellissime attrici italiane degli anni ’50 e ’60. Gina Lollobrigida è stata un’icona sexy per moltissimi uomini in quel periodo. E proprio per tale motivo ho scelto questo nome.
Una volta avevo un amico spagnolo che sia chiamava Enrique. Quando stavo definendo il personaggio maschile per “Mattinata triestina”, ho pensato qualche volta a questo vecchio amico, che era il tipico uomo latino e quindi ho tradotto il suo nome nella forma italiana.
Qual è il segreto nell’alternare in modo così brillante le due voci narranti, quelle di Gina e del narratore esterno che racconta Enrico?
Il fatto è che mi piace semplicemente scrivere da due prospettive differenti. Ho seguito questa tecnica già nel mio primo romanzo “Tra due notti”, tradotto in italiano da Ester Saletta, così come “Mattinata triestina”, e pubblicato nel 2009 dalla casa editrice Aracne..
Fin dall’inizio, come si legge nella dedica, il lettore comprende che lei è molto legata alla figura del poeta Rainer Maria Rilke: da cosa dipende tale liaison?
Da ragazza mi piacevano molto le poesie di questo autore praghese. Quando ho scoperto che lui aveva trascorso del tempo a Duino, ho ricordato questo vecchio amore. Ho scritto alcune parti del mio romanzo proprio a Duino, lì a “Villa Gruber”. Mi ha fatto piacere andare a fare una passeggiata lungo il sentiero Rilke e così ho potuto capire molto bene perché lui avesse scritto quelle bellissime “Elegie duinesi”.
Qual è il suo prossimo progetto letterario?
Ho presentato la scorsa settimana il mio nuovo romanzo criminale “Stadt der Schmerzen” (“Città del dolore”), ambientato a Firenze, che spero venga presto tradotto in italiano.
© 18 Marzo 2011