Corso rapido di sopravvivenza per insegnanti stressati
di CGiacomazzi
Piccoli suggerimenti e utili strategie per affrontare gli studenti
Gli studenti bravi, volonterosi, studiosi, sempre preparati non ci sono più. E per fortuna. Che bravura c’è ad insegnare a ragazzi che stanno attenti, intervengono a proposito, portano sempre i compiti? Vuoi mettere invece riuscire ad entusiasmare un alunno distratto, una che della scuola non gli interessa proprio nulla, che piuttosto che stare lì, andrebbe a casa a dormire? Quello è materiale umano su cui vale la pena di lavorare. E quando riesci, anche solo per un attimo ad interessare un soggetto del genere, ti sembra d’aver vinto una grande battaglia. Non è per niente facile però trovare le giuste strategie, perché gli irriducibili esisteranno sempre.
La classica lezione frontale sembra aver fatto il suo tempo e ha certamente perso un po’ del suo fascino. Sì, per carità si può continuare ad usarla, ma va sicuramente integrata con qualcos’altro di più, diciamo dinamico. Far intervenire gli studenti, per esempio, renderli protagonisti, è sempre una carta vincente. Avete mai provato a fare una lezione anche solo di mezz’ora e poi interrompervi improvvisamente e chiedere al malcapitato di turno di ripetere le ultime cose che stavate dicendo? Quello, con aria trasognata o ebete, a seconda della situazione vi guarderà con i suoi occhioni e vi risponderà con aria del tutto innocente: “Veramente non saprei”.. e proprio in quel momento che l’insegnante determinato non si deve dare per vinto, ma deve ripetere e obbligare lo studente a rispondere a tono, anche se il primo impulso è pur sempre quello di spappolarlo, lo studente.
Ma l’ecatombe, in genere si verifica durante i compiti in classe. L’insegnante, di solito, è convinto d’aver spiegato con dovizia di particolari gli esercizi e di averne fatti in abbondanza, e poi inevitabilmente c’è sempre qualcuno che riesce a prendere l’insufficienza. Ma fin che si tratta di due o tre persone, è ancora accettabile. La situazione diventa tragica, quando più di metà classe non riesce ad ottenere la tanto agognata sufficienza, per avere la quale uno sarebbe anche disposto anche a vendere la nonna. Che fare a quel punto? Le soluzioni possono essere molteplici e svariate: far rifare il compito, esattamente uguale, in modo da testare il QI (=quoziente intelligenza) della classe, dare un compito più semplice, e abbassare il “tiro”, e se tutto ciò non portasse a risollevare la drammatica situazione, resta sempre la carta vincente del rito vudù, nella speranza che la situazione evolva, in meglio, perché si sa, la speranza è sempre l’ultima a morire.
C’è poi la questione dei recuperi che sono un vero e proprio incubo: in una settimana si concentrano tutti i recuperi di tutte le materie e c’è qualche studente che si trova anche a dover sostenere un recupero (se gli va bene) al giorno. Ora, è evidente che è un problema dello studente, ma diventa anche un problema del docente, che rischia di ritrovarsi con studenti eternamente indebitati.
E se poi qualcuno il giorno del recupero sta male? Lì sono dolori perché l’insegnante dovrà pensare al recupero del recupero. E il resto della classe in questi frangenti che cosa fa? Ovviamente le classi meglio organizzate, più solidali, cercano in tutti i modi di aiutare i compagni, passando bigliettini, suggerendo e quant’altro. Per fortuna dunque che ci sono questi recuperi, altrimenti la vita scolastica sarebbe veramente di una monotonia unica.
Ma se far parlare gli studenti può essere un’impresa fattibile, farli scrivere diventa un’impresa eroica. Non hanno idee, possiedono un vocabolario al limite della sopravvivenza e la grammatica, per alcuni, è ancora un vero e proprio tabù. Anche qui, le strategie che si possono mettere in atto dipendono molto dalla fantasia e dalla voglia che ha il docente. Utilizzare per esempio il mondo del web, potrebbe essere cosa buona. Gli studenti utilizzano le moderne tecnologie per chattare, taggare, facebuccare, e allora perché non dirottare le loro energie in qualcosa di più creativo e costruttivo? Attraverso la scrittura sul web lo studente, anche quello più recalcitrante, inizierà ad appassionarsi. Se poi ci aggiungiamo qualche piccolo concorso, dove in premio c’è il vil denaro, senza dubbio avremo aggiunto uno stimolo in più. Perché, da che mondo e mondo, chi ha mai rifiutato la pecunia?
Potrebbe essere un’idea, quella di scrivere un manuale di sopravvivenza dell’insegnante, dove a più mani i docenti potrebbero scambiarsi le diverse strategie per restare vivi all’interno della giungla chiamata scuola. Che ne dite?
clà (claudia@interware.it)
© 11 Marzo 2011