La Voce di Trieste

Nucleare e (ir)responsabilità da Fukushima a Roma e Krško

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Analisi

Mentre in Italia si celebra, con vario grado di convinzione e pertinenza, l’anniversario storico dell’avvìo dell’unificazione politica della penisola, il disastro atomico in quello sismico del supertecnologico Giappone ricorda e dimostra al mondo due fatti già ben noti ma disattesi.

Il primo è che per la produzione di energia con centrali nucleari non esiste ancora una tecnologia al sicuro dalle catastrofi naturali, oltre che dagli errori umani. Il secondo è che l’utilizzo di centrali nucleari da parte di un Paese mette a rischio insostenibile ed ingiusto non solo la popolazione e l’ambiente suoi, ma anche quelli vicini e dell’intero pianeta.

A fronte di quest’evidenza catastrofica i governi responsabili dei maggiori Paesi euroatlantici, a cominciare dalla Germania, hanno immediatamente fermato i programmi di nuovi impianti nucleari ed avviato la verifica di quelli esistenti, anche in vista di dismissioni accelerate.

Solo in Italia non abbiamo in casa, per fortuna, almeno questo problema perché ci siamo denuclearizzati già col referendum popolare del 1987: al momento dovremmo avere “soltanto” la preoccupazione del pericolo delle centrali degli altri, qui quella di Krško in Slovenia.

Invece dobbiamo preoccuparci anche della pericolosità dell’attuale governo italiano, che vuole imporci la rinuclearizzazione al di fronte al disastro giapponese ha proclamato che non vi rinuncia affatto; qui con dichiarazione aggiuntiva del presidente regionale, Renzo Tondo, sulla necessità di collaborare anche allo sviluppo della centrale di Krško, che il governo sloveno si è affrettato a dichiarare sicura.

Può essere comprensibile che le autorità slovene vogliano evitare il panico del momento anche dicendo cose non vere sull’esistente (in realtà Krško è zona sismica), sapendo bene che si troveranno poi a dover adottare i provvedimenti che verranno decisi dalle comunità europea ed internazionale.

Che le autorità di Governo italiane si rifiutino invece di desistere dalla creazione di centrali nuove è irresponsabilità pura, a livello nazionale, europeo e globale. Ci troviamo sudditi di una classe politica che, a prescindere dalle sue altre controindicazioni, è così arretrata in materia economica, sociale ed ambientale da professare ed imporre ancora i vecchi dogmi disastrosi dell’economia di mercato a crescita deregolata continua dei consumi.

Come se le analisi più avanzate non confermassero invece le necessità urgenti di giustizia distributiva e decrescita regolata (vedi nostro articolo), e se non stesse arrivando ad aiutarci in questo senso anche la nuova rivoluzione industriale della produzione a stampaggio elettronico tridimensionale (leggi qui in inglese ed in italiano).

Tra poco noi cittadini di questo Paese ci troveremo ad esercitare il potere decisivo del voto, sia per  le scadenze elettorali, sia nei sacrosanti referendum contro le centrali nucleari, la privatizzazione dell’acqua ed i privilegi giudiziari dei governanti.

Questo significa che in uno dei momenti più cruciali per il nostro Paese saremo noi cittadini, come singole persone e tutti assieme, invece che quei politici più o meno cialtroni, ad avere la responsabilità diretta delle nostre sorti, generali e su questi problemi specifici.

Cerchiamo di rendercene ben conto, e di esercitare questa responsabilità diretta votando per scelte ragionevoli. Perché in caso contrario non ci rimarrà nemmeno il diritto di lamentarci.

P.G.P.

© 17 Marzo 2011

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